la Repubblica, 18 aprile 2024
Discovery, il colosso americano all’assalto di news e pubblicità
L’ultima – ma sarà una serie lunghissima – è di Fiorello nella mattina di Viva RaiDue. Il ruolo è quello, che lo diverte parecchio, di distributore di carte mediatiche, con spariglio incluso: «Discovery sta trattando per avere l’intero blocco informativo di La7». E peccato se l’una e l’altra si affrettino a smentirlo. Significa, significherebbe, oltre a Floris di cui si è già parlato, proprio la struttura guidata da Enrico Mentana con Tg e talk inclusi, magari.
Tutti parlano di Discovery, e ci sarà un motivo. Dietro, l’americana Warner Bros, capacità di spese illimitate e progetti che possono terremotare lo scenario tv e niente sarà mai più come prima, o qualcosa del genere. Con un nuovo attore gigantesco che decide di far valere il proprio peso.
Tra l’altro, parlando di cose già in pista: il più grande spettacolo del mondo è di Discovery. Inizia tra cento giorni esatti e si chiama Olimpiade, a Parigi, droni permettendo. I diritti globali sono di Discovery (Rai ha le cose essenziali, forse la ciccia, ma le Olimpiadi sono tutta ciccia). La mossa recente – geniale – è stata quella di annunciare che, come mezzo di trasporto per tutte le gare dei giochi, Discovery userà i canali pay di Sky, senza costi aggiuntivi. Come a dire, le cose si fanno in grande e come si deve, o non si fanno.
E poi c’è Amadeus, che è l’uomo immagine di quel mercato che, a giorni, a settimane, a mesi, rischia di far impallidire, e stavolta sul serio, quello dei calciatori. Libertà di progetto, intrattenimento, preserale, prime serate e vai con la fantasia sfrenata, magari anche il Festivalbar 4.0.
Si discute, si dice che i Pacchi restano pacchi anche senza Ama e anche sulla Rai: servirebbe un sondaggio. Si prendono gli spettatori dell’attuale Affari Tuoi con Amadeus – ieri quasi sei milioni, uno sproposito, la vera prima serata della tv italiana – e gli si chiede: «Prossima stagione, tutti i giorni, ore 20.30: su Raiuno ci sono i pacchi con Stefano De Martino, o un altro a piacere. Sul Nove, in basso a destra sul telecomando, su che non è difficile, c’èAmadeus con iSoliti Ignoti (programma amadeusiano in scadenza di contratto Rai). Lei cosa guarderà?». C’è caso che molti tra quelli che diranno Raiuno penseranno alla fatica di rinunciare alla trafila di tutte le sere, il Tg1, Vespa come tassa, e poi finalmente gli amatissimi pacchi. Quindi a Discovery manca quello, il traino sontuoso e prestigioso. Non è Vespa, tranquilli, ma è appunto il Tg, e qui arriviamo al Fiorello di stamattina. Se si va in porto incotal guisa, allora altro che terzo polo, per quanto potenziale.
Controindicazioni: c’è caso che di fronte a tanto attivismo discoveryano, gli altri a un certo punto decidano che magari qualcosa da dire ce l’avrebbero anche loro. E si parla sì di Urbano Cairo e del Terzo polo in carica attualmente, ma si parla soprattutto di Mediaset: per identità e prospettive, per quanto fantasiose, che si possano immaginare, Discovery sembra disegnare sé stessa nel futuro come polo commerciale deluxe, nuovo, pieno di attrattiva e personaggi (ultime nel vortice, Belen, Barbara D’Urso, ormai vale qualunque nome venga in mente). Un polo senza certe zavorre del passato e a quel punto magari anche assai cool per un pubblico più esigente, ammesso che esista ancora. Per il Biscione, una prospettiva inquietante, soprattutto per l’ovvio assalto avversario al deposito pubblicitario di Zio Paperone. Ne hanno passate tante, e stravincendo, da quelle parti, ma stavolta chissà e i tempi sono cambiati per tutti. A breve, facile previsione, uscirà qualche rumor sulle attuali star di Discovery che hanno rischiato e prodotto finora, magari col broncio di fronte ai nuovi arrivi: ma sarà robetta e in queste cose conteranno gli ordini di scuderia nelle potentissime bande amate dei mega-agenti che gestiscono i giochi veri.
E infine, forse è meglio dimenticare una modalità di racconto (tutto per non dire narrazione) che qualcuno sta cercando di far passare. A Discovery sono americani, addirittura la ciclopica Warner Bros, dall’Italia abilissimi dirigenti squadernano oltreoceano i dati d’ascolto di Amadeus, i dollaroni che ha fatto guadagnare alla Rai, il futuro radioso e dall’America rispondono “wonderful!”, firmano gli assegni e riprendono a mangiarsi l’hot dog. C’è caso che sia una versione un tantino superata, di vecchi mondi che è bello immaginare ancora: e che la realtà sia ormai diversa e avviata, in cose di televisione, a rivoluzionare tutto quanto, o quello che ne rimane.