Domenicale, 21 aprile 2024
Sugli scettici
Scetticismo. Una parola antica per i nostri giorni?
Sì! Ma a patto che non la si identifichi con forme rozze di complottismi e antiscientismi che, assieme al relativismo più paradossale, sembrano farsi sempre più strada ai nostri giorni. Qui lo scettico è il diffidente per partito preso, l’incredulo abituale e lo sfiduciato cronico. Anche per taluni vocabolari!
La paura, da una parte, di essere sempre e comunque ingannati da qualcuno e l’esposizione social, dall’altra, tendono ad accentuare un senso di smarrimento, che sfocia in un generalizzato atteggiamento scettico. Appellandosi, a volte in maniera impropria, all’affascinante storia dei primi filosofi scettici: Pirrone e Sesto Empirico, tra gli altri.
Questi hanno messo in dubbio la possibilità di conoscenza umana della verità. Il loro scetticismo poggia sulla scelta teorica di sospensione del giudizio (epoché) per proseguire nella ricerca, e su un ideale pratico che con troppa facilità è stato equiparato all’indifferenza, all’afasia (non pronunciarsi) e all’atarassia (assenza di turbamenti) assolute. Mentre la sospensione del giudizio, in questo caso, assomiglia molto di più all’apertura mentale che orienta la ricerca e favorisce la creatività.
Per questo, Hegel riconosce agli scettici greco-ellenistici di aver contribuito al progresso del pensiero filosofico, evitando anche a lui come a Kant di cadere nel sonno del dogmatismo. Ma la considerazione del filosofo di Jena vale solo per lo scetticismo di chi ha custodito gelosamente il significato originario della parola greca dalla quale esso deriva. La ?????? (sképsis) è infatti, per i primi scettici, esame, ricerca e, solo poi, dubbio. E il verbo ??? ??? ??? (sképtomai) significa osservare attentamente, esaminare. Sicché il vero significato di pensiero scettico è quello di chi osserva senza pronunciare un giudizio definitivo e senza cedere alla tentazione del dogmatismo.
Lo scettico, dunque, nel suo etimo originario, indica l’osservatore attento e sottile. A ben vedere, e in un contesto caratterizzato da complessità e da diffuso disorientamento come il nostro, uno sguardo consapevolmente scettico, nel senso etimologico della parola, permette di allontanare l’ansia e gestire la contraddittorietà delle situazioni nelle quali siamo immersi.
Sono due le premesse che permettono di vivere una salutare forma di scetticismo: la consapevolezza dei propri limiti conoscitivi e la certezza della ricchezza del reale. Soprattutto di quello che riguarda le persone. Un sano scetticismo nelle relazioni non va confuso con il cinismo né con una generale sfiducia nei confronti degli altri. È piuttosto consapevolezza di non poter esaurire la conoscenza dell’altro e della sua storia.