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 2024  aprile 28 Domenica calendario

La numero 2 di Trump che uccise il suo cane perché non ubbidiva


È la favorita per affiancare Donald Trump nel ticket repubblicano per le presidenziali di novembre. O, forse, lo era. Perché Kristi Noem, governatrice del South Dakota, potrebbe essersi giocata la chance con le sue stesse mani. Colpa dell’autobiografia, Non si torna indietro, che verrà pubblicata il prossimo mese.
Il Guardian ha letto in anteprima il libro e ne ha pubblicati degli estratti che hanno alzato un polverone. Noem, in poche parole, ammette di aver sparato a uno dei cani di famiglia perché indisciplinato. E spiega di averlo voluto raccontare per dimostrare che, anche in politica, è pronta a fare qualsiasi cosa «difficile, complicata e brutta» se necessaria.
Cricket era un cucciolo di 14 mesi, una cagnolina da caccia «molto aggressiva» che avrebbe dovuto aggregarsi ad altri cani e accompagnare Noem durante le sue battute venatorie. Ma durante la prima uscita, scrive la governatrice, Cricket non rispetta i comandi e fa scappare gli uccelli «rovinando la caccia». Noem prova a calmarla con un collare elettrico, che però non serve a molto. Poi, tornando a piedi verso casa, la governatrice si ferma a parlare con i proprietari di una fattoria: Cricket corre verso il pollaio e azzanna diverse galline, «come un’assassina». Poi tenta di mordere la padrona. «Odiavo quel cane», continua Noem, aggiungendo che «si era dimostrata impossibile da addestrare», «pericolosa per chiunque le si avvicinasse» e «del tutto inutile come cane da caccia». «In quel momento», confessa la governatrice, «ho compreso che la dovevo abbattere».
Noem racconta tutto nei minimi dettagli: «Tornati a casa, ho preso una pistola e l’ho trascinata vicino a un cumulo di ghiaia. Non è stato un lavoro piacevole, ma andava fatto. Quando tutto è finito, ho pensato che c’era un altro lavoro poco piacevole da portare a termine». Già, perché all’autrice non basta un cucciolo di 14 mesi. C’è un altro animale, nella fattoria, che «merita» la stessa sorte, una capra «brutta e cattiva» che «puzzava di rancido» e «rincorreva i miei figli». Noem la porta nello stesso luogo del giardino e uccide di nuovo.
Finita qui? Non ancora. La governatrice descrive anche il trauma della figlia che, appena scesa dallo scuolabus, «si guardava attorno confusa» chiedendo dove fosse Cricket. Nelle righe successive c’è spazio per una considerazione morale: «Immagino che se fossi una politica migliore non avrei parlato di questa storia nel libro».
Nel giro di poche ore è piovuta su Noem una valanga di critiche da politici, celebrità, associazioni che difendono i diritti degli animali. Nel suo stesso campo, quello repubblicano, è stata definita «crudele», «assassina», «fuori di testa». Il Comitato nazionale democratico ha commentato: «Le sue parole sono inquietanti e orribili». Gli attivisti della non-profit Peta scrivono che «è evidente che la governatrice non riesce a capire l’importanza di valori come l’educazione e la compassione», mentre per Mark Hammil, il Luke Skywalker di Star Wars, «il disprezzo per la crudeltà sugli animali dovrebbe essere bipartisan».
Ma Noem, fedele al titolo della sua fatica letteraria, ha rilanciato su X l’articolo del Guardian per difendersi e farsi pubblicità: «Nella nostra fattoria amiamo gli animali, ma a volte vanno prese delle decisioni difficili. Se volete leggere altre storie vere, oneste e politicamente scorrette che sconvolgeranno i media, ordinate il mio libro».