il Giornale, 14 aprile 2024
Ovuli congelati e maternità: sfidare l’orologio biologico diventa una moda
Sta diventando quasi una moda, e oggi sembra una cosa normale e lungimirante quella di congelare i propri ovuli per preservare la fertilità e poter posticipare una eventuale gravidanza al momento giusto e con il partner ideale. Fino a pochi anni fa la tecnica dell’«Egg Freezing», ovvero la crioconservazione in laboratorio degli ovociti veniva eseguita, per ragioni mediche, sulle giovani donne che dovevano sottoporsi a trattamenti che potevano rendere sterili le ovaie, come la chemio o radioterapia, note cause di infertilità, per dare loro la possibilità di intraprendere una gravidanza una volta guarite ed uscite dal tunnel delle terapie oncologiche. Oggi invece sono migliaia le donne fertili e sane che, dai 24 e prima dei 35 anni, quando notoriamente avviene un repentino calo della qualità dei gameti femminili, richiedono il prelievo e la conservazione dei propri ovociti per garantirsi la possibilità di un concepimento programmato e fare un figlio anche avanti nel tempo, quando le probabilità di gravidanza naturale divengono sempre più rare.
Nei centri italiani di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) sono già migliaia gli ovuli congelati e conservati a -196 gradi in azoto liquido, che aspettano di essere inseminati e reimpiantati nell’utero delle donne dai cui sono stati prelevati anni prima, quando, per ragioni personali o sociali, le stesse si erano sottoposte a tale tecnica in previsione di diventare madri in futuro.
Il congelamento degli ovuli non è una garanzia assoluta di maternità, nel senso che non assicura sempre una gravidanza certa, ma di sicuro ne aumenta le possibilità, anche se molto dipende dall’età e modalità in cui sono stati prelevati, e soprattutto dalla stagione di vita in cui si decide di utilizzarli, tenendo ben presente che non tutti gli ovuli saranno efficaci e non tutti sopravviveranno bene allo scongelamento.
Dalla riserva ovarica, il cui numero di ovociti è geneticamente determinato e non aumenta negli anni, in genere, dopo una stimolazione delle ovaie tramite somministrazione di ormoni, con iniezioni sottocutanee giornaliere di gonadotropine per almeno due settimane, al fine di ottenere la maturazione del maggior numero di ovociti, si prelevano, dopo i controlli e gli esami di rito, sotto guida ecografica, per via transvaginale e in anestesia generale, con un apposito ago montato sulla sonda, dai 10 ai 12 ovociti ritenuti idonei, ovvero i più grandi e ben formati, i quali, dopo essere mantenuti per circa due ore in un incubatore, vengono esaminati da un ingegnere biologo che subito dopo provvede alla loro «vitrificazione», una tecnica per prevenire formazione di cristalli di ghiaccio all’interno della cellula, ed impedire che vengano distrutti durante lo scongelamento, per poi prepararli per la crioconservazione immersi in temperature polari, dove possono essere mantenuti vitali per molti anni, potenzialmente all’infinito, mantenendo intatto il proprio potenziale riproduttivo dell’età della paziente al momento del prelievo, senza deteriorarsi, subire il danno del tempo né invecchiare dal punto di vista metabolico e cellulare.
In Italia, quando la paziente decide di intraprendere una gestazione utilizzando i propri ovuli crioconservati secondo la normativa vigente (legge 40/2004), questi vengono scongelati e contemporaneamente fecondati in vitro (in provetta) con il seme appena prodotto da masturbazione dal partner scelto, mediante la tecnica della Procreazione Medicalmente Assistita, ovvero con la micro iniezione di uno spermatozoo mobile e vitale all’interno dell’ovulo (ICSI), per renderlo fecondo e quindi reimpiantarlo nell’utero materno con una pipetta al fine di
favorire il suo annidamento e sviluppare la tanto desiderata gravidanza. Se durante tale procedura vengono inseminati più ovuli, gli embrioni non trasferiti in utero vengono a loro volta crioconservati per poter essere utilizzati in trattamenti futuri o in quelli non andati a buon fine. Degli ovuli congelati non utilizzati, potenziali fratelli o sorelle di quello che ha prodotto e fatto nascere un bambino, la donna proprietaria può decidere di lasciarli ibernati, di donarli ad altre coppie, metterli a disposizione della scienza o richiedere che vengano eliminati. Sia la procedura del prelievo che quella del reimpianto sono interventi indolori, hanno ciascuna la durata di circa 10/15 minuti e necessitano entrambe di ricovero ospedaliero in regime di Day Surgery con dimissione in serata. La probabilità di successo di gravidanza con ovuli criocongelati è stimata in oltre il 50% nelle donne di età inferiore ai 30anni, al 40% in quelle fino a 35anni, per poi ridursi drasticamente sotto al 18% in quelle di età superiore, anche a parità di numero di ovuli recuperati, senza dimenticare l’importanza delle caratteristiche del seme del partner e le condizioni fisiologiche ed ormonali dell’utero materno al momento dell’impianto. Il processo di congelamento e vitrificazione non ha alcun effetto patologico o somatico sul futuro nascituro e il bambino che nascerà dal freddo non avrà alcuna differenza con quello nato da una gravidanza naturale.
Qualche settimana fa la modella Bianca Balti (1,5 milioni di follower) ha dichiarato pubblicamente di voler regalare alla figlia oggi 17enne, il percorso della crioconservazione degli ovuli una volta raggiunta la maggiore età, per renderla libera di scegliere quando e con chi avere in futuro un figlio senza rinunciare alla carriera, e sui social spopolano le attrici famose che hanno sfidato l’orologio biologico con maternità ritardate ed annunciato di aver partorito alle soglie della menopausa, come Cameron Diaz a 51 anni, Brigitte Nielsen a 55 anni, Gianna Nannini a 54 anni, Carmen Russo a 53 anni, Claudia Raia addirittura a 56 anni, confermando che l’industria medica della riproduzione, con le sue tecniche sempre più evolute e sofisticate, è in grado di forzare e piegare le leggi della natura anche nelle stagioni non più primaverili di una donna.
La Pma è in costante crescita in tutto il mondo, e sui siti dedicati la crioconservazione degli ovociti viene presentata come una polizza assicurativa sulla fertilità, uno strumento per salvaguardare l’autonomia riproduttiva femminile, e garantire una maternità sempre più programmata e ritardata, giocando sulle lacune informative e sull’ignoranza scientifica dei consumatori, eppure il ricorso a questa procedura è sempre più frequente, in Italia l’«Egg Freezing» registra un aumento del 25% all’anno, e le gravidanze medicalmente assistite rischiano tra pochi anni di superare in numero quelle naturali generate dal normale e fisiologico atto sessuale.
Ps: Mercoledì scorso in uno storico voto il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione di includere l’aborto nella «Carta dei diritti fondamentali della Ue», e contemporaneamente ha condannato «tutti i tentativi di limitare, o eliminare, le protezioni per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi» a dimostrazione di come le tecniche abortive o riproduttive assistite siano disciplinate da leggi nazionali, a differenza delle gravidanze naturali, inaspettate, desiderate o meno, che restano ancora affidate alle leggi supreme di Madre Natura e fortunatamente libere da ogni vincolo legislativo.