ItaliaOggi, 25 aprile 2024
Periscopio
Io credo che noi abbiamo sete di realtà: ed è curioso, dal momento che di realtà ne abbiamo fin troppa, più di quanta riusciamo a sopportarne. Peter Brooks, Lo sguardo realista, Carocci 2022.
Ombre antisemite e oltre 200 arresti nei campus Usa. Repubblica.
«Nei campus vietati anche i convegni su Gaza».il Fattoide quotidano.
Nel Sessantotto [americano] c’era la guerra del Vietnam; oggi c’è Gaza. (…) Quando il 13 aprile l’Iran lanciò 350 missili e droni alla volta d’Israele, in un raduno giovanile americano la notizia provocò un boato d’entusiasmo (s’ignorava in quel momento che il bombardamento non avrebbe quasi fatto vittime). Federico Rampini, Corriere della Sera.
Ho sempre pensato che eleggere una figura come Trump avrebbe causato una frizione corrosiva nel nostro sistema costituzionale. Il fatto d’aver avuto in una posizione d’estremo potere un demagogo squilibrato significa che tutte le normali aspettative nei confronti del sistema americano sono compromesse. (…) È come se Trump avesse portato una mitragliatrice a una partita di Monopoli o di Cluedo: non c’è scritto da nessuna parte nel manuale d’istruzioni che non si possa, perché non è mai successo prima. È quello che lui ha fatto all’America: ha distrutto i presupposti fondamentali, il tacito sistema d’onore sul quale si basa la democrazia». Adam Gopnik, La Stampa.
[Georgia]. La posta in gioco è l’Europa. La legge sugli agenti stranieri è considerata il grimaldello legale con cui Putin ha messo il bavaglio a qualunque voce dissenziente, un modo per controllare le Ong e i media che ricevono fondi e donazioni dall’estero, quindi dall’Occidente, accusati a Tbilisi come a Mosca d’essere portatori d’«idee pseudoliberali». (…) Lo slogan che in questi giorni risuona dal mattino al tramonto a Tbilisi è «Ara Rusul kanons, ki Evropas», no alla legge russa, sì all’Europa. (…) Muro contro muro. Popolo desideroso d’Europa, governo filorusso. Da qualche parte, abbiamo già sentito questa storia. Attenti alla Georgia. Marco Imarisio, Corriere della Sera.
Armi spuntate a Kiev. Zelensky al telefono col ministro italiano della difesa: «Scusa, Crosè, ma come se leva la sicura dar moschetto?» Osho, il Tempo.
Prima di invitare [alle manifestazioni del 25 aprile] delegazioni ucraine, è il caso di ricordare il sacrificio dei russi, anzi dei sovietici. Lo stesso vale per chi sogna un «25 Aprile con la Nato», che però nacque nel 1949 contro l’Urss che aveva combattuto Hitler molto più di tanti Paesi Nato. Marco Travaglio, l’Arcifattosky quotidiano.
È iniziato tutto con una petizione degli studenti dell’Università statale russa di Studi umanistici contro la Scuola politica superiore diretta da Aleksandr Dugin e intitolata al filosofo Ivan Ilyin morto nel 1954. «Ivan Ilyin condonò attivamente le attività del regime nazista tedesco, giustificò i crimini di Adolf Hitler e scrisse sulla necessità del fascismo russo. Il centro scientifico d’una delle principali università del paese che ha sconfitto il nazismo non può portare il nome d’un sostenitore d’idee fasciste», si legge nella petizione già sottoscritta da oltre 25mila firme. [Una protesta] che rischia di mettere in imbarazzo lo stesso Putin, che cita ripetutamente Ilyin proprio mentre sostiene che uno degli obiettivi dell’offensiva in Ucraina è la «denazificazione». Anticomunista, monarchico, Ilyin collaborò col regime nazista a Berlino. «Cos’ha fatto Hitler? Ha fermato il processo di bolscevizzazione e reso il massimo favore a tutta l’Europa. Mentre Mussolini guida l’Italia, Hitler guida la Germania, e alla cultura europea viene data tregua», scriveva nel 1933. Ma quello che Putin più ama di Ilyin è l’idea dell’eterna lotta della Russia contro nemici che vogliono impedirle di costituire un impero. Teorie che, secondo lo storico di Yale Timothy Snyder, sono alla base del fascismo russo o «ruscism». Rosalba Castelletti, Repubblica.
Il portaborse di Afd [Alternative für Deutschland, partito tedesco d’estrema destra] era una spia di Pechino. Ansa.
Londra. Un assistente parlamentare e un accademico spie per Pechino? Formiche.
Duri scontri tra studenti e polizia davanti al Politecnico di Torino, dove militanti dei centri sociali e dei collettivi studenteschi hanno tentato d’impedire un’iniziativa cui partecipavano diversi ministri del governo, marciando dietro uno striscione con scritto «fuori i sionisti dall’università». Alle forti proteste del centrodestra (…) si è subito aggiunto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha parlato di «squadracce», lasciando i manifestanti in uno stato di comprensibile incertezza, nel dubbio se lo intendesse come un insulto o come un complimento. La linea di Francesco Cundari.
Meloni neonazista? Se lo ripeterei? Nessuno può tuffarsi due volte nello stesso fiume. Luciano Canfora.
Proviamo a immaginare [che] di fronte a cortei studenteschi antisraeliani – infiltrati da terroristi e anarchici ma difesi da esponenti del Pd – un intellettuale di destra (ad esempio Marcello Veneziani) si lascia scappare la frase: Schlein appoggia gli studenti perché «è brigatista nell’animo». Ed ecco un test: se pensiamo che il mondo progressista accoglierebbe il giudizio di Veneziani come sbagliatissimo ma rientrante nel diritto di critica politica, allora sarebbe ragionevole assolvere Canfora; se invece pensiamo che il mondo progressista insorgerebbe e la segretaria Schlein si sentirebbe in pieno diritto di querelare Veneziani, allora sarebbe ragionevole condannare Canfora. Luca Ricolfi, la Ragione.
[Una boccetta di] profumo «appoggiata» nella tasca del giaccone, l’allarme antitaccheggio che suona, il vigilante che s’avvicina, il tentativo di spiegazioni e, alla fine, il caso «chiuso» con una denuncia per tentato furto. [È questa] la disavventura toccata [a Piero Fassino] nell’area shopping dell’aeroporto di Fiumicino [dove ha intascato] un profumo da donna («volevo comprarlo per mia moglie») del valore d’oltre 100 euro. In quel momento, secondo la ricostruzione fornita dal parlamentare dem, sarebbe squillato il cellulare: «Avendo il trolley in una mano, il cellulare nell’altra, e non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa d’andare alle casse». Vincenzo Bisbiglia, il Fatto quotidiano.
Le apparenze non ingannano più della realtà. Roberto Gervaso.