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 2024  aprile 21 Domenica calendario

Pignatelli ridipinge Guernica

Il 26 settembre 1953 si inaugurò, al Palazzo Reale di Milano, una grande mostra dedicata a Pablo Picasso con l’opera politica più importante per l’epoca, Guernica, straziante urlo di dolore antifranchista e antifascista ispirato al bombardamento italo-tedesco della città basca repubblicana nel 1937; la grande tela arrivava per la prima volta in Italia. A settant’anni (e pochi mesi) di distanza, nello stesso luogo di allora, la Sala delle Cariatidi, si svolgerà una singolare celebrazione: Memento Amare Semper. Da Guernica a Pignatelli, un evento performativo nel quale l’artista Ercole Pignatelli (89 anni il prossimo 28 aprile) in due settimane, ridipingerà a modo suo l’opera dal vivo, dal 4 al 16 maggio.
Il capolavoro di Picasso fu esposto nella sala ancora sfregiata dai bombardamenti del 1943. Appoggiato al pavimento, esercitava un forte impatto emotivo in chi lo guardava. L’inquietudine di allora e la ferma condanna delle guerre sembrano quanto mai attuali.
Nel novembre del 1953 un giovanissimo Ercole Pignatelli arrivava da Lecce a Milano per realizzare la sua aspirazione: vivere per la pittura; e la prima cosa che vide uscendo dalla stazione fu il manifesto dell’esposizione in corso a Palazzo Reale. Un invito a cui non poteva sottrarsi, dato che per lui Picasso era già materia di studio. Ne rimase talmente colpito da tornare a vederla più volte; ormai sconfortati i custodi si rassegnarono a dover mandar via quel ragazzo del sud che tutte le sere si attardava nella Sala delle Cariatidi.
L’artista di lungo corso racconta a «la Lettura»: «Nella mia Guernica il volto della donna che piange sarà certamente drammatico, ma il bambino tra le sue braccia avrà gli occhi aperti, non sarà in bianco, nero e grigio, nella mia idea si intravvede il colore rosa, è un’alba, quindi un auspicio di speranza». La tela, di 3 metri e 49 centimetri di altezza, si sviluppa per 7,70 di lunghezza, non è realizzata in modo tradizionale, ma composta da nove tele verticali che poi verranno regalate alle scuole dei 9 municipi milanesi. Il messaggio originario di Picasso e quello di Pignatelli contro la guerra entrano così nelle scuole per suscitare dibattito.

Ercole Pignatelli è un fiume in piena, parla di pittura, di amici e intellettuali frequentati, degli intensi legami professionali che hanno cambiato e arricchito le loro vite; e come un fiume in piena è difficile da contenere. Sono racconti di un artista che non si è mai risparmiato, nelle passioni, nell’amore per la vita, nelle ore trascorse a dipingere.
«Nell’aprile 2023 il direttore del polo museale di Milano, Gianfranco Maraniello, venne in studio per acquisire un quadro per il Museo del Novecento, ne rimase colpito e decise che valeva la pena fare qualcosa di più». Era un preludio: nello stesso periodo Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, e Fabio Novembre, architetto e designer che da tempo segue da vicino Pignatelli, gli proposero di celebrare l’anniversario del 1953.
Questa operazione si raccorda con la mostra «quasi» antologica (è parziale per motivi di spazio), che si terrà nelle stesse date al Museo del Novecento di Milano: quindici tele di Pignatelli, di grande formato, che coprono il periodo dal 1954 a oggi e restituiscono un’idea concreta della coerenza dell’artista. Che spiega: «L’arte pittorica, in generale, rimane nel tempo fedele a sé stessa, ha la grande possibilità di restare in eterno perché fa parte delle bellezze che si godono nella vita, come un paesaggio, anche se la pittura attraverso gli occhi, il cervello e la sensibilità di un artista può restituire un paesaggio più bello di quello reale».
Picasso con Guernica ha dipinto una tragedia adoperando solo tre colori, un capolavoro immortale, di una forza ineguagliabile. «La pittura non è per tutti, – dice Pignatelli – perché è ispirazione, conserva dentro il mistero, quello della creazione, dove c’è il mistero c’è tutto, perché non te lo spieghi. Come ho affrontato Guernica? Otto mesi fa ho preparato queste carte, non sono bozzetti, sono idee; penso che il mio intervento sarà una composizione grafica, non sarà pittura, inizierò come se stessi facendo un disegno. Mi sto immaginando davanti alla tela con le persone che mi guardano, ma non so cosa farò. Dipende tutto dall’ispirazione».
Anche Cécile Debray, direttrice del Museo Picasso di Parigi, sarà presente all’evento e in un incontro preparatorio si è dimostrata molto interessata al progetto.

Riguardando un dipinto di quando Pignatelli aveva vent’anni e confrontandolo con uno più recente si scopre un forte legame, compositivo e cromatico, presente nei lavori dell’artista da sempre, che si traduce in coerenza nelle scelte e nella pittura.
Altra caratteristica di Pignatelli è la libertà, totale, senza riserve, che rifiuta gli obblighi dettati dal mercato. «Ho fatto sempre quello che sentivo, non quello che mi chiedevano – continua l’artista —. Dipingo se ho voglia, disegno molto, non ci sono progetti giornalieri, penso che la libertà sia una volontà che si acquisisce, se vuoi fare l’artista non devi farti condizionare, altrimenti diventi un impiegato stipendiato della pittura».
Guardare le cose come se le avesse fatte qualcun altro è forse l’ultima provocazione: «L’arte e l’artista dovrebbero essere due cose completamente separate». Pignatelli aggiunge: «Quando entro nel mio studio, in cui lavoro da sessant’anni, mi sento come un visitatore, sono talmente distaccato che mi considero una persona diversa dall’artista che ha fatto queste opere, come se ci fosse un filtro tra me e loro. Io chi sono? Boh».