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 2024  aprile 28 Domenica calendario

Antifascismo di maniera (e di Balzac)

“Basta chiedere abiure e pentimenti. Rischiamo che l’antifascismo diventi una foglia di fico per coprire la mancanza di proposte politiche sull’oggi. L’antifascismo non è un programma politico”.
Massimo Cacciari, “La Stampa”
Parole da sottoscrivere
a cui ci permettiamo di aggiungerne poche altre.
1. La data del 25 aprile celebra una vittoria e una sconfitta. Chi non si dichiara dalla parte dell’antifascismo, e dunque di chi ha vinto, si colloca, più o meno consapevolmente, nel campo opposto, quello di chi ha perso. E intende restarci. Legittimo ma inutile girarci attorno.
2. Giorgia Meloni si è limitata a una evidenza storica (“la fine del fascismo pose le basi per la democrazia”). Ancora troppo poco? Forse. Ma pretendere che si dichiari antifascista perché glielo impone la sinistra, forse è un po’ troppo. Anche perché viene da un mondo che ha sempre rifiutato abiure e pentimenti (Massimo Magliaro ad Ascanio Celestini: “Sono fascista. Chiama i carabinieri?”). E che la premier non vuole deludere alla vigilia del voto europeo.
3. “Ci si dovrebbe domandare se caricare questo solenne appuntamento di questioni legate all’attualità, giuste o sbagliate che siano, non finisca per snaturarlo” (Ferruccio de Bortoli). Eccome se lo snatura quando l’antifascismo declamato diventa un bastone per aggredire in piazza, sventolando le bandiere palestinesi, la Brigata ebraica. Oppure tema di campagna elettorale da parte della sinistra dura e pura (ma che non smuove un voto, come dimostra la vittoria delle destre in Basilicata).
4. Siamo sicuri che tutto questo strillare e agitarsi tra vittime e martirii, censure e ingiurie, sia il modo migliore per commemorare coloro che hanno versato il loro sangue per la Patria e per la nostra libertà?
5. Oggi, giustamente, e grazie a qualche imbecille Rai, Antonio Scurati è diventato un’icona della sinistra antifascista (troppo tardi per mettere il suo nome nel simbolo Pd ma candidarlo ancora si può). Giusto un anno fa toccò allo sconosciuto generale Vannacci trasformarsi in una star nazionale grazie allo scandalo creato da “Repubblica” e dalla informazione progressista. Risultato: un libro clandestino trasformato in un super best-seller, adesso la candidatura europea nella Lega, domani chissà. “Un libro non si pubblica se chi lo ha scritto non ha un volto noto o, perlomeno, un nemico famoso. Trovatevi un nemico famoso che parli male di voi e del vostro libro, il vostro valore aumenterà”. Honoré de Balzac. “Le illusioni perdute”. Capolavoro che a sinistra e a destra non hanno letto abbastanza.