La Stampa, 14 aprile 2024
La tv di Amadeus è una vetrina social, un corpo estraneo nella Rai di governo
In questi anni Amadeus è stato per la Rai la gallina dalle uova d’oro (si parla di una media di 100 milioni di introiti pubblicitari all’anno per le casse del Servizio Pubblico). Nello stesso tempo Amadeus non era esente da critiche perché le sue specificità collidevano con la linea editoriale ufficiale. Ricordiamo che con Sanremo Amadeus ha inanellato una serie di record di ascolto mai visti prima. Nello stesso tempo è stato multato su denuncia del Codacons per pubblicità occulta a Instagram.
Questa presunta colpa va a colpire quella che secondo me è la migliore dote di Amadeus: la visione multimediale che implica il passaggio della tv generalista tradizionale alla Total Tv, una televisione in cui l’audience è integrata e trainata dall’interazione con gli altri media. La definizione è introdotta da Massimo Scaglioni nell’Annuario 2022 della tv “Dalla tv allo streaming”. Da tempo l’Auditel, accanto alla rilevazione dell’audience tradizionale, fornisce la Total audience comprensiva del consumo tv sul piccolo schermo e del consumo televisivo su altri dispositivi. Cito da Auditel: «Ai 45 milioni di apparecchi tv presenti nelle case degli italiani si sono aggiunti circa 75 milioni di nuovi schermi connessi: un cambiamento rilevante. Che ha inciso profondamente sulla fruizione di contenuti televisivi: non più solo familiare, ma anche individuale».
Sanremo incrementava gli ascolti, soprattutto del pubblico giovane che è il più ambito dai pubblicitari, attraverso un rapporto incrociato di commenti sui social. E non a caso i personaggi social, pur essendo spesso deludenti nelle loro performance televisive, hanno caratterizzato nel recente passato i picchi d’ascolto delle tv generaliste, da Sanremo al record di ascolti di Ferragni da Fazio, al record di Fedez da Belve della Fagnani. Secondo questa logica di Total Tv non è tanto il Festival a far pubblicità a Instagram, quanto Instagram a far da volano agli ascolti di Sanremo! Amadeus è non solo conduttore ma autore. Come tale si rivolge ad un pubblico determinato: la platea giovane dei social e dei talent televisivi. I suoi Sanremo non sono altro che la messa in bella copia dell’industria della musica che gestisce anche le nuove generazioni di artisti, tramite i talent. Reciprocamente Amadeus riesce a conferire a questo mondo di talenti emergenti credibilità ed autorevolezza facendo riferimento alla memoria storica del Festival tramite la rievocazione dei successi storici della manifestazione. Ma soprattutto tesse una rete multimediale che vuole avere nei social e nell’interazione social/musica, la sua cassa di risonanza.
In questa operazione mediatica Amadeus si distanzia in qualche modo dalla propaganda che caratterizza oggi il Servizio Pubblico. In realtà i suoi programmi danno spazio al mainstream con la ripetizione di temi come la fluidità di genere, la resilienza, l’agenda verde, ma tutto questo è gestito come un tributo dovuto allo spettacolo e non tanto e non solo come scopo dello spettacolo. Amadeus amministra le tendenze ideologiche come mode e trend giovanili e la loro esibizione come un tributo alla moda del momento e non ad una qualche forma di verità superiore. I concorrenti si presentano in veste transgender, ma ci viene risparmiata la retorica conseguente. O meglio, sono gli ospiti a fare propaganda. Quando deve farla personalmente Amadeus legge da un gobbo, con la voce asettica di Alexa (la voce di Amazon), testi precompilati. Il suo scopo finale è quello di una grande vetrina delle tendenze in corso, senza porsi il problema del significato ideologico di queste tendenze. Il copione ha funzionato e funziona a livello di ascolti, ma in una Rai dipendente direttamente dal Governo, secondo le regole dettate dalla riforma Renzi, può rivelarsi un corpo estraneo.
Analogamente l’opposizione politica non aspira che a conquistare il centro della propaganda chiedendo una maggiore centralità. Di fronte alla propaganda è preferibile il disimpegno totale e lo sviluppo delle potenzialità del mezzo. Ma la politica non può apprezzare le capacità mediatiche di Amadeus che, in una rete come la Nove possono trovare completa valorizzazione. La Nove è una rete Warner. Come tale conosce e gestisce la multimedialità. Ed è al centro di un puzzle che gradatamente sta costruendo un nuovo modello di televisione generalista intesa come Total Tv.