Corriere della Sera, 28 aprile 2024
Intervista a Vincenzo Mollica
Venerdì prossimo Vincenzo Mollica riceverà una statuetta speciale alla cerimonia dei David di Donatello, in diretta su Rai Uno da Cinecittà. Piera Detassis, presidente dell’Accademia del cinema italiano, ha motivato così la scelta: «Da oltre 40 anni racconta con passione e sobrietà, entusiasmo e competenza, il mondo dello spettacolo. Il suo stile unico, l’empatia e la sua arte dell’intervista sono da decenni un esempio per chi ha intrapreso la carriera di giornalista». A queste qualità noi aggiungiamo l’umiltà, la generosità e l’umanità, che rendono possibile un piccolo miracolo: tutti quelli che hanno conosciuto Vincenzo Mollica gli vogliono bene per sempre.
Allora, avrebbe mai immaginato questo David speciale?
«Se l’avessi sognato sarei caduto dal letto! Quando Piera Detassis mi ha avvisato mi sono emozionato: sembrava che fosse arrivato all’improvviso Natale con tutte le feste», risponde felice dalla sua casa romana, vicino a Rosemarie, l’amore di una vita.
Cosa la emoziona di più?
«Mi piace l’idea che il David arrivi nella mia vita come un bel vento. Porta con sé tutte le cose che hanno segnato la traiettoria della mia esistenza, un misto di gioia, passione, fatica e, su tutto, due cose: curiosità e capacità di ascolto rispettoso, che poi è il segreto del nostro lavoro».
Lei che giornalista è?
«Io sono un cronista, impressionista e impressionabile: sempre pronto a raccontare un personaggio e la sua arte, facendomi emozionare».
Adesso però è in pensione.
«Ma faccio ancora delle cose. In questi giorni sto lavorando a un docu-film dedicato agli ultimi anni della vita di Federico Fellini, prodotto da Atomic e da Rai Cinema. Quando mi è arrivata la proposta, mi è sembrato un segno preciso che bisogna andare avanti».
Sarà premiato nel mitico Teatro 5, dove Fellini ha girato i suoi film più importanti.
«È un luogo magico, quanti ricordi... Lì l’ho visto girare, pensare, lavorare; era la sua seconda casa. L’ho accompagnato a Cinecittà tante volte, alcune siamo venuti in metropolitana, altre in auto ci siamo persi, mi faceva voltare di qua o di là e ci ritrovavamo in periferia. Lui aveva una geografia tutta sua, intima, personale, fatta di suggestioni, di visioni. Di notte andavamo su una collinetta di Roma e restavamo a contemplare quel paesaggio bislacco, per lui sempre pieno di vita. Mi diceva: l’unico vero realista è il visionario».
Ha seguito tante serate degli Oscar, i Festival di Venezia e di Cannes. Quale preferiva?
«Ho cominciato nel 1982 con Cannes e Venezia, poi gli Oscar dal 1990, quando Tornatore vinse con Nuovo Cinema Paradiso. I momenti più emozionanti erano quelli in cui venivano premiati gli italiani: dagli Oscar alla carriera di Fellini e Sophia Loren a quelli per Benigni e La vita è bella».
Un ricordo personale?
«Tanti. Mi viene in mente Benigni, due giorni prima che gli consegnassero la statuetta. Dovevamo fare una intervista a Sunset Boulevard e avevamo appuntamento di fronte a un grande hotel: la cosa straordinaria è che lui veniva a piedi e man mano che lo identificavano, le macchine si buttavano verso il marciapiede per fargli festa. È stato un momento bellissimo».
Chi vorrebbe intervistare degli attori di oggi? Emma Stone, Cillian Murphy...
I consigli di Morricone
Ora non ci vedo e ricordo le sue parole: «Ascolta la musica, le immagini si faranno da sole»
«Meglio non rischiare una delusione. Oggi le interviste sono organizzate come catene di montaggio, gli attori hanno già la risposta pronta anche se tu hai fatto un’altra domanda. Negli ultimi anni succedeva anche a me, ma avevo escogitato uno stratagemma: l’intervista vera cominciava dalla quarta domanda in poi».
Qualcuno l’ha mai delusa?
«Ma no, perché mi sono sempre lasciato sorprendere. Ne ricordo una bellissima a Gregory Peck. Non arrivavo mai con le domande scritte. Cercavo di sapere tutto prima, ma le domande le facevo nascere come se fosse una conversazione normale».
La salute come va?
«Vado avanti con Mr Parkinson e Miss Cecità, cerco di andarci d’accordo. Ci sono giornate più nere e giornate più luminose, pace non si fa mai. Spero che non mi accompagnino nell’aldilà e vengano fermati prima».
Nelle giornate nere cosa fa?
«Cerco di tenermi in tasca sempre un sorriso pronto per tutti gli usi: è speranza allo stato puro».
Le capita di «rivedere» un film ascoltando solo l’audio?
«Sì, certe volte ripasso sequenze di film che avevo amato, e la memoria mi restituisce le immagini. Mi ha aiutato un consiglio di Ennio Morricone: sentirai meglio la colonna sonora e le parole, le immagini si faranno da sole».
Cosa pensa delle recenti polemiche in Rai?
«La Rai per me è sempre stata servizio pubblico. Ringrazio il Tg1 e Rai Cinema, che mi hanno sempre permesso di lavorare liberamente».
Gli attori più bravi?
«Marcello Mastroianni e Sophia Loren in tutti i film fatti insieme. Giulietta Masina era strepitosa: Charlot in gonnella, disse di lei Charlie Chaplin. E poi Anna Magnani, con la poesia che si porta dietro quando compare, sembra un incantesimo».
Se per 2 ore potesse rivedere, quale film guarderebbe?
«Se mi venisse data la possibilità di rivedere per due ore, guarderei mia moglie Rosemarie e mia figlia Caterina, la benedizione della mia vita, il più bel film che mi sia capitato nella vita».