Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  aprile 19 Venerdì calendario

Intervista alla mamma di Moana Pozzi

inviato a Lerma (Ovada)Trent’anni senza Moana. Trent’anni senza Anna Moana Rosa Pozzi. Senza la diva del porno con il viso incantevole, senza una figlia.«Non è vero. Lei è qui. Parlo con Moana tutte le mattine. Alla sera recito il rosario e preghiamo. Io credo nell’aldilà. Voi direte: la madre di Moana Pozzi recita il rosario? Certo, la vita è così. Questo angioletto del Seicento, qui in ingresso, mia figlia lo aveva comprato dagli antiquari di Roma e lo teneva in camera da letto nella sua casa di Roma in via delle Fornaci. Gli dava i bacini, all’angioletto».La madre di Moana Pozzi vive a Lerma, fra le vigne del Gavi e il porto di Genova. Si chiama Rosanna Alloisio, ha 82 anni. È nata in questo paese di settecento abitanti. Niente minigonna, mai. Lunghe discussioni per potere indossare un paio di jeans. Qui frequentava l’istituto delle suore, quando un ragazzo di nome Alfredo Pozzi, uno studente che poi sarebbe diventato ricercatore nelle centrali nucleari di mezzo mondo, venne in villeggiatura con la sua famiglia. «Mio marito era un uomo molto particolare. Badava solo a se stesso. Era uno che non sopportava i peli dei cani. Teneva al lavoro e alla forma fisica. Suo padre, poverino, era morto giovane e di cento chili, così lui era terrorizzato di ingrassare».Che bambina era Moana?«Amava nuotare, ha imparato qui al fiume. Poi in Grecia, anche a Genova. Nel lago di Bracciano rimase avvinghiata in una gigantesca matassa di alghe, non tornava più a galla e stavo per morire di paura. Ma si buttava sempre, era un pesciolino. E poi imparava tutto velocemente. Ricordo quando ci trasferimmo in Brasile per il lavoro del padre. Una suora mi mandò a chiamare, e io temevo rimproveri. Invece, la suora disse: “In classe ci sono sessanta studenti. Nessuno parla il portoghese bene come Moana"».Quando si è accorta di essere così bella?«Sono stati gli altri a farglielo capire. Eravamo proprio a Bracciano, vicino a Roma. Eravamo là per il lavoro del padre. In un ristorantino giravano un film con Edwige Fenech, una donna bellissima. Moana aveva 16 anni, le bastò passare: “Lo sai che potresti lavorare nel cinema?"».Poi cosa è successo?«Ha posato nuda per i pittori, senza mai dirmi niente. Ha voluto trasferirsi a Roma per fare la scuola di recitazione. Io non ero per niente tranquilla. Il papà disse una frase che non sopporto ancora adesso: “Lascia che si rompa la testa, poi tanto i cocci sono suoi”. Non è mai così in una famiglia».A quel punto arriva Riccardo Schicchi: l’uomo che lanciò Moana e Cicciolina nel porno. Lei lo ha conosciuto?«Non voglio dire neanche una parola su quella persona. Però mi dispiace che, ancora adesso, la moglie vada in televisione a dire che conosceva Moana. Ma è falso. In tanti lo dicono, ma nessuno conosceva davvero mia figlia».Chi era?«Una persona molto diversa da me. Non so spiegare il suo mistero. Si dice che la mela cade vicino all’albero, ma non sempre è vero».Ancora: chi era Moana Pozzi?«Giudiziosa, attenta, seria. Si è comprata due case a Roma. Ma era anche una gazza ladra. Amava ogni cosa che luccicava. E vestiti, mobili, quadri. Era anche generosissima. Andava personalmente a fare beneficenza perché non si fidava. Donazioni agli ospedali, ma più spesso viaggi in Africa e in India».Avete litigato?«Tantissime volte. Una anche al telefono da Los Angeles. Ma dopo un po’ lei richiamava sempre e diceva: “Mammina, guarda che non le penso quelle cose brutte che ti ho detto"».Lei come esprimeva la sua contrarietà?«Dicevo: “Ma come fai a fare quelle cose?” Lei rispondeva: “Non ti devi arrabbiare, io sono questa che vedi. Non sono quella là».Il suo bigottismo di madre può averla spinta in direzione opposta?