Anteprima, 1 marzo 2024
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Biografia di Paolo Taviani
Paolo Taviani (1931-2024). Regista. Uno dei due fratelli Taviani, l’altro era Vittorio, morto sei anni fa. «Nato a San Miniato, vicino a Pisa, l’8 novembre 1931 cioè due anni dopo Vittorio, figlio di un avvocato antifascista, Paolo scopre l’amore per il cinema molto presto, quando frequenta l’università di Pisa. Con lui c’è anche Vittorio, ma i due scelgono facoltà diverse: il più grande studia Giurisprudenza mentre il minore è iscritto a Lettere. Insieme all’amico partigiano Valentino Orsini già in quel periodo organizzano proiezioni e spettacoli. Abbandonata l’università, realizzano documentari sociali e sbarcano a Roma avendo in mente un unico sogno: fare cinema, folgorati dai capolavori neorealisti come Ladri di biciclette. “Fu un innamoramento”, raccontava Paolo, “abbiamo visto e rivisto quel film perché volevamo riscrivere a memoria la sceneggiatura, con i dialoghi, i carrelli, gli stacchi: volevamo possedere quel linguaggio”. Dal sodalizio con Valentino Orsini, nel ruolo di sceneggiatore, e con il produttore Giuliani De Negri sarebbero nati film destinati a segnare la storia del cinema come I sovversivi, Sotto il segno dello scorpione sulla caduta dell’utopia rivoluzionaria, San Michele aveva un gallo, Allonsanfan. Nel 1977 Padre padrone, ispirato al romanzo autobiografico di Gavino Ledda, vince la Palma d’oro a Cannes grazie a una giuria guidata da Roberto Rossellini: è il primo film coprodotto dalla televisione (Rai) ad affermarsi nel massimo festival del mondo. Otto anni dopo, ancora sulla Croisette, La notte di San Lorenzo conquista il premio speciale della Giuria, mentre nel 1984 Kaos segna l’incontro dei Taviani con Pirandello. E nel 1986 arriva il Leone d’oro alla carriera a Venezia. L’ultima collaborazione di Paolo e Vittorio, nel 2017, è Una questione privata che il più giovane dei due dirige da solo mentre il fratello, già malato, segue le riprese da casa. L’anno dopo, la morte di Vittorio è un colpo durissimo per Paolo che prende a considerarsi un “mezzo regista”, quasi un impiegato del set sebbene “guidato dal rigore degli impiegati di una volta” L’ultimo suo impegno, Leonora addio sul viaggio rocambolesco delle ceneri di Pirandello da Roma ad Agrigento, era stato presentato al festival di Berlino nel 2022. Ed era il primo ed unico film della sua carriera realizzato in solitaria, anche come sceneggiatore, senza il fratello Vittorio. Paolo aveva deciso di firmarlo come sempre con i due nomi: “un film di Paolo e Vittorio Taviani”. Anche da solo, aveva mantenuto la linea di sempre: rispettare la realtà senza cedere a compromessi […]» [Gloria Satta, Mess]. «Con lui se ne va un cinema rigoroso e libero, nutrito di un’epicità semplice e di letteratura, dove l’ideologia non cannibalizza la passione politica ma diventa un modo di raccontare la propria esistenza. Negli ultimi tempi c’era un tema che lo inquietava: la paura di un ritorno del neo fascismo. Diceva: "Per alcuni amici esagero, ma io la vedo così". [...]. Conversare con Paolo era come seguirlo con la sua macchina da presa sorretta di cultura umanista, era come accompagnarlo nella scena di uno dei tanti film che girò con Vittorio, il suo amato, inseparabile fratello. Hanno avuto una voce sola, fotogramma dopo fotogramma. Dicevano: "Non chiamarci fratelli Taviani, sembra una salumeria" [...]» [Valerio Cappelli, CdS]. Morto nella clinica Villa Pia, a Roma, all’età di 92 anni. Al capezzale, c’erano la moglie Lina Nerli Taviani, costumista, e i figli Ermanno e Valentina. L’ultimo saluto gli sarà dato lunedì mattina dalle 10 alle 13, con una cerimonia laica nella sala protomoteca del Campidoglio.