Corriere della Sera, 18 aprile 2024
I vip del vino
verona «Il vino dealcolato? Come consumatore ho una risposta molto semplice: mai. Come produttore dico che bisogna fare ciò che vuole il mercato, offrire qualità anche in qualcosa che avremo difficoltà a chiamare vino». Parola di Massimo D’Alema, fondatore con la moglie Linda Giuva dell’azienda La Madeleine, a Narni, Umbria.
L’ex premier ha partecipato alla degustazione che ha chiuso l’edizione 56 del Vinitaly a Verona «I vini di personaggi da altri mondi». Un appuntamento organizzato da Casa Corriere, lo stand del Corriere della Sera. Per raccontare, come ha spiegato l’enologo di D’Alema, Riccardo Cotarella, la passione di chi arriva da altri settori, dalla politica al cinema, «e viene rapito dalla magia di creare il proprio vino». Assieme a D’Alema (con la moglie e la figlia Giulia, neo amministratore delegato della cantina) c’erano, con le loro bottiglie, l’attrice Carole Bouquet, che da 27 anni si dedica al Passito di Pantelleria «Sangue d’Oro», e Andrea Barzagli, ex calciatore della Juve e campione del mondo, ora produttore in Sicilia nella Doc Faro. E, infine, Carlo Cracco e la moglie Rosa Fanti: insieme hanno acquistato un’azienda agricola nel 2019, Vistamare, a Santarcangelo di Romagna: il loro Trebbiano Fiammarossa ha già ottenuto un punteggio record, 96 punti, da James Suckling sulla guida ai vini del Corriere.
Chiusi i battenti di un Vinitaly da 97 mila presenze, affollato di buyer (soprattutto statunitensi e tedeschi) e di ministri (in testa Francesco Lollobrigida), resta nell’aria il tema che ha fatto scontrare gli operatori: il vino no alcol. Un gruppo di aziende lo vuole: Argea, Doppio Passo, Hofstätter, Mionetto, Schenk, Varvaglione 1921, Zonin1821. Lollobrigida ha chiarito che non si può chiamare vino. Manca una legge per produrlo in Italia, è invece consentito in altri Paesi. Le aziende hanno aggirato il divieto: il vino italiano viene dealcolato in Germania o in Spagna e poi riportato in patria o esportato.
«Non criminalizzo, anzi rispetto il nuovo che avanza – dice D’Alema – spero che rimanga una nicchia di estimatori di grandi rossi, mi iscrivo a questa minoranza, siamo sempre di meno». L’ex premier ha dedicato l’ultimo vino, un Ciliegiolo, alla moglie: «L’ho chiamato Flo, come chiamo Linda. L’ha scelto Giulia, assieme a un nuovo rosato. Ero partito con i vitigni internazionali, mia figlia ha voluto qualcosa che ci avvicinasse al territorio e ai giovani». La cantina? «Va bene, stiamo crescendo, vendiamo più di metà all’estero».
Decollano anche i neo-agricoltori Cracco-Fanti. «L’azienda era abbandonata – ha raccontato lo chef presentando il suo Trebbiano in anfora, creato con l’enologo Luca D’Attoma – cercavamo una casa di campagna, l’abbiamo rimessa in piedi. Il vino è la parte più divertente, lo servo al ristorante in Galleria a Milano. È una passione che ho da quando ero ragazzo».
«Non sapevo nulla di vino quando ho iniziato, adesso vado in cantina e accarezzo le presse. Abbiamo sei etichette con le varietà della nostra zona», spiega Barzagli. «Se ho portato i vini ai miei colleghi calciatori? Abbiamo degustato con altri campioni, tra questi Marchisio è uno che ci capisce». Infine Carole Bouquet: «Sono arrivata a Pantelleria per caso, con Isabella Rossellini, ho visto un dammuso, per anni ne sono stata lontana, poi l’ho comprato senza seguire i consigli di tutti. Volevo un passito fresco, non dolce, da viti centenarie. Ce l’ho fatta».