il Fatto Quotidiano, 18 aprile 2024
Intervista a Tosca
“Dalla mi portò nel ristorante Da Vito. Mangiammo nel retrobottega, lì conobbi Guccini, che inforchettava tagliatelle. Era il ’93. Mamma si preoccupò: ‘Perché siete andati nelle cucine? Eri vestita male?’”.
Era vestita male, Tosca?
No, è che con i grandi ti senti subito a casa. Nonna ripeteva: ‘la cultura è come la marmellata, meno ne hai e più la spalmi’. Con Dalla, Fossati, il Maestrone ti accomodavi al loro desco e ti sentivi accolta. E che sogno sarebbe oggi un album con canzoni scritte per me da quelli che ancora mi mancano: Vecchioni, Conte, De Gregori.
Intanto dopodomani, per il Record Store Day, esce un 45 giri prezioso con una doppia Bella Ciao. Su un lato la versione del solo Guccini già proposta su Canzoni da Osteria, sull’altro il vostro duetto.
Francesco mi aveva ascoltato a Propaganda Live, dopo un lavoro fatto con le ragazze iraniane a Officina Pasolini. La rivolta delle donne a Teheran per l’assassinio di Mahsa Amini. Nel disco intonerò un verso in farsi, la lingua persiana.
Sostiene Guccini che Bella Ciao non sia un canto partigiano. Gli oppositori di Netanyahu l’avevano trasformato in Bibi Ciao.
Ci sta. Visitai Gaza nel 2000. Mi dissi: qui un giorno scoppierà un casino definitivo. Non c’è mai stata parità. Alle famiglie palestinesi venivano staccate le utenze domestiche, poi mandavano l’ufficio d’igiene per cacciarli. Se tratti in un certo modo la gente, alla fine reagisce male. Va trovata una soluzione per la convivenza: il sangue chiama sangue.
È un’artista giramondo. Che ha trovato di bello là fuori?
Il rispetto per le parole. Da noi le canzoni d’autore si vanno appiattendo verso l’intrattenimento, il ‘famo caciara’. Poi scopri le voci di culture meno oscurate e trovi magie: pure star come Billie Eilish o Lady Gaga pesano le frasi. E ci sono dee ovunque: l’islandese Laufey, la spagnola Silvia Pérez Cruz, la portoghese Maro. Per creare incanti serve materiale. Se agli attori togli Shakespeare che declami?.
In Italia invece.
Avessi vent’anni me ne andrei. Sento intorno la rassegnazione, il ‘tanto ormai’. No: perché arrendersi al qualunquismo dilagante? I ragazzi sono prede di una dittatura mediatica. Se pensi oltre a quel che vedi sui social sei tagliato fuori dalla massa. Il terrore dei giovani è quello: essere out se non fai lo stadio o se toppi un pezzo. Fa male vedere che pochi si concentrino sull’emozione.
Vent’anni fa moriva Gabriella Ferri, che le aveva dato la benedizione per proseguire il suo percorso. Oggi cosa vorrebbe dirle?
Che nutro lo stesso suo scoramento nei confronti del sistema. Ma la incoraggerei a proseguire per la sua strada. Inevitabile che la tv a un certo punto la snobbasse, proprio perché era una grande. La spingerei con dolcezza per evitare quel primo down: se ti immobilizzi è finita. L’ho imparato sulla mia pelle. Però ho avuto la fortuna, io che non sono madre, di fare ‘bimbi’ amatissimi. Come l’album Morabeza, il figlio della mia maturità.
Lei pratica l’arte dell’incontro, come negli eventi speciali ‘D’Altro Canto’ all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
In Brasile hanno la tradizione di ‘serate’ dove puoi scambiare storie, poesie e musica su uno stesso palco. Tutto nasce lì per lì. A me quest’anno sono stati proposti appuntamenti ‘unici’. Quello di febbraio lo abbiamo dedicato a Napoli con Peppe Barra, Raiz, Serena Rossi, Toni Servillo, a marzo sul cinema con Rita Marcotulli, Filippo Timi, Stefano Fresi, Massimiliano Bruno. A dicembre penserò a una follia sul Natale, ma il 31 ottobre, per Halloween, il tema sarà le streghe. Ce ne sarà una romana e altre d’adozione.
Anche la sua amica Paola Cortellesi?
Chissà. Con Paola abbiamo debuttato da ragazzine, i cori per Arbore sul Cacao Meravigliao. Ogni volta che ci vediamo mi chiede di imitare il mio cane, ci ammazziamo dalle risate.
Il futuro dell’Officina Pasolini?
Sanguino al pensiero che a svendere un luogo dove si fa cultura sia stata l’ex giunta regionale di sinistra, quella di Zingaretti. Vogliono far sloggiare lo studentato perché la Farnesina e Sport & Salute possano piazzare degli uffici, una sala conferenze e un parcheggio di auto blu. Spostarci in un’area inadeguata significa distruggere il futuro dei nostri ragazzi.