Corriere della Sera, 28 aprile 2024
Incidenti, multe, azzardi: Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza che passa con il rosso
GERUSALEMME Da Tel Aviv a Gerusalemme in meno di 40 minuti, quando in un giorno di traffico ce ne vogliono almeno 20 in più. Itamar Ben-Gvir ha fretta, sempre. Troppa secondo gli agenti dei servizi segreti che devono proteggerlo: nel settembre dell’anno scorso si sono lamentati con i superiori perché il ministro per la Sicurezza Pubblica – supervisiona anche la polizia stradale – li costringe a superare i limiti di velocità, a sorpassare usando la corsia d’emergenza, a passare con il rosso.
Com’è successo venerdì a Ramle nel centro del Paese: l’auto di rappresentanza parte prima del verde, ne centra un’altra che sta attraversando in modo regolare, si cappotta. Il leader dei coloni e dell’estrema destra oltranzista è stato portato in ospedale assieme ai suoi guardaspalle e alla figlia che viaggiava con lui, ferite lievi anche per l’altro autista.
Adesso che non ha lui il piede sull’acceleratore Ben-Gvir pigia i sottoposti perché corrano e corrano, senza ragioni operative dettate dalla sua protezione: una volta doveva arrivare in tempo a un’intervista televisiva – altro incrocio bruciato, altro incidente –, un’altra voleva tornare a casa prima del tramonto dello Shabbat, le regole religiose vietano di usare l’auto. Il Pubblico di cui dovrebbe garantire la Sicurezza resta coinvolto e malconcio: in un caso una famiglia di cinque persone.
Ma il ministro è recidivo: quando era lui a guidare, ha ricevuto almeno 76 multe, e ha dovuto per due volte seguire corsi di recupero per i punti della patente.
Video
Dà il cattivo esempio sui social: diffonde video in cui compare in auto senza cintura
Dà anche il cattivo esempio su TikTok, dove diffonde video mentre sta sul sedile posteriore senza cintura, in Israele sarebbe obbligatoria. Soprattutto – ha raccontato il quotidiano Haaretz – la polizia ne è intimorita e nonostante la prova filmata nessuno avrebbe osato presentargli la multa.
Lo scarso rispetto delle norme risale alla gioventù kahanista, i seguaci del rabbino Meir Kahane, messo al bando dal parlamento per razzismo e incitamento alla violenza. Ben-Gvir è stato condannato per sostegno a un’organizzazione terroristica ebraica e per questa ragione non ha mai prestato il servizio militare, lui che adesso pretende di entrare nel consiglio di guerra. Il premier Benjamin Netanyahu se lo tiene stretto perché ha paura di perdere i numeri che gli permettono di restare al potere.
La prima volta che gli israeliani sono stati costretti a notare Ben-Gvir – ormai è ovunque dai dibattiti ai programmi di cucina dove presenta i suoi peperoni ripieni – è stato nell’autunno del 1995, quando aveva 19 anni e si era presentato in televisione brandendo il logo di metallo della Cadillac governativa: «Abbiamo beccato la sua auto e presto beccheremo lui».
Poche settimane dopo Yigal Amir, un altro ultranazionalista messianico, «beccò» Yitzhak Rabin con due proiettili prima ancora che su quell’auto potesse salire, un attentato che uccise anche il processo di pace voluto dal primo ministro laburista e maledetto da Ben-Gvir.
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