il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2024
Intervista a Uto Ughi
Maestro Uto Ughi, ha mai fatto un sogno come quello di Tartini?
Ah ah, no. A Giuseppe Tartini, grande compositore del 700, apparve Mefisto, che gli assicurò di essere a sua disposizione.
Un patto con il demonio.
Tartini raccontò che gli era stata suggerita una musica così bella che, al risveglio, si precipitò a trascriverla, senza riuscirvi. Con frustrazione ammise che quella che aveva messo sul pentagramma non era paragonabile a quella del sogno. Ne trasse comunque la Sonata per violino in Sol minore, detta Il trillo del diavolo. Complicata e magnifica.
Per lei invece niente doni notturni.
Sono nato esecutore, mi piace improvvisare. Al massimo ho annotato delle cadenze, l’interprete offre la visione personale di ciò che inventa l’autore.
Che dice di Vivaldi? Il “prete rosso”, una popstar ante-litteram.
Un tipo originale. Lo chiamavano così per la chioma, era un vero sacerdote. Si dedicava all’insegnamento della musica all’Ospedale della Pietà di Venezia. Amava esibirsi per le orfanelle, i meno indigenti…
L’Inquisizione, pare, gli revocò il compito di dir Messa.
Piantava in asso i fedeli e filava in sagrestia appena gli veniva l’ispirazione.
Il 10 maggio alla Basilica dell’Aracoeli, con l’orchestra ‘I Filarmonici di Roma’, eseguirà le Quattro Stagioni.
E leggerò i sonetti vivaldiani che accompagnano quel capolavoro. Nessuno ha saputo eguagliare la straordinaria modernità del prete rosso, la cui vena melodica e quella ritmica trascendono ogni tempo.
L’evento romano avrà una doppia motivazione: per la pace e per divulgare la musica tra i giovani. In momenti di crisi, gli artisti debbono lasciare un segno eclatante, come quando il suo amico Rostropovich suonò il violoncello davanti al Muro di Berlino?
Gesti che restano nella memoria collettiva. Anche oggi ve ne è bisogno. Gli unici suoni che sentiamo nel mondo sono bombe ed esplosioni, la musica è invece un linguaggio universale. E certo, occorre schierarsi. Come ha fatto Barenboim, prendendo le distanze, da artista e da ebreo, da Netanyahu. Anch’io sono per la soluzione di due popoli che convivano senza ostilità in due Stati.
E in che modo appassionare all’arte i nativi digitali? Il 27 e 29 maggio terrà una masterclass per i ragazzi del Conservatorio Santa Cecilia.
Il problema di base è che da noi la buona musica è sempre stata considerata un elemento superfluo, un orpello. Eppure l’Italia ha dato i natali a sommi compositori. Poi vado in Giappone, l’Imperatrice mi invita a duettare con lei, e vedo combo sinfonici di bimbi e adolescenti. In Venezuela il compianto premier Abreu si batté per diffondere la classica pure nelle favelas. I musicisti si moltiplicarono. Abbado faceva continui viaggi laggiù, era affascinato. Qui si deve ripartire dall’insegnamento. Ne ho parlato con il ministro Valditara, credo abbia iniziative in mente.
Bisogna andare oltre al flauto dolce. Una tortura.
Una volta partecipai a una giornata dedicata all’educazione musicale nelle scuole. Canzonette, o peggio.
Cose che lei vede come il fumo agli occhi.
Ma no. Persino Mozart o Brahms rielaboravano motivi dal repertorio popolare. Io ho molto amato Milva. E Carosone, che incarnava la Napoli più poetica e genuina.
Al G7 Tajani ha donato a Blinken un cd dei Maneskin.
Ecco, il rock non può ridursi solo a urli. Negli anni Sessanta, suonando spesso in Inghilterra, ero affascinato dai Beatles. Andavano oltre il genere. Pure Rubinstein li trovava spiritosi.
Ughi con cosa debuttò, impugnando l’archetto?
Il primo Concerto per violino solo di Bach.
Era un bambino.
Ho un tenero ricordo dell’infanzia. Mio padre conosceva bene il primo violino alla Scala sotto Toscanini. Costui veniva a casa nostra e suonava Schubert. La tv non esisteva. Frequentai ben presto i teatri, gli auditorium. Mia nonna era di Graz, a ogni figlio aveva imposto lo studio di uno strumento. La vecchia Austria, lo spirito mitteleuropeo.
Dei violini che possiede due sono di inestimabile valore.
Non mi costarono una fortuna. Uno è un Guarneri del Gesù: voce ombrata, romantica, sensuale, caravaggesca, adatta ai russi. L’altro è uno Stradivari, il ‘Kreutzer’, dedicato al violinista omaggiato da Beethoven e Tolstoj. Ha un timbro più chiaro, luminoso, mediterraneo.
Una sera, all’Argentina, unì musica e letteratura.
Con Albertazzi. Le affinità elettive tra Beethoven e Shakespeare, i pittori spagnoli e De Falla, Baudelaire e Debussy. Categorie dell’arte che vanno a braccetto. Avrei voluto materializzare un’idea insieme a Vittorio Gassman. Purtroppo si ammalò, non facemmo in tempo.