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 2024  aprile 27 Sabato calendario

Da Benetton a Metro e Total le imprese di mezza Europa che fanno affari in Russia


MILANO – L’azienda trasferita ieri con un decreto del presidente Putin sotto la gestione della Gazprom è la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding. Produce scaldabagni, caldaie e pompe di calore e fa capo alla famiglia Merloni, in particolare al ramo di Paolo Merloni, figlio di Francesco Merloni, ex ministro dei Lavori Pubblici. Nel novembre 2021 la società è stata quotata in Borsa con una capitalizzazione che è stata fissata allora a 3,3 miliardi di euro.
Due mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nell’aprile 2022, l’assemblea di Ariston avvertiva i suoi azionisti che il gruppo «ha due società controllate al 100% in Russia e Ucraina, con un’incidenza complessiva inferiore al 5% sui ricavi consolidati 2021». Ariston Thermo RUS LLC gestisce uno stabilimento di produzione a San Pietroburgo e uffici commerciali in varie parti della Russia. In assemblea il management della società dichiarava che «le operazioni in Russia sono state ridotte in quantità ed estensione. La controllata russa Ariston Thermo Rus dispone di risorse e autonomia operativa sufficienti ad assicurare la continuità aziendale, ma sono stati sospesi tutti gli investimenti – ad eccezione di quelli legati alla sicurezza sul lavoro – e per il 2022 non è atteso alcun contributo all’utile netto di gruppo».
Ariston ha comunque continuato ad operare in territorio russo tanto che nella lista di società internazionali aggiornata dall’Università di Yale compare con la dicitura «ancora operativa e attiva nell’assunzione di persone». Le altre società italiane presenti nella lista di Yale aggiornata ad aprile ci sono Benetton, Boggi, Buzzi Unicem, Calzedonia, Cremonini, De Cecco, Diesel, Fenzi groups, Fondital, Perfetti Van Melle, Unicredit.
Ma il grado di coinvolgimento e attività nell’economia russa varia da azienda ad azienda e soprattutto può assumere forme diverse. Secondo la Novaya Gazeta Europa,che ha studiato i casi delle 110 aziende straniere che hanno lavorato in Russia nel 2023 si possono individuare cinque categorie a seconda delle strategie operative. Il gruppo più grande, che comprende 51 aziende, è stato chiamato “Aspetta in silenzio”. Hannoespresso preoccupazione per lo scoppio di una guerra su vasta scala, oppure sono semplicemente rimaste in silenzio. Alcune di loro hanno detto esplicitamente che continueranno a lavorare. Tra coloro che ancora aderiscono a questo modello di comportamento ci sono Auchan, Metro, Calzedonia, Ecco, Benetton, Ehrmann, TotalEnergies, Rockwool, Mitsui e le principali aziende farmaceutiche. Il secondo gruppo più numeroso, che conta 40 aziende, include quelle che hanno promesso di vendere la propria attività, lasciare il mercato, ridurre gli investimenti e abbandonare i piani di sviluppo in Russia: questa è la strategia “Promettere e non lasciare”. Quindi hanno mantenuto nel paese: produzione, catene di vendita al dettaglio, marchi, servizi o forniture. Gli esempi includono Bp, Jti, Pmi, Pepsico, Mars, Nestlé, Raiffeisen, UniCredit, ABB, Bacardi, Campari. Questo gruppo realizza ancora profitti totali che arrivano a 669,6 miliardi di rubli.