Corriere della Sera, 27 aprile 2024
Il navi «fantasma» di Mosca
Una flotta fantasma si aggira per il Mediterraneo: sono le navi russe che trasportano armi e petrolio, alimentando il conflitto in Ucraina in violazione delle sanzioni imposte contro il Cremlino.
Negli ultimi due anni, subito dopo l’aggressione contro Kiev, un gruppo di vascelli ha cominciato a fare la spola tra il porto siriano di Tartus e quello russo di Novorossisk, sul Mar Nero. Gli esperti del Royal United Services Institute (Rusi), il maggior think tank britannico in materia di difesa e sicurezza, ne hanno monitorato i movimenti e hanno condiviso i risultati col Corriere.
Quella rotta, ribattezzata «Sirian Express», serviva a recuperare materiale bellico lasciato in Siria dopo l’intervento russo a fianco del regime di Assad, nella guerra civile di quel Paese, e indirizzarlo tramite ferrovia da Novorossisk verso le operazioni al fronte ucraino: si tratta di artiglieria di vario tipo e di mezzi blindati, che sono andati a sostenere l’offensiva di Mosca.
Ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. A fine febbraio è partita da Tartus, con i trasmettitori spenti, la Sparta IV: sotto questo nome naviga una nave russa che ufficialmente è un cargo civile, ma la cui proprietà risale in ultima analisi al ministero della Difesa di Mosca. La Sparta IV è arrivata nel Bosforo, diretta verso il mar Nero, ma poi ha fatto una inversione a U ed è tornata indietro: un comportamento che non ha spiegazioni, se non il timore di essere affondata dalla marina ucraina che si muove in quelle acque.
La Sparta IV si è allora diretta verso Occidente e ha attraversato tutto il Mediterraneo, passando per il Canale di Sicilia (sempre rimanendo in acque internazionali, però): l’altra anomalia è che è stata scortata per un buon tratto da una fregata russa, la Grigorovich. Se stesse trasportando un carico civile, non ci sarebbe bisogno di una scorta militare: segno che invece a bordo c’era materiale sensibile.
La Sparta IV ha quindi attraversato lo Stretto di Gibilterra e si è diretta a nord, fino ad arrivare a fine marzo al porto russo di Kaliningrad, sul Baltico: se ha scaricato lì materiale militare per l’Ucraina, vuol dire che questi armamenti sono stati poi fatti transitare via terra attraverso il territorio della Ue, essendo Kaliningrad un’exclave.
Dopo essere rimasta ancorata per tre settimane nel Baltico con i trasmettitori spenti, la nave russa ha ripreso il largo e la scorsa settimana è ricomparsa nello Stretto di Danimarca: sta tornando verso il Mediterraneo con direzione Tartus. Questo vuol dire che le navi russe – ce ne sono almeno quattro come la Sparta – hanno aperto una nuova rotta, molto più rischiosa, che passa davanti alle nostre acque e si dirige nell’Atlantico.
Ma oltre alle attività del «Sirian Express», nel Mediterraneo opera anche la flotta fantasma di petroliere del Cremlino, registrate sotto altre bandiere, da Panama alla Liberia al Gabon. Si tratta di tanker che esportano clandestinamente il greggio russo con un sistema rischiosissimo: l’oro nero viene trasbordato in alto mare su altre petroliere e sempre in mare avviene il relativo pagamento. Queste operazioni avvengono in quattro zone definite del Mediterraneo e del mar Nero: al largo del porto romeno di Costanza, nel golfo di Laconia (in Grecia), di fonte a Malta e a Ceuta, vicino allo Stretto di Gibilterra. Si tratta di un sistema che è ad alto rischio ambientale, accresciuto dal fatto che la flotta fantasma è costituita da vecchie navi che operano senza assicurazione e al fuori dai regolamenti marittimi. Il greggio che in questo modo lascia la Russia viene portato in India o Cina per essere raffinato e torna poi sui mercati europei, in barba alle sanzioni. È così che Putin riesce a tenere in piedi l’economia del suo Paese e a finanziare la guerra in Ucraina: senza le entrate del petrolio, tutto crollerebbe. Inoltre, in questo modo il Cremlino accede a proventi in dollari che usa per acquistare oro e stabilizzare il rublo.
Sono tutte operazioni che avvengono letteralmente sotto il naso dell’Occidente: ma proprio nei giorni scorsi la Commissione europea ha deciso di far luce sulla questione e preparare un rapporto che sarà presentato al Consiglio. Anche se bloccare le navi fantasma russe esporrebbe a un rischio di ulteriore escalation con Mosca.