La Stampa, 17 aprile 2024
Nessuno è innocente
Un’amica mi impone di leggere La Panne, racconto di Friedrich Dürrenmatt. Lo compro (un bell’Adelphi rosso) e la prima sera libera affronto le ottanta paginette. È la storia di un agente di commercio, Alfredo Traps, cui si rompe l’auto ed è costretto a trascorrere la notte in un villaggio. Poiché gli alberghi sono pieni, si fa ospitare da un giudice in pensione che ama trascorrere le serate in casa con tre compari: un pubblico ministero, un avvocato e un boia, tutti a riposo. Per non annoiarsi, amano inscenare processi a personaggi della storia oppure, meglio, a gente di passaggio come appunto Alfredo. Ma io non ho commesso reati, protesta lui. Un reato si trova sempre, gli rispondono. E mentre a tavola si susseguono vini pregiati e portate pantagrueliche (brodo di tartaruga, zuppa di champignon, pollo ripieno di rognoni… vado a memoria), il processo si addentra nella vita di Alfredo, deliziato, anzi entusiasta del gioco. In fondo lui è innocente, c’è solo da spassarsela. I predecessori magari erano colpevoli, spasso doppio, ma lui di certo no. E tale sicurezza si fa goffaggine, l’imputato è al punto persuaso della sua rettitudine da offrire lui stesso gli elementi della colpevolezza, fra risate omeriche di bocche sbrodolanti. Al cognac, dopo requisitoria e arringa, il giudice pronuncia la condanna alla pena capitale, per l’omicidio di un collega detestato da Alfredo e morto d’infarto. Sembra un paradosso, ma non lo è: nessuno è mai davvero innocente. Niente paura, è tutto soltanto un gioco. Ma un gioco da cui Alfredo non sa più uscire, fino a eseguire la condanna da sé, e si impicca. Praticamente, la storia del Pd.