Corriere della Sera, 18 aprile 2024
Intervista a Fabio Caressa
Fabio Caressa oggi compie 57 anni. È reduce da un viaggio speciale. Né stadi, né partite; né colleghi, né comodità. Lui, giornalista sportivo, voce di Sky Sport e la sua secondogenita Eleonora hanno fatto coppia – «I Caressa» – nel reality «Pechino Express» su Sky Uno : una sfida accesa, tanta passione e fatica. Li davano vincenti, ma la settimana scorsa (in realtà il programma girato in Vietnam, Laos, Sri Lanka è stato registrato in autunno) sono stati eliminati.Come succede che la voce del calcio decide di partire con sua figlia per un viaggio avventuroso?
«Siamo grandi fan di Pechino e ci dicevamo: “Pensa come sarebbe bello farlo?”. Lo seguivamo tutti in famiglia (Benedetta Parodi è moglie di Fabio e insieme hanno tre figli: Matilde, Eleonora, Diego, ndr) ma io e Eleonora eravamo i più assidui. Siamo partiti con l’idea di fare una gara e vivere un bel rapporto tra di noi. La nostra complicità è stata importante da un punto di vista valoriale. Ci aiutiamo e sosteniamo. Il fatto che sia emerso tutto ciò, anche nei momenti di difficoltà, non era scontato».
E i telespettatori hanno gradito molto.
«Vedere un bel rapporto padre-figlia ha solleticato l’emotività della gente».
Cosa condivide con gli altri figli?
«Con Matilde coltivo la passione per la musica; con Diego quella per il calcio».
Si è molto arrabbiato per l’eliminazione da Pechino – votati dalla coppia dei Pasticceri, composta da Damiano Carrara (suo amico) e il fratello Massimiliano – e non l’ha nascosto...
«Sono rimasto deluso, ma alla fine è una gara, finisce lì. Mi dispiaceva per Eleonora, ci stavamo divertendo».
Avete litigato a «Pechino Express»?
«No. Io sono un fiammifero che si accende e si spegne, Eleonora tiene più il muso. Prima di partire le ho detto: non teniamo il muso, però. E così è stato».
Tra poco ci saranno gli Europei di calcio.
«Ripongo grande fiducia in Spalletti, ha fatto cose importanti. E ha espresso bene il concetto che ci sono valori da rispettare per essere in quel gruppo. Spalletti ha criticato chi passava la notte a giocare con la playstation e Scamacca ha deciso di buttarla».
Qual è la frase che ha «urlato» nelle partite più importanti che meglio la rappresenta?
«Sicuramente “Andiamo a Berlino!” al termine della semifinale Italia-Germania (partita, nel 2006, che portò l’Italia alla finale mondiale, poi vinta contro la Francia, ndr). Ci sono generazioni che non erano neanche nate e conoscono quella frase, è diventata anche un modo di dire».
Lo farete prima o poi un programma lei e sua moglie Benedetta?
«È il sogno della nostra vita: aprire le telecamere sulla nostra cucina e soggiorno. Siamo orgogliosamente una famiglia media: calcio, cucina, figli. Mentre Benedetta sta ai fornelli, io guardo l’Eredità, giochiamo, aperitivo, poi arrivano i ragazzi».
Insomma, raccontare la vostra quotidianità?
«Sì, ma non in stile Kardashian, ma per trasmettere la gioia di una vita familiare».
Sembra proprio orgoglioso della sua famiglia.
«Sì, io e Benedetta stiamo scrivendo un libro sui 25 anni del nostro matrimonio. Ci saranno tanti aneddoti, nulla di pruriginoso eh».
Segreti per la felicità di coppia?
«Rispettare l’altro e la sua libertà; non essere gelosi; parlare sempre e non far sedimentare i problemi».
Abbiamo trovato i nuovi Sandra e Raimondo?
«Non mi permetterei mai, loro, per noi, sono idoli inarrivabili».
Cosa deve alla sua famiglia?
«Sono cresciuto grazie a mia moglie e ai miei figli. E mi hanno fatto capire alcuni aspetti del patriarcato che la mia generazione ha radicati dentro».