«Non lo so, ci ho pensato. Non saprei dirlo. Ma so com’era Moana quando tornava qui a casa»Com’era?«Mangiavamo la cima. Cacciavamo il padre e dormivamo insieme nel lettone. E quando ci stendevamo vicine, io non riuscivo a capacitarmi. Era sempre la mia bambina, una bellissima ragazza bambina. Era così innocente. Moana non aveva malizia».È vero che non amava il sesso?«Verissimo».Lei ha mai guardato un film porno di sua figlia?«No, non ce la farei. Non ho mai voluto farlo. E, a questo punto, credo che non lo farò mai. Ma sto iniziando a vedere le sue interviste».Capitoli amori: cosa ne dice?«Sapere scegliere gli uomini non era il suo forte. Fece questo matrimonio a Las Vegas, uno di quei matrimoni senza alcun valore. Aveva comprato una bellissima casa sulla Cassia, con due garage. Ma poi tornava sempre a dormire da sola».Della storia con Bettino Craxi avete parlato?«Sì, credo che sia stata anche a Hammamet da lui, perché mi raccontava di quanto fosse bella la luce del deserto. Una volta è tornata con una sua gigantesca cintura. Io non capivo. Anche in quel caso, dicevo: “Ma come fai? Tu sei bellissima. Lui ti usa"».Cosa rispondeva Moana Pozzi?«"Sei tu, mammina, che non capisci. È un uomo molto intelligente, possiamo parlare di tutto. E poi si prende cura di me, come di una figlia. Allorché io rispondevo: “Ma certe cose con una figlia non si fanno"».Qual è il luogo del cuore di Moana Pozzi?«Genova. Genova senza dubbio, lì dove è nata. Amava i carruggi, sapeva parlare il dialetto. Andavamo insieme a comprare le scarpe in via Luccoli, oppure a stenderci al sole a Boccadasse. Aveva anche conosciuto Fabrizio De André».Roma, invece, cos’era?«Il posto del successo. Diceva: “Questi soldi sono miei, me li sono guadagnati mammina”. E metteva altri bellissimi fiori sul terrazzo».Che fine ha fatto la camera da letto di Moana?«È qui. È la mia. Io dormo nel suo letto a baldacchino. Tengo sul comodino il libro che aveva lei: “L’eta dell’innocenza”. Questo è il fiocco azzurro con cui si legava i capelli. Queste sono le sue preghiere. Moana era profondamente religiosa. Sopra il letto teneva “La tavola del Cristo deriso”. Insieme eravamo state tante volte a pregare sulla tomba di Papa Roncalli».Gli amici?«Gli amici sono sempre pochi, questo vale per tutti. Lei, nei giorni prima di morire, era già in ospedale a Lione, mi disse che voleva fare un regalo a un architetto. Andai a comprare una bellissima penna stilografica. Ho conosciuto sia lui, sia la moglie. Sono loro ad avere tutti i vestiti di Moana, compreso il famoso vestito rosso. Per dieci anni ci siamo sentiti, poi non più. Avevano anche due quadri di Schifani appartenuti a mia figlia. Uno un po’ irriverente, con quel coso alzato che gli uomini hanno in mezzo alle gambe».Leggende sulla morta presunta di Moana Pozzi. Cosa può dire?«Leggende faIse. Morte vera. Ho qui tutti di documenti. Scoprì il tumore al fegato al ritorno da un viaggio in Africa. Era stanca, con gli occhi giallicci. Sette mesi dopo non c’era più».Perché non ha mai voluto dire dove sono le sue ceneri?«Perché Moana odiava i cimiteri. Quando si trattava di andare a salutare dei parenti, lei diceva: “Non voglio andarci, ti prego non mi portare”. E io non voglio che nessun posto per lei, adesso, possa ricordarle un cimitero».Siamo al 15 settembre 1994, quasi trent’anni fa. All’Hotel Dieu di Lione. Cosa ricorda?«Moana mi disse: “La nonna è venuta a trovarmi”. Ma la nonna Rossana era morta. Lei insisteva: “Davvero, la nonna è venuta da me”. Era la morfina. Io non avevo capito che la malattia fosse così grave. Moana era bellissima, una bambolina. Le gambe stupende. Parlavamo del futuro, di tornare a casa».E poi?«Poi sono uscita a comprare dei dolci, perché lei amava i dolcetti. Al ritorno, mi sono seduta accanto al suo letto. Moana ha detto: “Grazie mammina, ora dormo un po’. Li mangio poi domani"». —