La Stampa, 27 aprile 2024
La rivolta contro TikTok
La fine di aprile del 2024 potrebbe passare alla storia come il momento in cui TikTok, all’apice del successo – un successo che si manifesta nel fatto di essere stabilmente l’app più utilizzata del mondo occidentale, il luogo dove passiamo più tempo ogni giorno -, è entrata in crisi. Non stiamo parlando dell’inizio della fine, ma qualcosa inizia a scricchiolare. Il fronte più evidente è quello degli Stati Uniti dove nel giro di un paio di giorni la Camera e il Senato hanno approvato (e il presidente Joe Biden ha subito controfirmato) una norma che impone alla società cinese Byte Dance di vendere le attività americane della piattaforma entro nove mesi oppure sarà bandita. In pratica il messaggio è: il social network più usato dagli americani non può più essere di proprietà di una società cinese. Se ne parlerà a lungo: ci saranno ricorsi che probabilmente porteranno questa storia fino al giudizio della Corte Suprema nel 2026 che dovrà decidere se la minaccia alla libertà di espressione degli utenti valga di più delle esigenze della sicurezza nazionale (TikTok ci spia? Nessuno lo ha dimostrato ma qualche indizio c’è). Ma intanto il segnale che arriva dal Parlamento della più antica democrazia del mondo è forte e chiaro. Si può discutere se sia anche giusto, ma appare francamente patetico il video con il quale l’amministratore delegato di Byte Dance si appella agli utenti americani chiedendo loro di protestare nel nome della libertà di espressione che in Cina non esiste. Lo stesso video a Pechino sarebbe stato censurato e il suo autore licenziato.Ma il fronte più interessante è a Bruxelles, dove la Commissione europea ha aperto una seconda procedura di infrazione contro TikTok; la prima era relativa al fatto che non esistono meccanismi certi per identificare l’età degli utenti ed è dimostrato che ci sono moltissimi utenti di dieci anni o anche meno che al momento della registrazione ne dichiarano più di diciotto e vengono ammessi. Non devono fare nulla di speciale, non servono doti da hacker: basta flaggare la casella “over 18” ed è fatta. Troppo dannatamente facile. La mancata verifica dell’età degli utenti riguarda tutti i social network, è vero, ma su TikTok il problema è più urgente e grave proprio per il successo che questa app ha tra i giovanissimi. Ha senso che dei bambini siano esposti senza limiti e controlli alle scelte che fa per loro l’algoritmo di TikTok? Che effetto ha questo sulla loro mente in un momento chiave della crescita? In attesa che i genitori capiscano quello che sta accadendo, le prime ricerche scientifiche iniziano ad arrivare e non sono confortanti: nel best seller The Anxious Generation, Jonathan Haidt parla di una vera riprogrammazione del cervello dei nostri figli causata da un’esposizione prematura ai contenuti dei social, il che sarebbe alla base delle ansie e della depressione sempre più diffuse fra gli adolescenti.La questione è tutt’altro che pacifica, il dibattito è acceso ma in questo frangente, invece di muoversi con cautela, all’inizio di aprile TikTok ha portato in Europa, segnatamente in Francia e Spagna, una app chiamata “Lite” che consente di guardare i video, che hanno bisogno di una connessione Internet ad alta velocità, anche a bassa definizione e quindi con poca banda. Ma il punto è un altro: nella app c’è un programma chiamato “Task & Rewards”, che riconosce dei premi a chi guarda almeno un’ora di video al giorno e compie altre azioni considerate rilevanti come cliccare sul cuore del “mi piace” o comprare regali ai creators. Apparentemente si tratta di una cosa innocua e tutt’altro che innovativa: i “programmi fedeltà” sono diffusissimi in Silicon Valley, li hanno Apple ed Amazon mentre Microsoft un tempo sperava di scalzare Chrome e Google pagando gli utenti per usare Edge e Bing (non è andata benissimo). Il “reward” è come un cashback, ti restituisco qualcosa di quello che hai comunque speso. Ma nel caso di TikTok questa cosa ha un aspetto sinistro per due ragioni. La prima è che il servizio è riservato ai maggiorenni i quali per partecipare devono registrare un documento di identità. E allora perché non usare lo stesso metodo per accertare l’età di tutti gli utenti e proteggere i minori sempre? La verità? La verità è che, nonostante i proclami, della salute mentale dei nostri figli non gliene importa abbastanza.E poi, il premio per guardare un’ora di video al giorno è di 38 centesimi di euro in buoni spendibili in vari modi. Ma davvero un’ora della nostra vita vale così poco? Trentotto centesimi? Si dirà: adesso i video li guardiamo gratis, che male fa se ci pagano? È una domanda che vi faranno i vostri figli, schierandosi con Tik Tok. Ma è una domanda sbagliata, che sottovaluta quello che accade davvero quando guardiamo un video online. Non stiamo semplicemente guardando un video e TikTok non sta semplicemente guadagnando con la pubblicità: quella era la televisione. In rete, ogni nostro comportamento genera dati che vanno a completare il nostro profilo psicologico registrando gusti, valori, passioni, paure. In questo modo per un algoritmo di intelligenza artificiale diventiamo facili prede e diventa per noi sempre più difficile smettere. Finiamo in quello che gli scienziati chiamano “il buco del verme” o “la tana del coniglio": in trappola. Disarmati. Ecco cosa retribuiscono quei 38 centesimi l’ora: il nostro metterci a nudo. È il prezzo per diventare dei criceti nella loro ruota.In una delle scene più belle dell’ultimo Avengers, Tony Stark dice al padre: «Nessuna somma di denaro ha mai comprato un secondo di vita». Non è esattamente così, lo so, ma impariamo a chiudere quella app, per favore, riprendiamoci la vita. —