Il Messaggero, 14 aprile 2024
Intervista a Nicola Savino
È fissato con il game show, Nicola Savino, 57 anni, uno degli uomini della tv italiana di maggior talento, preparazione ed esperienza (sul fronte radiofonico è da anni uno dei senatori di Radio Deejay). Così dopo due stagioni passate a condurre 100% Italia, che ogni giorno ha messo insieme una media di 480 mila telespettatori (nel 2013 su Rai2 ne fece un altro che andò così e così, Un minuto per vincere), il 29 aprile torna su Tv8 sempre alle 20.30 – con un nuovo game show, Tris per vincere, versione rivista e corretta dello storico Il gioco dei nove, già condotto da Raimondo Vianello, Gerry Scotti ed Enrico Papi. Anche in questo caso ci sono nove personaggi più o meno noti chiamati a rispondere a domande di ogni tipo. Fra loro anche Gene Gnocchi, Raul Cremona, Fabio Canino e Linus, da anni suo amico e partner in radio.
Aveva detto che sognava di diventare come Gerry Scotti: cosa non ha funzionato?
«Tutto bene. È solo alternanza».
Di solito squadra che vince non si cambia, o no?
«È vero. Ma non si può fare la stessa cosa tutto l’anno. Anche un grande come Gerry ha sempre sperimentato».
In che campionato sta giocando?
«Credo, e spero, in serie A».
Per caso è sazio?
«Mai. Gli stimoli arrivano anche da questo “sicuro precariato”, come cantava Samuele Bersani».
Ha lavorato per Rai, Mediaset e adesso Sky con Tv8: nessuno l’ha cercata dal Nove?
«No. Ma sto bene così. Con me e la Gialappa’s Tv8 è cresciuto ed è bello farne parte. Con il quiz ogni giorno entro nelle case della gente all’ora di cena, si diventa di famiglia. Le persone mi fermano per strada. Per me è una specie di orgasmo».
Esagerato.
«Vabbè, una gioia».
A quell’ora su Tv8 c’è il 2,2 per cento delle persone che hanno la tv accesa.
«C’è ancora tanto da fare, lo so. Però non è che il Nove di solito faccia chissà quali ascolti».
Nel 2022 per Raiplay, durante Sanremo, aveva condotto con successo “Il giovane Old”, contenitore di musica, chiacchiere, comicità: perché non ci sono stati sviluppi?
«Dalla Rai nessuno si è fatto vivo. I nuovi dirigenti non li conosco, tranne Marcello Ciannamea, direttore del Prime Time, ma sento spesso amici della “macchina Rai” che sanno quando scadono i miei contratti».
Quando?
«Non mi impegno mai per più di un anno».
Con questa nuova Rai lavorerebbe?
«Certo. Niente è cambiato: come sempre l’editore è il Parlamento. Io ho avuto per anni un direttore leghista che mi ha garantito libertà totale. E con Renzi al governo anche in quel caso, nessun problema».
Quel direttore leghista di cui parlava è Antonio Marano, che di lei disse “Savino è un finto comunista": conferma?
«Sì. Ma la verità è che la politica non l’ho mai frequentata».
Marano aveva ragione?
«Nessuno mi affibbierà mai una etichetta politica. Lui ci provò perché lo prendevo in giro sulla retorica della Padania libera».
Sembra un democristiano.
«Da anni i miei dispositivi elettronici hanno i nomi di politici della Prima Repubblica come Fanfani, Spadolini...».
Non si sente un po’ escluso come il giovane Holden Caulfield, dal giro che conta?
«Assolutamente no. La mia agente, Graziella Lopedota, gioca in Champions League e insieme stiamo costruendo qualcosa che darà ancora più frutti. La tv è come il tempo in alta montagna o in mare aperto, cambia molto velocemente».
Allora se domani le dovessero offrire la conduzione di Sanremo, senza la direzione artistica, accetterebbe o no?
