Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  aprile 28 Domenica calendario

Jane Goodall “Amo gli scimpanzé grazie al mio cane”

Jane Goodall ha compiuto 90 anni e la primatologa diventata attivista è più impegnata che mai.
Quest’anno saràin viaggio per 320 giorni.
Raccoglierà fondi per le sue organizzazioni non profit e promuoverà interventi per la protezione dell’ambiente. Ciò nonostante, riesce a trovare il tempo per festeggiare. Sabato scorso, amici e ammiratori si sono riuniti in spiaggia con 90 cani per renderle omaggio. Durante l’evento, alani, goldendoodle, chihuahua e altri cani sono stati lasciati liberi di correre sulla spiaggia in onore della Goodall, la quale ha dichiarato che i cani sono i suoi animali preferiti (anche se è più famosa per il suo lavoro sugli scimpanzé nel Parco nazionale del Gombe Stream inTanzania).
Vorrei innanzitutto sapere cosa ne pensa di ciò che è appena accaduto sulla spiaggia. Confesso che non avevo mai sentito parlare di un tributo canino.
«In realtà non era previsto. L’idea era che alla fine i cani sfilassero davanti a me per fare una foto, ma poi è arrivata la pioggia. In realtà, così è stato più bello. Non credo che una cosa del genere sia mai stata fatta prima».
Dunque le è piaciuto.
«Oh, è stato bellissimo. Questo tour coincide con il mio novantesimo compleanno e mi porterà in tanti luoghi diversi. Abbiamo 25 Istituti Jane Goodall in diversi Paesi e tutti quanti approfittano del mio compleanno per organizzare eventi, raccogliere fondi, vendere delle cose all’asta. È una grande occasione per loro questo mio novantesimo. Ho atteso questo evento tutto l’anno.
Oggi è stato più bello di quanto potessi immaginare».
Come sarebbe andata se invece dei cani avessero organizzato un tributo con 90 scimpanzé?
«Sarebbe stato un disastro. Non sarei venuta».
Il mondo la conosce soprattutto per le sue ricerche sugli scimpanzé, ma so che vuole parlare dei cani, e in particolare del suo cane di quando era piccola, Rusty. Quando lasciò l’Africa per conseguire il dottorato, che cosa, nel rapporto con un animale domestico, l’aiutò a capire il comportamento dei primati?
«Ero iscritta a Cambridge ed ero molto preoccupata. Per prima cosa, mi dissero che avevo sbagliato tutto.
Gli scimpanzé devono essere solo numerati, non bisogna dargli unnome. Non si può parlare della loro personalità. Non si può parlare del fatto che hanno un cervello in grado di risolvere i problemi. E ovviamente non si può parlare di emozioni. Non si può essere scientificamente obiettivi se si prova empatia nei confronti del soggetto che si studia.
Be’, su quest’ultima cosa sapevo di sbagliare. Ma riguardo alle prime tre – personalità, capacità razionale, emozioni – il mio cane Rusty, quando ero bambina, mi ha insegnato che erano scemenze.
Sciocchezze. Stupidaggini».
In che modo Rusty le ha fatto capire che i vecchi modi di considerare gli animali erano sbagliati?
«Probabilmente me lo avrebbe insegnato qualsiasi altro cane.
Sappiamo tutti che possono essere felici, tristi, paurosi e che sono molto intelligenti, ma non ho mai conosciuto un cane come Rusty.
Non era nemmeno nostro. Questa è una delle tante cose strane della mia vita. Apparteneva a un albergo in fondo alla strada. Arrivava, abbaiava alla porta di casa nostra alle 6 del mattino, lo facevamo entrare e restava con noi tutta la mattina.
Andava a casa sua per il pranzo, tornava da noi e se ne andava quando lo mettevamo fuori alle 10 di sera. La gente dell’albergo lo sapeva, ma non gliene importava niente. Era come se qualcuno me lo mandasse».
E chi glielo mandava?
«Quello a cui poco fa dicevo: “Per favore, non far piovere per tutto il pomeriggio”».
Come ci si sente a essere considerata una simbolo?
«Mentre camminavo al mercato di Santa Fe mi si è avvicinata una donna e mi ha detto una cosa che nessuno mi aveva mai detto prima, grazie a Dio. Mi ha chiesto: “Lei è Jane Goodall?”. Ho risposto di sì. E lei mi ha chiesto: “Posso toccarla?”.
Si rende conto? Le ho risposto: “Be’, potremmo stringerci la mano”. I media hanno creato un simbolo.
L’unico modo in cui sono riuscita ad affrontare questa situazione, e mi ci è voluto un po’, è stato pensare che ci sono due Jane. Questa, quella che avete visto sulla spiaggia con i cani, e il simbolo, l’icona. È molto difficile tenere il passo con l’icona, ve lo assicuro. All’inizio mettevo gli occhiali scuri e tenevo i capellisciolti; mi riconoscevano lo stesso.
Poi ho capito che, per quello che sto cercando di fare, poteva essermi utile».
Mi incuriosisce il suo tour mondiale in occasione del suo compleanno. Non credo che avrei l’energia per farlo, e lei ha viaggiato molto per decenni.
«Quando si arriva a 90 anni non si sa quando arriverà la fine, ma è ovvio che è più vicina di quando avevo 70 anni. Molto più vicina di quando avevo 60 anni. Ma se senti di avere una missione non puoi rallentare, puoi soltanto accelerare!».
Un’ex insegnante di scuola superiore mi ha detto di essersi imbattuta per caso nel tributo canino. E che avendo avuto la possibilità di chiacchierare con lei ne è rimasta estasiata.
«Può sembrare strano, lo so, ma nella mia vita sono successe tante cose che sembravano coincidenze, ma non credo lo fossero. Sono convinta che ogni persona venga al mondo con un ruolo da svolgere.
Quando ripenso alla mia vita, è incredibile, le coincidenze che mi hanno portato sulla strada in cui mi trovo ora erano ovviamente momenti in cui avrei potuto dire di sì o di no. Dipende se si pensa che ci sia solo questa vita o anche qualcosa oltre, io penso che ci sia qualcosa oltre. Sento di essere nata con una missione. In questo momento, la mia missione è quella di dare speranza alle persone. Così, quando sono esausta, guardo lassù e dico: “Mi hai messo in questa posizione, sarà meglio che mi aiuti a superare la serata”».
Copyright New York Times Traduzione di Luis E. Moriones