La Stampa, 24 aprile 2024
Intervista a Roberto Bolle
Ha portato la danza ovunque, dalle piazze ai siti archeologici, fino alla televisione, rompendo ogni schema e avvicinando quest’arte a tutti. Roberto Bolle è una leggenda a livello mondiale, ha da poco compiuto 49 anni, ma l’età anagrafica trae in inganno. A guardarlo ci si chiede se abbia trovato un elisir di bellezza e perfezione. «La dedizione quotidiana mi aiuta a mantenere la forma. Non nascondo l’età, anzi la dico con una punta di orgoglio e soddisfazione. I 50? Non li temo» spiega l’étoile del Teatro La Scala di Milano che, il 29 aprile torna su Rai1 con “Viva la Danza”, programma che va in onda in occasione della Giornata Internazionale della Danza.
Cosa vedremo?
«Le principali novità sono gusto e location. In Danza con Me si giocava più su effetti visivi, grafici, ledwall. Qui siamo al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con in sala settecento giovani allievi delle scuole di danza di tutta Italia. Il gusto è più teatrale perché accompagniamo lo spettatore tra palco, backstage e camerini per fargli vedere come ci prepariamo prima di andare in scena. Proponiamo danza classica, contemporanea, latino-americana, tip-tap, swing, hip hop. Poi, ci sono contrappunti più divertenti con gli ospiti che ci aiutano a creare una narrazione».
Chi sono?
«Francesco Pannofino è l’anima di questo teatro, il fantasma dell’Opera che racconta cos’è la danza con aneddoti e storie. Katia Follesa è la direttrice di scena, Fabrizio Biggio e Valentina Romani raccontano la giornata come se dovessero fare un documentario. Il momento musicale è con Elodie con cui duetterò. Io sono un po’ il Virgilio della situazione, accompagno spettatori e ospiti nel corso dello show».
Nel 2021 alla Camera dei deputati ha fatto un discorso molto duro, una sorta di grido d’aiuto per la danza in Italia. A che punto siamo?
«Cambiando il governo si era bloccato tutto. Ora, il discorso è stato ripreso. La trasmissione ne è la dimostrazione: si vuole riaccendere i riflettori su un mondo che non ha ricevuto grandi attenzioni negli ultimi anni. Il governo sta lavorando a un documento dello spettacolo, che dovrebbe uscire entro l’estate, e riguarderà anche la danza, rivedendo dinamiche e regole. Lo scorso marzo, in un incontro, il Ministro della Cultura ha ribadito la volontà di riaprire due nuovi corpi di ballo: uno legato a Firenze, Bologna; l’altro a Verona e Venezia. Dovranno far capo a due Fondazioni, quindi, si stanno cercando nuove strade per invertire la rotta dopo tante chiusure».
Icona della danza nel mondo. Ha ancora paura di sbagliare quando va in scena?
«A febbraio ero a Londra, alla Royal Opera House, per due spettacoli di Manon. Da un lato ero emozionato, dall’altro, oltre all’adrenalina, avevo timore di sbagliare. È un attimo, la disattenzione può compromettere un’esecuzione. Mi è capitato di cadere o non ricordare la sequenza di alcuni passi. La tensione emotiva varia a seconda dei contesti».
Ha da poco compiuto 49 anni. Come ha festeggiato?
«Niente di particolare, giornata e serata tranquilla con amici a Londra. Una torta a fine cena ma aspettiamo quello del prossimo anno. Questo non era un numero simbolico, il 50 invece sì. Credo ci saranno altri festeggiamenti».
Ma i 50 anni davvero non li teme?
«Adesso no. Ci penso in maniera serena. Sono contento del mio percorso, di come sono adesso e di quello che sto facendo. Non sono una persona che tende a nascondere l’età, la dico anche con una punta di orgoglio e soddisfazione. Da giovane mai avrei pensato di arrivare fino a qui, riuscire a fare le esperienze che sto vivendo».
Ha detto “a volte non mi vorrei vedere allo specchio perché è implacabile, dice tutti i difetti”.
«Fa parte della nostra natura. Non è una cosa arrivata a 40 anni. Anche quando si è ragazzi ci sono giornate in cui ti piaci e altre no, alcune sei storto, ti vedi male o non stai bene. Per noi che viviamo con gli specchi davanti quasi ogni giorno, è chiaramente un rapporto conflittuale. Importante è saperli nascondere».
Il corpo inevitabilmente cambia. Che effetto le fa?
«Subentra il senso della realtà. Vedo il mio corpo cambiare ma ho anche la consapevolezza e soddisfazione di riuscire ad arrivare a risultati importanti, superando ostacoli, limiti fisici e lavorando con dolore».
Se pensa al futuro cosa pensa?
«Che continuo a danzare. La nostra programmazione va di stagione in stagione, ho impegni e spettacoli fino a ottobre 2025. Tra un anno valuterò cosa fare. Ascolto il mio corpo e quello che mi dice adesso è che vado avanti».
Se si guarda intorno, a quanto accade nel mondo, cosa la turba?
«Vedere tanta disumanità, tanto dolore che lacera e lascia ferite profonde. A volte si fa fatica a seguire quanto accade e, per proteggersi, uno si gira dall’altra parte, anche se non si dovrebbe. Sa cosa mi fa stare male?».
Cosa?
«La sofferenza umana legata a un grande senso di impotenza da parte nostra. Non solo le guerre che ci circondano, pensiamo anche alla questione dei migranti che muoiono in mare. A volte finiscono in un trafiletto mentre sono vere tragedie. Bellissimo il film “Io Capitano” di Garrone. Ha ritratto in maniera esemplare tutta questa situazione. Complimenti a chi porta avanti progetti di questo genere perché da una voce a chi non ce l’ha».
Si è mai domandato che mondo lasceremo ai giovani?
«Un mondo instabile con grandi punti interrogativi, che cambia molto velocemente, quindi, non so bene cosa lasceremo ai ragazzi. Gli suggerisco di trovare spazi per arte e bellezza nella vita. Sono un balsamo che nutre in maniera profonda, qualunque strada si voglia seguire. Aumenta il livello di compassione, umanità e sensibilità. Valori che fanno da contrappeso alle brutture che ci sono».
Cosa la commuove?
«In questo mondo in cui sembra tutto artefatto mi commuovono l’onestà dei sentimenti, la purezza nelle persone e la luce che trasmettono, che si tratti di bambini o adulti».
E cosa la rende felice?
«Quello che faccio, passare del tempo con le persone a me care, affetti e amici. Oggi sono felice di quello che sono riuscito a costruire nella mia vita».