La Stampa, 27 aprile 2024
Intervista a Roberto Vannacci
Il generale Roberto Vannacci, fresco di candidatura con la Lega alle Europee, è in treno, in viaggio verso Bologna. Uno dei tanti appuntamenti per presentare il suo libro, trasformati in campagna elettorale. Era dalle parti di Bologna anche il 24 aprile, nel paese di Medicina, «dove qualcuno fuori dalla sala mi ha contestato. Hanno idee diverse, ma non vogliono mai discuterne». Quali sono le idee del generale? «L’italiano ha la pelle bianca, lo dice la statistica»; l’omosessuale che «ostenta da esibizionista deve accettare le critiche»; «l’aborto non è un diritto»; gli studenti a scuola, compresi i disabili, «vanno divisi in base alle loro capacità».
Vannacci, ha festeggiato il 25 aprile?
«Sono andato al mare con la mia famiglia. Abbiamo festeggiato, certo. Perché non mi chiede come ho passato la Pasqua?».
Perché la sua candidatura è stata annunciata il giorno della Liberazione, non a Pasqua. E lei prima parla di Mussolini come di uno statista, poi non vuole definirsi antifascista. Lo ripeterebbe, ora che è candidato alle Europee?
«Lo rivendico. Non vedo perché sia necessario dotarsi della patente di antifascista per esprimere le proprie opinioni. Rivendico anche la considerazione su Mussolini, che è uno statista come lo sono stati anche Cavour, Stalin e tutti gli uomini che hanno occupato posizioni di Stato: è la prima definizione di “statista” sul dizionario».
Che giudizio dà del fascismo?
«La storia è fattuale, non accetta giudizi morali, quindi non do alcun giudizio».
Ma non le piace l’antifascismo.
«Trovo non abbia alcun senso. A me non piace essere “anti”. E poi il fascismo è finito quasi cento anni fa. Lei è antinapoleonico?».
I valori della Resistenza, quindi, sono superati?
«Sono tutti valori che sono garantiti dalla Costituzione e io la Costituzione l’ho difesa sui campi di battaglia di mezzo mondo, tra corpi di mortaio e proiettili, rischiando la mia vita. Sarebbe una buona prova per tutti».
Vorrebbe il ritorno della leva obbligatoria in Italia?
«La difesa della Patria, anche in armi, è un sacro dovere di ogni cittadino, come previsto nella Costituzione».
Un’idea che piace alla Lega. Però lei si candida da indipendente. Perché?
«Perché porterò le mie idee, senza tessera di partito»
Ha intenzione di prenderla? C’è chi pensa che lei voglia usare la Lega come un taxi.
«Ora non sono iscritto. In futuro non so. Ma io mantengo sempre la parola data».
Resta inviso a tanti leghisti nel Nord Italia. Cosa farà per migliorare quel rapporto?
«Non c’è bisogno di porgere ramoscelli d’ulivo, perché io non ho mai sollevato alcun problema. Se qualcuno si è espresso negativamente nei miei confronti, lo capisco, fa parte di una fase, ma quando si tratterà di lavorare insieme spero si chiudano gli armadi del passato e si guardi al futuro».
Teme di trovare difficoltà in quei territori in campagna elettorale?
«Non ho alcun timore. Se vogliono, verranno alle presentazioni del mio libro. Altrimenti potranno starsene a casa, o magari unirsi ai manifestanti che mi contestano».
Delle manifestazioni pro-Palestina delle ultime settimane cosa ne pensa?
«La libertà di manifestare è sacra, ma quando si prevaricano le regole, le piazze diventano una gazzarra indegna di una democrazia».
E gli studenti manganellati dalla polizia a Firenze?
«Le forze di polizia sono chiamate a intervenire per far rispettare le regole. Se qualcuno vuole infrangerle, si mette nelle condizioni di essere manganellato».
Qual è la sua idea di Europa?
«L’Ue ha un problema: deve costruire una sua identità. La bandiera blu con tante stelle che identità vuole rappresentare? Non abbiamo nemmeno un animale a simboleggiarci. La Russia ha l’orso, gli Usa l’aquila. E l’Europa?».
Lei che animale vorrebbe?
«Ho un’idea, ma è molto provocatoria. La dirò più avanti».
Anche l’aborto è diventato un tema europeo. Qual è la sua posizione?
«Credo che sia un’infelice necessità alla quale le donne sono costrette a ricorrere. Non credo che sia un diritto».
La Francia l’ha inserito in Costituzione.
«Sono contrario. Si devono trovare tutte le soluzioni alternative che possano spingere e convincere la donna a non abortire. Fermo restando che la scelta resta in mano alla donna».
È favorevole alla presenza dei pro-vita nei consultori?
«Certo. Va offerta qualunque alternativa all’aborto».
La crisi della natalità è un problema, ma lei crede anche ci sia un tentativo sostituzione etnica in Europa, come sostiene qualcuno a destra?
«Non mi sono mai espresso in tali termini. C’è un enorme problema di immigrazione clandestina e io non credo nella società multiculturale, perché contraddice l’idea di Patria. Ma il grande problema è che le identità storiche europee – greca, romana e cristiana – non vengono difese. Anzi, qualcuno se ne vergogna. In Francia hanno cancellato il crocifisso dalla foto della cupola degli Invalides usata per pubblicizzare i giochi olimpici».
Il crocifisso lo vorrebbe in tutte le scuole?
«Certo. Non sono particolarmente religioso, ma per me è un simbolo di cultura».
I suoi figli vanno in una scuola pubblica?
«Sì, sono un fautore delle scuole pubbliche, ma vorrei fossero più severe. Oggi si appiattisce verso il basso il livello di tutti gli studenti, anche di quelli più bravi. E invece la scuola dovrebbe essere come lo sport, dove si mettono insieme le persone con prestazioni simili».
Vorrebbe separare gli studenti in base alla loro bravura?
«Credo che delle classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare».
Sembra discriminatorio. Cosa farebbe con chi ha disabilità o ritardi nell’apprendimento?
«Non è discriminatorio. Per gli studenti con delle problematiche mi affido agli specialisti. Non sono specializzato in disabilità. Un disabile, però, non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico. La stessa cosa vale per la scuola. Chi ha un grave ritardo di apprendimento si sente più o meno discriminato in una classe dove tutti capiscono al volo? Non sono esperto di disabilità, ma sono convito che la scuola debba essere dura e selettiva, perché così sarà poi la vita. O almeno, così è stata la mia vita». —