il Fatto Quotidiano, 22 aprile 2024
Intevista a Marino Niola
I peperoni potrebbero aiutare la sinistra ad avere la meglio sulla destra. E le melanzane farebbero ribaltare l’impostazione sovranista, come anche le patate, i pomodori. Vero professor Marino Niola?
Siamo ciò che mangiamo. Il cibo connette la società alta a quella bassa e documenta come la contaminazione tra mondi lontani definisca la dimensione naturale dell’uomo. Il mondo si alimenta, in senso proprio e metaforico, attraverso le migrazioni.
Mettiamo che lei sia nominato all’istante spin doctor di Elly Schlein. Deve dare idee al campo largo o come si chiamerà.
Da dove partiamo?
Dal tricolore?
Il vettore dell’identità nazionale non è il tricolore ma il cibo. La destra lo sa così bene che ne parla a tutte le ore.
Spesso però condisce il cibo con idee strampalate, altre volte terrorizzanti. Ricordo Salvini che annunciava l’invasione della farina di grillo. Di qualche giorno fa l’ultima del ministro Lollobrigida: vorrebbe imporre il formaggio nelle mense pubbliche.
C’è un modo per rendere innocua la destra, spuntarle ogni sua arma: è il cibo.
La scuola di Pioltello che sceglie di chiudere i battenti nel giorno della festività musulmana. La destra ha molto contestato la decisione. Lei cosa avrebbe consigliato alla Schlein?
Di ricordare che le patate, tra i nostri migliori piatti, arrivano dal centro America, dagli andini. Nell’800 noi europei le conosciamo per la prima volta e le utilizziamo per dar da mangiare ai maiali. Quando un piatto con le patate compare nella mensa operaia di una fabbrica tedesca i sindacati proclamano lo sciopero perché quel cibo offende la dignità dei lavoratori.
Al ministro Valditara avrebbe risposto con un gateau di patate alla polemica sul Ramadan?
Il gateau è figlio della contaminazione tra mondi lontani e dà il senso della dimensione naturale dell’uomo.
Non esisterebbe il gateau senza gli amici andini.
Perciò polemizzare con la festività religiosa musulmana non ha senso logico. Senza la cultura araba cosa saremmo?
Qui inserirebbe la parabola dei peperoni?
I peperoni vengono coltivati e scoperti nelle Antille. Cristoforo Colombo li assaggia e si dispera: peccato, non sono commestibili, dice. Povero illuso.
Eravamo rimasti alla paura dell’invasione musulmana, della sostituzione etnica.
La destra gode di un vantaggio competitivo: questo è il tempo della paura, e la paura ci fa stringere il cuore e immaginare il rifiuto dell’altro come la salvezza possibile.
Lei professore sta ora pensando alle melanzane.
La parmigiana di melanzane è il miracolo vittorioso del nostro talento, ma è figlia legittima della fatica dei contadini dell’estremo oriente che per primi l’hanno coltivata. Noi occidentali eravamo ciechi davanti a questa delizia.
Non parliamo del pomodoro.
Al mercato di Tenochtilan, capitale del grande popolo atzeco, si vendeva la conserva di pomodoro.
Il pomodoro azteco. Chi glielo dice a Lollobrigida?
Gli faremmo assaggiare l’idea che la migrazione è un vantaggio, addirittura una necessità.
La sinistra che parla di melanzane non è tra gli eventi ipotizzabili.
La sinistra deve tornare ad essere compagna di vita e non maestra che insegna agli altri come si vive, cosa è giusto e cosa no.
La destra usa anche i motori per parlare alla società, l’automobile è il top dell’immaginario tradizionale maschile.
Anche la sinistra avrebbe da guadagnarci dai motori.
A cosa sta pensando?
La vespa è stata la luce della sinistra comunista, il vettore che ha permesso alla classe operaia di viaggiare, guardare mondi nuovi, innamorarsi.
Parliamo della crisi dell’auto.
Vogliamo mettere a confronto il Suv di oggi con la 500 o la 600 degli anni 60? La solitudine del Suv davanti alla fierezza di quelle famiglie in 600? Rievocare la rivoluzione industriale è un moto per raccordarsi con la porzione della società più matura, farla sentire viva, dentro il cuore di una vita che non dimentica l’età della grande febbre che percorse l’Italia.
La destra dice anche che le libertà devono essere regolamentate.
Le libertà individuali oltre un certo limite producono disordine, fanno temere l’entropia.
Cosa significa?
Che non tutti i nostri desideri possono essere trasformati in diritti. E la sinistra dovrebbe avere un occhio di riguardo per quelli là. Senza i diritti sociali i diritti civili perdono di senso. Il lavoro oggi rende poveri. Io mi occuperei un pochino di più di questo dramma che del mondo transgender, con tutto il rispetto.