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 2024  aprile 27 Sabato calendario

- - - ARCHEO! AGLI ALTRI IL CAUDILLO, A NOI IL MANDRILLO – MUSSOLINI HA ''RICEVUTO'' UNA DONNA AL GIORNO, TUTTI I GIORNI, PER VENT'ANNI - IL CIAMBELLANO DI PALAZZO VENEZIA LE CHIAMAVA ''VISITATRICI FASCISTE'' E SI TRATTENEVANO NON PIU' DI UNA MEZZ'ORA: META' DEL TEMPO ERA DESTINATA A UN AMPLESSO FURIOSO CONSUMATO SUL TAPPETO O SU UN CUSCINO SCARLATTO NEL VANO DI UNA DELLE FINESTRE AFFACCIATE SU PIAZZA VENEZIA - LA GIORNALISTA-SPIA FRANCESE MAGDA DE FONTANGES E L'UNICA ARISTOCRATICA, ANGELA CUCCIATI... - - - - - - - - - - -

Estratto dal libro “Perché l’Italia amò Mussolini”, di Bruno Vespa (Rai Libri – Mondadori) - pubblicato da Dagospia il 18 novembre 2020

Sesso sul tappeto e nel vano della finestra Quinto Navarra, il ciambellano di palazzo Venezia, nelle sue memorie e categorico: Mussolini ha ricevuto una donna al giorno, tutti i giorni, per vent’anni, fino all’ultimo istante di potere.

Destituito la notte del 24 luglio, fece rinviare l’incontro con la signora S. di Ferrara fissato per l’indomani. Per indicare questo genere di interlocutrici – chiamiamole cosi – Navarra ha coniato una definizione rimasta celebre: «visitatrici fasciste».



Scrivevano a migliaia da tutt’Italia per incontrare il Duce: alcune per esporre seri problemi familiari, altre per avere un piccolo sussidio, che spesso ricevevano in via diretta.

Mussolini prelevava contanti da un cassetto della scrivania o, preferibilmente, metteva le banconote tra le pagine di un libro che poi faceva recapitare a domicilio.

Altre donne arrivavano a palazzo Venezia soltanto per conoscerlo, soprattutto in senso biblico.

Un ufficio smistava la corrispondenza e, ovviamente, nella Sala del Mappamondo venivano ammesse soltanto quelle che offrivano garanzie di sicurezza. Non erano giovanissime (l’unica eccezione fu Claretta Petacci), ne necessariamente belle. Avevano una sola caratteristica comune: le forme morbide.

Ed erano quasi tutte donne borghesi.

Mussolini non ha mai amato l’aristocrazia e non ha mai frequentato i salotti della nobilta romana, che pure facevano a gara per invitarlo.

Ne era attratto dal proletariato: la sola, fedelissima amante di quella estrazione sociale fu la milanese Angela Cucciati.

Le «visitatrici» si trattenevano per non piu di mezz’ora: meta del tempo era destinata a un amplesso furioso, consumato sul tappeto che copriva il pavimento davanti all’enorme scrivania, o su un cuscino scarlatto nel vano di una delle finestre quattrocentesche affacciate su piazza Venezia.

In rarissime occasioni (per la Cucciati e per la Petacci) Navarra faceva accomodare le ospiti nella piccola Sala dello Zodiaco dell’appartamento Cybo, dal nome del cardinale Lorenzo, nipote di Innocenzo VIII, che lo abito alla fine del Quattrocento.

Li – testimone un soffitto decorato con immagini di astri – i convegni erano piu romantici. Monelli ironizza sulla tempistica e la qualita degli incontri descritti da Navarra.

«Il buon uomo esagera» annota, ammettendo, peraltro, che il cameriere «doveva ogni tanto sprimacciare il materassino collocato sul sedile di pietra sotto la finestra della Sala del Mappamondo o raccattare dal tappeto che stava davanti alla scrivania qualche forcina.

Con le vecchie amanti che tornavano periodicamente a visitarlo pare che andasse subito a finire sul tappeto (antica abitudine fin da quando stava in via Rasella dove non c’erano tappeti e la coppia si rotolava sul duro impiantito).



Ma con le donne nuove, e con le visitatrici solo vagamente disposte all’avventura, non e detto che la cosa dovesse finire sempre sull’appiccicoso.»

