Anteprima, 30 marzo 2024
Tags : Amedeo Quondam
Biografia di Amedeo Quondam
Amedeo Quondam (1943-2024). Italianista. «Una lunga carriera di insegnamento iniziata all’Università di Cagliari e culminata alla Sapienza, dove si era laureato con Walter Binni, maestro della critica leopardiana. Quondam si era orientato piuttosto verso il Cinquecento, come dimostra uno dei suoi libri più importanti, Forma del vivere (il Mulino, 2010), in cui fece confluire molti dei suoi principali interessi di storico della letteratura: Baldassarre Castiglione, il “formator del cortegiano”, come lo definì Ludovico Ariosto; ma anche l’autore del Galateo, Giovanni Della Casa, e Stefano Guazzo, il teorico della “civil conversazione”. Quel volume era presentato come uno studio sui moralisti italiani, che partiva dalla constatazione che mentre attorno a Machiavelli si è concentrata una gran mole di studi sulla politica, poco si sa della letteratura etica. Ovviamente su questi temi lo sguardo di Quondam si apriva al panorama europeo (soprattutto francese), mettendo insieme ampi panorami di storia della cultura e della società con un’attenzione puntuale alle forme argomentative e narrative (dialoghi, apologhi, novelle…). Tornando a Castiglione, va ricordato che il filologo e critico Quondam aveva dedicato molte energie alla controversa figura del trattatista cinquecentesco, diplomatico e militare, soffermandosi sulla sua opera in varie tappe, fino ad arrivare, nel 2019, a una monumentale edizione critica del suo trattato maggiore, studiandone il processo tipografico-editoriale e la straordinaria diffusione europea. Nonostante il rigore del suo approccio e l’ostinazione con cui inseguiva le sue passioni di studio, Quondam rivelò sin da giovane uno spirito inquieto, dedicandosi allo scavo nel barocco napoletano e nell’arcadia, nei maggiori e nei minori del petrarchismo e via via nel manierismo, aggirandosi per le corti farnesiane di Parma e di Piacenza, e per i circoli estensi, ma alternando all’analisi storica dei secoli passati anche puntate verso la contemporaneità della poesia. Attento alle strategie editoriali messe in atto dai suoi autori, Quondam, che fu tra i fondatori dell’Associazione degli italianisti (che presiedette per molti anni), non nascondeva le sue preoccupazioni per la sorte dei classici nella cultura presente, per i modi ancora desueti di proporli spesso ai giovani: e perciò proponendo anche delle vie d’accesso più moderne e magari semplificate (“senza tabù e puzze sotto il naso”). In questa direzione, tra i suoi ultimi lavori c’è un commento al Decameron di Boccaccio edito dalla Bur, che muove dal desiderio di non lasciare solo il lettore di fronte alle complessità di una lingua letteraria antica di settecento anni, anche grazie a una serie di schede analitiche prive di tecnicismi. Diversamente da tanti suoi colleghi, Quondam era consapevole della notevole riduzione delle competenze linguistiche attive e passive degli italiani, sia nel lessico sia nella sintassi; e della difficoltà, soprattutto da parte dei giovani, di comprendere argomenti e narrazioni complesse. E non si sottraeva al compito di trovare tutte le mediazioni possibili per salvare dal naufragio la cultura letteraria. Di tutto ciò non si dimenticava neanche quando lavorava da specialista, trattando per esempio di “forme e metamorfosi della cultura d’antico regime”, sottotitolo di uno dei suoi saggi più significativi su Rinascimento e classicismi (il Mulino, 2013)» [Paolo Di Stefano, CdS]. Morto ieri a Roma.