«Ora prima di me ci sono altri: Carlo Conti, Alessandro Cattelan, Stefano De Martino...».
Lei quest’anno compie 57 anni, gli stessi che aveva Amadeus quando fece il suo primo Sanremo. Lei ha praticamente lo stesso curriculum: perché non si fa avanti?
«Adesso sto navigando da un’altra parte. E poi fare il conduttore-direttore artistico di Sanremo è come l’elezione del presidente della Repubblica, devono incastrarsi mille cose insieme».
Addirittura?
«Sì. E nel 2025 si dice che molto probabilmente lo farà Carlo Conti. Con lui ho fatto due Dopofestival, è bravissimo».
Il 29 aprile Linus debutta al Teatro Alcione di Milano con lo spettacolo musicale, e non solo, “Radio Linetti": l’anno scorso a Milano non doveva fare qualcosa di simile anche lei con “Il giovane Apollo”?
«Sì. Non l’ho più fatto perché fra radio e tv non avevo il tempo di respirare. Un peccato».
Quest’estate festeggia 15 anni di matrimonio: come si fa a durare così tanto?
«Pensi che io e Manuela ci siamo sposati dopo dieci anni esatti di fidanzamento... Non lo so come si fa. Non diamo nulla per scontato, cambiamo spesso casa e non ne abbiamo una al mare. Insomma, ribaltiamo spesso il tavolo».
Cambiate casa ogni quanto?
«Ogni volta che ci va. Non l’abbiamo comprata proprio per questo motivo: essere liberi. Abbiamo appena traslocato».
Sua figlia Matilde, 18 anni,ha tentazioni alla Josè Sebastiani, il figlio di Amadeus, e quindi le suggerisce canzoni, artisti etc: vuole fare il suo lavoro?
«No, almeno per ora. Ma a lei piace tantissimo la musica. E come Amadeus fa con Josè, io chiedo a lei delle dritte. Ha le antenne più attente e fresche delle mie».
Per quanto riguarda Deejay come si sta in un’azienda, di proprietà di un gruppo (Gedi, ndr) ultimamente al centro di mille polemiche e problemi?
«Io so solo che Radio Deejay è un’isola felice e di questo forse bisogna ringraziare Linus che da bravo manager ci tutela erigendo palizzate. Noi siamo un’altra cosa, come la Ferrari».
Ha sempre problemi di incubi e urla nel sonno?
«Sì, sono messo male ma a differenza dei miei genitori tengo duro e non uso farmaci».
Come si cura?
«Agopuntura, ipnosi, meditazione. Poi prendo cose tipo il biancospino, l’evanescence, fiori di Bach, cose naturali. Non mollo».
Prima dei 60 anni cosa le piacerebbe fare?
«Una prima serata con musica e ospiti».
Modelli?
«A me piacciono quelli che hanno un basso profilo: Claudio Bisio, Fabio De Luigi, Carlo Conti... Bravi e perbene».
Merce rara nel suo ambiente?
«Il mio mondo è uguale a tutti gli altri. Vorrei proprio vedere cosa succede in una riunione di una banca d’affari o in una grande azienda. Noi almeno quattro risate ce le facciamo quasi sempre».
Ha ammesso che da ragazzino rubò ottomila lire dalla cassa di una sala giochi per continuare a spassarsela: oggi se non fosse illegale che cosa farebbe?
«Correre in auto, andare in moto senza casco, roba così. Ma sono ligio alle regole e non lo farò mai. La sera mi freno anche davanti a una carbonara: perché se esagero poi ingrasso e mi vengono le tettine».
Mai che cosa nelle mosse dei prossimi anni?
«Mai dire mai. Non mi piace quando sento quelli del mio mondo dire: mai e poi mai un reality... Tutto può essere nella vita».
L’ultima cosa cosa che ha promesso a se stesso?
«Andare via da solo con la bicicletta per almeno tre-quattro giorni, sarebbe il mio Cammino di Santiago. Prima o poi lo faccio».