Corriere della Sera, 28 aprile 2024
Università, numeri e priorità
Il nostro sistema universitario, nonostante alcune eccellenze di livello internazionale, si trova in una situazione di fragilità, che mette a rischio il futuro del Paese. In Europa siamo al penultimo posto per tasso di laureati nella fascia tra 25 e 34 anni, seguiti dalla Romania, che però ha un numero maggiore di laureati nelle materie STEM; circa 18 milioni di diplomati non hanno alcun tipo di istruzione terziaria, il numero maggiore nell’Unione Europea. Per colmare l’«education divide» italiano, è opportuno considerare il sistema universitario come architrave delle politiche pubbliche e lavorare insieme, Università digitali di qualità, Università tradizionali, enti di ricerca e altri enti pubblici e privati, per cogliere l’opportunità dell’innovazione tecnologica, recuperare il terreno perduto e non correre il rischio di essere relegati fuori dal circolo dei Paesi più sviluppati.
Le Università telematiche non sono tutte uguali, come non sono tutte uguali le Università tradizionali. È giusta quindi la sollecitazione rivolta da Ernesto Galli della Loggia all’autorità politica, nella riflessione pubblicata ieri su questo giornale, perché si valuti la qualità delle telematiche al fine di evitare qualsiasi facilitazione nel conseguimento del titolo di studio. Qualche dato può aiutare: la quota maggiore di laureati con lode viene dalle Università tradizionali, 27%, contro il 12% delle telematiche. Tuttavia, considerato il ruolo crescente delle telematiche nella formazione universitaria, il problema c’è e in queste settimane il ministro dell’Università Anna Maria Bernini lo sta affrontando con determinazione attraverso appositi gruppi di lavoro, alle quali partecipano a buon diritto anche le telematiche che rappresentano più del 13% della popolazione universitaria; i lavori dovrebbero concludersi entro termini brevi.
Sul piano più generale, le Università telematiche di qualità rappresentano un’opportunità di inclusione e di elevazione sociale per il sistema universitario, non in concorrenza con le Università tradizionali, opportunità che dovrebbe stare a cuore a tutti coloro che si impegnano per la crescita sociale ed economica delle fasce più deboli della popolazione:
1. circa 3/4 degli studenti delle Università digitali sono «lavoratori-studenti» (contro meno del 10% nelle Università tradizionali);
2. l’età media degli studenti delle telematiche è di circa 30 anni; la maggioranza dei quali proviene da studi secondari di natura tecnica (a differenza degli accessi alle Università tradizionali), spesso residenti in piccole province ed aree remote del Paese; infatti l’80% della popolazione vive in centri medio-piccoli. Si tratta di un ascensore sociale destinato a chi, per ragioni di lavoro, di famiglia o economiche, non potrebbe frequentare le università tradizionali; le telematiche permettono di superare, nella costruzione del capitale umano, il divario tra Nord e Sud;
3. le Università telematiche soddisfano ogni anno le esigenze di oltre 250 mila persone, ossia circa il 13% del totale degli studenti universitari italiani, che sarebbero altrimenti esclusi dalla formazione universitaria.
Queste caratteristiche emergono con particolare rilevanza nelle Università che fanno capo a Multiversity, che ho l’onore di presiedere:
1. nel 2023 le Università del Gruppo Multiversity, ossia Pegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma, hanno vinto 31 PRIN – Programmi di Ricerca di Interesse Nazionale – 11 dei quali come Principal investigator;
2. abbiamo attivato 24 corsi di Dottorato di ricerca su una vasta gamma di discipline. in collaborazione con alcuni tra i più autorevoli Atenei italiani, come la Sapienza di Roma, la Federico II di Napoli, l’Alma mater di Bologna, il Politecnico di Torino, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa;
3. le Università del Gruppo Multiversity annoverano 11 docenti tra i «2% World Top Scientists» inseriti nell’elenco stilato dall’Università di Standford;
4. il San Raffaele Roma è la 5a Università italiana nella classifica che include tutte le Università, tradizionali e digitali;
5. abbiamo circa 150.000 iscritti ai corsi di laurea e 55.000 ai corsi post laurea;
6. il posizionamento nelle graduatorie dei concorsi pubblici dei laureati delle nostre Università è in linea con quello degli studenti delle Università tradizionali;
7. siamo il più grande assuntore di professori ordinari. Dal 2019 ad oggi la dotazione organica dei docenti di ruolo di Pegaso e Mercatorum è cresciuta di circa 6 volte ed è stato adottato un piano quinquennale di incremento del corpo docente di ruolo. Per elevare ulteriormente le quote dei docenti di ruolo è fissato dalla legge il termine del 30 novembre 2025 per i corsi magistrali e del 30 novembre 2026 per i corsi triennali;
8. le nostre Università non gravano sui conti pubblici ed anzi, attraverso il pagamento delle tasse, aiutano il bilancio dello Stato.
In ogni caso la situazione del sistema universitario va risolta senza conflitti, ma con uno sforzo collettivo, avendo l’obiettivo primario di dare a tutti i giovani la possibilità di crescere socialmente, economicamente e culturalmente, avvalendosi anche delle nuove tecnologie. Solo così si rimuovono gli ostacoli che di fatto limitano lo sviluppo della persona; è l’eguaglianza sostanziale che ci chiede l’articolo 3 della Costituzione.
*Presidente gruppo Multiversity