Corriere della Sera, 16 aprile 2024
I «consigli» dei vecchi capi che i nuovi non ascoltano mai
Pare ormai certificato che la gente dia buoni consigli quando non è più in grado di dare cattivo esempio. Opinioni, pareri, punti di vista, suggerimenti, ammonimenti, avvertimenti, ammaestramenti, avvisi, esortazioni. Quanti sinonimi per un sostantivo che porta con sé mille sfumature, che vanno dall’amichevole all’inquietante. Siamo un po’ tutti assediati dai consigli, e la politica non fa eccezione. Che poi uno dice: che c’è di meglio di un leader senior che, dall’alto della ormai raggiunta serenità olimpica e disinteressata, dà consigli a un leader junior? E invece manco per niente, eccolo qua il consiglio che brucia come una frustata, o che te li mette tutti contro perché non lo segui, o addirittura punta a farti cadere in trappola.
Umberto Bossi, per esempio, che da rude uomo del Nord non sta tanto a perdere tempo in sottigliezze. «Matteo, lo vuoi un consiglio d’amico? Fatti da parte. Meglio ancora: togliti dai piedi. E quelli tra voi, leghisti, che hanno ancora un po’ di cervello, si sbrighino a mandarlo a dare il pane alle papere o a guardare i cantieri, ché quello lì la questione settentrionale non sa nemmeno che cosa sia». Salvini lo ha già più volte raccontato che quando era poco più che un ragazzino il Senatùr lo riempiva di insulti, e quindi c’è abituato e lo ascolta con gratitudine. Anche se poi, quando parla con i suoi a quattr’occhi pare che dica di Bossi cose vietate ai minori.
Ma il segretario del Carroccio può consolarsi, perché comunque è in buona o pessima compagnia. Eccolo allora Romano Prodi, che con la sua paciosa aria di curato di campagna tira tra i piedi di Elly Schlein un siluro mica da ridere, a lei che pensava magari di candidarsi alle elezioni europee come capolista in tutte le circoscrizioni: «Se ci metti cinque candidature e poi ne scegli una vuol dire che alle altre quattro non ci vai. In alcuni casi non ci vai proprio. Questo è un vulnus per la democrazia». Altro che consiglio, questa è proprio una bella mazzata. Anche se il Professore ci tiene a smentire che sia un attacco alla segretaria: «Io non stoppo nessuno, parlo solo di candidature multiple. Se continuiamo a indebolire la democrazia, poi non ci lamentiamo se arriva la dittatura». Alla faccia del bicarbonato di sodio, direbbe Totò. Ma pure Massimo D’Alema è generoso nel regalare consigli alla segretaria: «Alcuni atteggiamenti di Conte riescono irritanti, ma Schlein si è dimostrata quella più consapevole che alla fine queste opposizioni si dovranno presentare unite. Però Conte e Schlein non bastano, hanno bisogno di avere anche una componente più centrista». Poi magari viene da chiedersi chi lo avesse consigliato in tema di alleanze, quando alla nascita del D’Alema 2 si prese come sottosegretario, per poche ore, il mussoliniano Romano Misserville.
Sotterranea, carsica, circola pure una domanda subdola: chi consiglia i consiglieri? C’è insomma anche chi sospetta che ci sia chi sfrutta la più che umana vanità dei leader che furono per tentare di azzoppare i leader in campo: «Dài, diglielo tu che sei un padre nobile, a te deve ascoltarti di sicuro…».
Nemmeno chi sta sullo scranno più alto di Palazzo Chigi si salva. Gianfranco Fini: «Spero che Giorgia Meloni colga l’occasione del 25 aprile per dire senza ambiguità che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo quando è nata An… Meloni è abile e preparata, ma ora apra Fratelli d’Italia e sia più liberale sui diritti civili…». Che Giorgia non abbia fatto salti di gioia per questi consigli lo sanno pure i sassi e le viene in soccorso Tolkien: «I consigli sono doni pericolosi, e tutte le strade possono finire in un precipizio». Poi c’è Beppe Grillo, che almeno lui non si preoccupa poi tanto di ammantare da consigli i suoi giudizi su Giuseppe Conte, e senza perdere tempo passa direttamente all’invettiva: «I problemi del Movimento non potrà mai risolverli, perché non ha visione politica né capacità manageriali… Se deroga sul secondo mandato dovrà fare a meno di me… Era un c. di professorino che stava lì a fare l’esegesi del diritto romano… È perfetto per la politica, parla e non si capisce niente…».
Certo, c’è da dire che i leader junior il più delle volte non li stanno a sentire proprio, i senior. E non ascoltare non sempre porta bene, basti pensare a Renzi e al referendum, o a Salvini con il Papeete. Allora magari per i leader valgono da monito le parole del Profeta: «Accattò, senti quello che te dice er Profeta: oggi te vendi l’anello, domani la catenina, fra sette giorni pure l’orologio e fra settantasette giorni nun c’avrai nemmeno l’occhi pe’ piagne». Da «Accattone», film d’esordio di Pier Paolo Pasolini.