la Repubblica, 21 aprile 2024
Intervista a Elly Schlein
NAPOLI – «La trovo una vicenda molto grave e voglio esprimere innanzitutto solidarieta ad Antonio Scurati. Questa Rai non è più servizio pubblico, la stanno trasformando nel megafono del governo. È stata una vera e propria censura, a cui ha fatto seguito un attacco da parte della destra, del partito di Giorgia Meloni e, tra le righe, anche di Giorgia Meloni stessa. Una violenza, come l’ha definita Scurati», dice la segretaria del Pd Elly Schlein, intervistata dal direttore Maurizio Molinari sul palco del Palazzo Reale di Napoli. E annuncia la candidatura di Cecilia Strada come capolista del Pd nel Nordovest. L’evento clou della prima giornata di “Repubblica delle Idee” si apre sul caso politico del giorno: la censura imposta dalla Rai al monologo dello scrittore sul 25 aprile: «Meloni ha preso tempo per pubblicare il testo censurato di Scurati sulla sua pagina Facebook potrebbe prendersi anche il tempo di leggerlo e di prendersi quei cinque secondi che bastano per dichiararsi antifascista», attacca Schlein.
Perché la presidente del Consiglio non riesce a dichiarsi antifascista?
«Per chi è erede di una certa storia si pone una scelta e in questo ultimo anno e mezzo purtroppo più volte abbiamo assistito a chi cercava di legittimare il saluto fascista, a chi ha citato – membri del governo – parole di Mussolini e a chi cercava di riscrivere la storia di via Rasella. Penso che non sia accettabile. Ma la solidarietà va data anche a tutti quei professionisti e giornalisti che dentro la Rai ancora provano a fare servizio pubblico e a fare il loro mestiere».
Che cosa sta succedendo, siamo in piena campagna elettorale?
«Penso che ci sia un fastidio per il dissenso. Abbiamo visto cose molto gravi: attacchi alla magistratura, agli intellettuali, alle organizzazioni non governative.
Non si è mai visto che una partecipata pubblica come l’Eni consideri di vendere la seconda agenzia di stampa italiana, l’Agi, a un parlamentare della maggioranza. Quando parliamo di una deriva ungherese, intendiamo esattamente questo».
I giornalisti dell’Agi sono scesi in piazza, cosa può fare il Pd?
«Utilizzare tutti i nostri strumenti a disposizione. Abbiamo fatto un presidio sotto la Rai per denunciare quello che stava accadendo, che non ha alcuna logica aziendale, basti pensare all’abbandono di Amadeus».
Lei si candiderà?
«Stiamo lavorando, sono le ultime ore di valutazione. Posso anticipare una bella notizia: ho chiesto a Cecilia Strada di guidare la lista del Pd al Nordovest. Lo dico con emozione non solo per la sua storia, la sua esperienza di impegno in mezzo al mare a salvare persone, ma anche per il protagonismo nella giustizia sociale. E abbiamo chiesto la stessa cosa a una straordinaria giornalista come Lucia Annunziata. Apriamo alle migliori energie e alla società civile».
L’ha sorpresa la decisione di Ilaria Salis di candidarsi con Avs?
«No, anzi voglio essere molto grata con il papà del quale ho letto parole molto belle e significative, ricordando che siamo stati molto vicini. A prescindere da questa scelta continueremo a batterci per dire che non è accettabile vedere una cittadina italiana al guinzaglio, in catene, in un tribunale europeo».
La vicenda di Bari è un vostro tallone di achille?
«No, va affrontata con il massimo rigore e serietà. Ma non possiamo accettare strumentalizzazioni, né che si parli di un partito di mascalzoni, stiamo parlando di migliaia di persone che con enorme difficoltà e spesso senza risorse fanno il loro mestiere finendo loro stesse sotto la minaccia della criminalità organizzata. Ma non vogliamo piùvedere trasformisti e transfughi».
Conte non fa mistero di voler guidare il campo progressita. Che ne pensa?
«Il mio problema come segretario del Pd è che la gente ci chiede di costruire un’anternativa al governo più di destra della storia d’Italia, che colpevolizza la povertà e fa una scelta vergognosa che si chiama autonomia differenziata: non si è mai vista una patriota sedicente che spacca l’Italia in due. Trovo incredibile che i nazionalisti di questo Millennio possano essere la leva che consente alla Lega di spaccare l’Italia con un baratto molto cinico: vi diamo l’autonomia differenziata in cambio della riforma costituzionale. Ma la democrazia non è la libertà di acclamare ogni cinque anni un capo o una capa. Dietro quel “decidete voi” c’è un gigantesco “decido io per voi”».
Non teme di perdere voti a vantaggio dei 5 Stelle?
«No, sono stata eletta alle primarie in un momento di grave difficoltà e siamo riusciti a rialzare la testa. È stato un lavoro lungo e di certo non basto io, serve una mobilitazione collettiva. Ma da quando siamo qui non possiamo che essere felici di come è cambiata la percezione intorno a noi e di alcune battaglie.
A volte vinciamo e a volte perdiamo, tutti i giorni lavoriamo per costruire l’alternativa».
Cosa pensa dei comitati pro-vita nei consultori?
«È una violenza verso le donne. Un attacco al diritto all’aborto. Ma non
sono stupita».
Com’è possibile che Giorgia Meloni, la prima presidente del Consiglio donna non sia sensibile a un tema come questo?
«È una posizione ideologica. Non ce ne facciamo niente di una premier donna se non si batte per tutelare tutte le donne di questo Paese».
Le statistiche dell’Istat ci dicono che aumenta il numero di italiani che ha difficoltà ad acquistare medicinali di prima necessità.
«Dobbiamo difendere la sanità pubblica da questa destra. La premier mi ha attaccata dicendo che mentiamo perché loro avrebbero fatto il più grande investimento della storia e in termini assoluti può anche essere vero, ma la spesa sanitaria si calcola in base al Pil e sta diminuendo, andate a vedere i dati del governo».
Mario Draghi può essere una risorsa per l’Europa?
«Non è in discussione la stima per l’autorevolezza di Draghi, ma io faccio parte di una famiglia che sta candidando Nicolas Schmit che ha condotto una battaglia per il salario minimo e contro gli stage gratuiti, per noi è l’unico candidato alla presidenza della commissione europea»
Come la pensa sul fine vita?
«Penso che vada fatta finalmente una legge e vada data attuazione piena alla sentenza della Corte Costituzionale. Penso che il momento sia arrivato, le persone hanno diritto a un fine vita dignitoso, io mi batterò per questo».
Qual è la risposta migliore al tema dello spopolamento?
«L’unico modo per contrastarlo è portare i servizi nelle aree interne: salute, scuola, asili nido. Se la vita è troppo complicata, le persone saranno trascinate a valle».
Si voterà anche per alcune città importanti, Reggio Emilia, Modena, Firenze. Qualcuna la preoccupa di più?
«Sono fiduciosa. In tutti i territori il Pd ha provato a costruire un’alternativa solida, che non vuol dire ammucchiata ma mettere insieme le forze su un progetto coerente. Su 27 comuni capoluogo che vanno al voto, in 22 abbiamo trovato o stiamo trovando l’accordo. La migliore dimostrazione di come si può stare insieme su un progetto credibile è la straordinaria vittoria di Gaetano Manfredi a Napoli».