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 2024  aprile 26 Venerdì calendario

Intervista a Noemi

Di chi o di cosa non ha bisogno Noemi?
«Non ho bisogno di te – questo il titolo del nuovo singolo della cantautrice che esce oggi e annuncia il ritorno sui palchi da maggio a settembre – è uno slogan universale che parte da me e dalla mia sensibilità. In un percorso di vita ci sono momenti in cui devi bastare a te stesso, in cui hai bisogno di sentirti forte da solo senza doverlo mostrare».
Sui social invece vogliamo essere tutti più belli…
«Ci presentiamo come se fossimo più forti rispetto a quello che gli altri pensano di noi. Abbiamo poca fiducia in noi stessi e invece ci fidiamo troppo di quello che dicono gli altri».
Nella musica questo diventa il dominio dei numeri: dischi di platino e sold out.
«È una fase in cui va così… È un’attitude stressante che non mi appartiene. Ricordo che anche di Whitney Houston si contavano i dischi, e a milioni. Oggi tutto è più spasmodico anche perché ogni singola canzone, e non solo un disco, viene misurato».
Lei a cosa ha rinunciato?
«All’ansia, cerco di sentirmi a posto senza la necessità di avere il giudizio per forza positivo degli altri, non sento più il bisogno di accontentare gli altri. Ho voglia di alleggerirmi, non ho bisogno di tante cose attorno a me perché altrimenti resterei uguale a me stessa e non cambierei».
E a cosa non dice basta?
«Al dormire (ride)… Scherzi a parte, non rinuncio alle persone. La frase del titolo è come la dinamite, va trattata con cautela. Non bisogna cioè spingerla e arrivare all’egocentrismo. Non rinuncio agli amici, alla birretta, alla musica da condividere, alle passeggiate… alla normalità».
Questo brano mischia pop, urban e gospel.
«Mi sono trovata con due giovanissimi autori e produttori come Golden Years e Drast. Ho proseguito nella ricerca, iniziata due anni fa con Metamorfosi, di un legame fra i suoni elettronici contemporanei e quelli acustici di cui continuo ad aver bisogno perché la mia voce viene mangiata dai suoni troppo acidi e serve qualcosa di morbido su cui appoggiarla».
Il brano dura soltanto due minuti e mezzo. La logica crudele delle piattaforme?
«No, ho sentito che l’affermazione nel testo della canzone non avesse bisogno di reiterazione per non diventare ridondante. È una canzone che secondo me va bene per sfogarsi. Mi viene in mente You Oughta Know di Alanis Morissette che portava sia un messaggio di empowerment sia la leggerezza, mi faceva saltare sul letto».
Alanis si presentava come donna emancipata. C’entra anche quello?
«Sì, in questo messaggio ci si può anche leggere anche un affrancamento delle donne che in questo momento storico vedo come qualcosa di necessario. Mi viene in mente C’è ancora domani, il film di Paola Cortellesi. Soprattutto la scena del gesto che fa lei al marito nel finale. È come se con quella mano volesse fermarlo, è un modo dire che si basta da sola».
Condurrà il Concertone del Primo Maggio. Come si prepara al debutto tv?
«Su un palco, mi sento sempre a mio agio. Canterò anche, ma starci parlando sarà un viaggio nuovo. La mia santa protettrice sarà Raffaella Carrà. Ho lavorato con lei a The Voice: mi colpì la sua attenzione ai particolari».
Il Primo Maggio è ancora divisivo…
«È un palco politico e sentito. Stiamo attraversando un periodo storico complesso e spero che la musica aiuti a distendere gli animi. Chiunque voglia lanciare un messaggio è libero di farlo, spero sia un messaggio di avvicinamento e non divisivo».
Sarà con Ermal Meta.
«Una persona molto figa e sensibile, un artista che ha il coraggio di affrontare temi complessi come quello della violenza sulle donne o l’immigrazione».
Perfetta presentazione. Faccia la sua adesso.
«Una voce riconoscibile, una chioma riconoscibile… ecco a voi… Noemi!».
Da donna come vive i testi spesso misogini e violenti di certi trapper? Il governo, per parola del sottosegretario Mazzi, vorrebbe un controllo su quelle parole.
«Non si può mettere il bavaglio agli artisti che devono essere liberi di esprimersi come vogliono, nel bene e nel male. Credo che gli ascoltatori più piccoli abbiano bisogno di un cuscino, un aiuto della famiglia e dei genitori nell’accesso ai testi. La famiglia fa la differenza».