Lo stesso Mussolini tendeva a non ingigantire le sue doti amatorie. Confido all’amico Nino D’Aroma: «In fatto di donne, ho la mia esperienza uguale a quella di tutti gli uomini sani che nella vita fanno la loro parte ne piu ne meno degli altri, perche se io, Mussolini, dovessi addossarmi tutte le donne che mi si attribuiscono, francamente avrei dovuto essere, piu che un uomo, uno stallone».



Il Duce non era generoso con le sue ospiti. Non offriva un te, un cioccolatino, una bibita. Mai un regalino.



Non usava profumi (ma molta acqua di Colonia) e non li cercava nelle donne. («Mi piacciono allo stato brado» confesso una volta a Claretta.)



Se era di buonumore, dopo l’amplesso – e sempre all’interno della mezz’ora prevista – si esibiva in un pezzo al violino. Il quarto d’ora di sesso era imprevedibile.

Una donna che era stata spesso da lui ha raccontato a Monelli: «Sapeva essere brutale, sgarbato, violento, iniziava il colloquio con bestemmie e parolacce, porco questo, porca quella, boia qui, boia la. Ma sapeva anche essere tenero, carezzevole, addirittura paterno».



Nonostante la rapidita dell’incontro, non riusciva a mantenere lo stesso umore: brusco e volgare all’inizio, zuccheroso alla fine. E viceversa.



«Non era l’amante silenzioso e delicato: per tutto il tempo che si teneva la donna tra le braccia urlava, sbraitava, commentava la vicenda con esclamazioni, con imprecazioni, con rauchi gridi.» (Per fortuna Navarra, che stava in anticamera, era sordo.)



La spia seduttrice e le 300 foto del Duce Naturalmente le giornaliste, soprattutto se straniere, avevano un accesso privilegiato. Magda de Fontanges era un’attrice molto intrigante gia nel 1925 quando, all’eta di 20 anni, comincio a frequentare i salotti parigini.

Decise poi di diventare giornalista e nel 1935 si fece accreditare come corrispondente da Roma del quotidiano «Le Matin».

Il suo scopo principale non era quello d’intervistare Mussolini, ma di andarci a letto (si fa per dire). Un giorno Magda si reco a palazzo Venezia con un gruppo di giornalisti e subito dopo Navarra fu avvertito che la donna sarebbe tornata nel pomeriggio.

Mussolini le concesse una prima intervista, che fu pubblicata dal «Matin», e altre – privatissime – che rimasero riservate, s’immagina per volere del Duce. Risulta che Magda si fosse sinceramente e furiosamente innamorata.

«I suoi occhi» scrisse di Mussolini «hanno uno splendore incomparabile, affascinante, e io sfido chiunque ad affrontarlo per la prima volta senza restarne profondamente turbato.»

Lui ricambio portandola con se in cerimonie come quella in cui con l’aratro a motore traccio i confini della nuova citta di Aprilia. Ma se ne stanco abbastanza presto e la rispedi in Francia con una liquidazione di 15.000 lire.

Lei non si rassegno. Prima tento (davvero) il suicidio con i barbiturici e fu salvata da una lavanda gastrica, poi si vendico pubblicando sulla rivista americana «Liberty» i dettagli delle loro sedute di sesso a palazzo Venezia sotto il titolo My love affair with Mussolini.

Magda immagino che la sua caduta in disgrazia dipendesse dall’ambasciatore francese a Roma, il conte Charles de Chambrun. Il diplomatico ne aveva parlato al Duce come di una donna pagata da quelli che noi chiameremmo i servizi segreti «deviati» della Repubblica francese coinvolti nell’affaire Stavisky, una torbida questione politico-finanziaria che aveva turbato l’opinione pubblica.

Cosi, la sera del 17 marzo 1937, si apposto alla stazione della Gare du Nord a Parigi e sparo all’ambasciatore colpendolo «nelle parti basse», come testimonia Galeazzo Ciano nel suo diario.

Un’irruzione nel suo appartamento lascio la polizia di stucco: c’erano trecento foto di Mussolini. Su una il Duce aveva scritto: «Per un’ora con te darei tutta l’Etiopia». Il problema e che le donne gli credevano.

Quando i tedeschi occuparono Parigi, Magda – spregiudicata e doppiogiochista come sempre – si mise al loro servizio nelle vesti di agente segreto.