la Repubblica, 28 aprile 2024
Il finto necrologio
C’è una nuova forma di comunicazione o forse di lotta politica: il falso avviso funebre. L’ultimo a farne le spese è il sindaco Pd di Signa, un comune vicino a Firenze. “È venuto a mancare all’affetto dei parenti dei defunti del cimitero San Mauro”, così recita l’inizio del rettangolo stampato e affisso pochi giorni fa con tanto di immagini del “defunto”, peraltro vivo e vegeto, naturalmente a colori. Il tema di questo annuncio riguardava, almeno in questo caso, la politica dei cimiteri locali.
Poche settimane prima era capitato al sindaco di Desenzano del Garda, lista di centrodestra, anche se l’avviso confezionato era comparso solo nel web. CasaPound poi aveva affisso anni fa davanti alle sedi dell’Inps di Trento, Rovereto, Pergine e Riva manifesti funebri con nomi di fantasia di persone che sarebbero morte di fame in attesa della cassa integrazione.
Qualcosa di simile è accaduto da poco a Perugia dove a defungere sono invece entità astratte, ma non troppo, come la Salute, i Dritti, il Lavoro, il Trasportopubblico, eccetera. Questi ultimi annunci sono affissi in spazi pubblici e sponsorizzati Circolo Omphalos Lgbt e Arci. A cercare bene in internet salta fuori che la pratica del falso avviso mortuario ha una certa diffusione, colpendo a volte persone note nelle comunità locali come i professionisti.
Naturalmente si tratta di atti, quando riguardano le persone fisiche, che incorrono in sanzioni di varia natura, anche legale, ma è curioso che un oggetto così tradizionale come l’avviso funebre sia diventato strumento per minacciare, offendere, propagandare. Che la morte sia tornata ad essere dopoanni di grande rimozione un tema di attualità sociale? Di sicuro l’avviso funebre affisso negli appositi spazi comunali non è mai caduto in disuso.
Basta guardarsi in giro per i paesi dove la comunicazione della scomparsa dai cittadini è accompagnata da “messaggi ultimi” che costituiscono un momento di informazione all’interno della comunità d’appartenenza; nelle città italiane più grandi invece la cosa ha perso d’importanza. Una ripresa dell’avviso funebre era avvenuta durante il periodo del Covid, in particolare in Lombardia nelle città più colpite come Bergamo. Alloranon si potevano effettuare cerimonie di congedo, così l’avviso funebre e il necrologio sui giornali erano diventati una fonte d’informazione importante. L’origine del necrologio è molto antica; la stessa parola viene dal greco e si è legata alla consuetudine cristiana a partire dai martiri dei primi secoli. Secondo lo psicoanalista Géza Ròheim, allievo e collaboratore di Freud, l’avviso funebre come il necrologio a stampa funziona quale difesa contro l’angoscia che suscita la scomparsa di persone note; è un messaggio che serve a “rinvigorire l’Io contro la perdita dell’essereamato”. Un passaggio essenziale nella storia di questa forma di comunicazione è avvenuto quando John Thadeus Delane, editore del Times di Londra, nell’Ottocento introdusse la foto del defunto nella pubblicazione sui giornali. Fu un vero successo e influenzò ovviamente anche l’avviso funebre tradizionale, la cui scrittura è stata analizzata da linguisti e studiosi della comunicazione interessati al rapporto tra gli esseri umani e la morte. Oggi la diffusione delle fake news sui social sollecita probabilmente ad estendere la pratica del falso annuncio stampato e affisso per strada. Si tratta di una azione che mescola serio e faceto, e che costituisce indubbiamente un danno per chi la riceve, oltre a contenere una provocazione altamente aggressiva. Forse chi la riceve, oltre a dispiacersi e giustamente arrabbiarsi, dovrebbe pensare all’antica tradizione che vede nell’annuncio falso o sbagliato un modo, più o meno voluto, per allungare la vita di chi ne è oggetto, gesti apotropaici inclusi.