14 marzo 2024
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Biografia di Eva Longoria (Eva Jacqueline Longoria)
Eva Longoria (Eva Jacqueline Longoria), nata a Corpus Christi (Texas, Stati Uniti) il 15 marzo 1975 (49 anni). Attrice. Produttrice. Imprenditrice. «Ho sempre saputo cosa volevo e quanto valevo. Già agli inizi della mia carriera avevo deciso che non avrei solo recitato: mi interessava il business della televisione e volevo farne parte. Volevo usare tutte le mie potenzialità» (ad Alessandra Venezia) • «Vengo da una piccola città nel Sud del Texas, e chi conosce la storia sa che il Texas ha fatto parte del Messico. Io rappresento la nona generazione americana. La mia famiglia non ha mai attraversato un confine: è stato il confine ad attraversare noi». «Una tejana, come chiamano da quelle parti i texani di origine messicana. […] Nella sua famiglia, iniziano tutti per “E”: ci sono mamma Ella e papà Enrique e tre sorelle maggiori, Elizabeth, Emily, Esmeralda» (Francesca Bussi). «Una famiglia di origine messicana molto grande e unitissima. […] Mia madre ha tirato su quattro figlie, di cui una con bisogni speciali. Era insegnante di scuola, eppure ogni sera alle sei c’era la cena in tavola pronta per tutti. E la colazione la mattina alle sette» (a Silvia Bizio). «Ero la quarta, e la più giovane, delle sorelle, quella che doveva sempre portare i vestiti smessi dalle più grandi, quella che doveva alzare la voce per essere ascoltata. […] La più grande ispirazione della mia vita è mia sorella Lisa, nata con una disabilità mentale. È la gioia della nostra vita: è lei che ci stimola a impegnarci, a migliorare, a dare agli altri». «“La mia famiglia mi ha insegnato che le donne possono ‘fare’, e sono grata a mia madre, alle mie zie, alle mie sorelle perché mi hanno resa indipendente, mi hanno insegnato l’importanza dell’istruzione: solo con la cultura e la conoscenza avrei realizzato i miei sogni”. […] Racconta la Longoria di essere stata a lungo un brutto anatroccolo. “In famiglia ero la più bruttina: le mie sorelle erano alte, bionde, con la pelle e gli occhi chiari. Chiedevo sempre a mia madre se fossi stata adottata. Gli amici dei miei ci venivano a trovare, le dicevano: ‘Che belle le tue figlie… Ma quella chi è?’. Sono ‘esplosa’ quand’ero al college, un po’ tardi per una ragazza: è per questo che ho sviluppato un forte senso dell’umorismo come meccanismo di difesa. Ero la sfigata della classe”, racconta, “una vera nerd. Ce n’è voluto, di tempo, prima di rendermi conto che la bellezza era diventata una delle mie qualità”. Questo l’ha aiutata a non cadere nella trappola dello showbiz. “Quando sono diventata famosa, tardi, intorno ai trent’anni, avevo già una personalità ben formata, sapevo chi ero e non ho permesso ai media di etichettarmi, come succede invece alle star giovanissime che diventano ‘la fidanzatina d’America’ o simili”» (Alessandra Vitali). «Ho lavorato anche come cameriera quando ero una ragazza, nella catena di fast food Wendy’s per tre anni per pagare la mia quinceañera (la festa dei quindici anni è un rito di passaggio di origine latinoamericano, ndr). Non vedevo l’ora di guadagnare per essere indipendente e aiutare la mia famiglia» (ad Alessandra Mattanza). «Nel 1998 la vittoria del concorso di bellezza “Miss Corpus Christi” le permise di entrare nel mondo dell’entertainment come fotomodella. Nonostante questo, non abbandonò mai gli studi – si laureò in Kinesiologia, scienza che studia il movimento corporeo, e nel 2013, già famosa, conseguì anche una seconda laurea in Scienze politiche –, anche per potersi dare un piano B qualora non fosse riuscita a sfondare come artista. Un problema che non si pose, perché grazie a un concorso per giovani talenti riuscì ad approdare a Los Angeles» (Giacomo Aricò). «Quando si trasferì a Los Angeles, […] Longoria faceva i provini per i ruoli da latina e le veniva detto che era troppo bianca (texana di nona generazione, non è cresciuta parlando spagnolo e ha imparato la lingua da adulta). Faceva i provini per i ruoli da bianca e le dicevano che era troppo latina. “Ho finito per interpretare molti italiani”, dice» (Mia Galuppo). «Ho fatto la mia gavetta. Facevo la comparsa nelle serie, mi assicuravo i pasti e qualche volta mi mettevo in borsa una banana». «Viene notata da un agente, che le procura un’audizione per uno spettacolo teatrale dal titolo What the Rabbit Saw. È l’inizio della sua carriera. Da questo momento Eva recita in piccoli ruoli in una serie di telefilm di successo tra cui General Hospital e Beverly Hills, 90210. Nel 2001 entra a far parte del cast di Febbre d’amore. Recita così nella parte della psicopatica Isabella Braña Williams, che le vale la conquista del premio Alma» (Nicoletta Tamberlich). «Eva era ormai diventata famosa, grazie alla serie revival L.A. Dragnet, nei panni della detective Gloria Duran. Dopo il debutto al cinema (in Snitch’d, 2003), nel 2004 arriva la svolta della sua carriera e della sua vita. È proprio in quell’anno che Eva Longoria viene scritturata come una delle protagoniste di Desperate Housewives, una serie amatissima in tutto il mondo che la terrà impegnata per otto stagioni, fino al 2012, nei panni della la sensuale ex modella Gabrielle Solis. Il ruolo di casalinga disperata le permetterà di vincere un Teen Choice Award, un People’s Choice Award e di aggiudicarsi una nomination ai Golden Globe nel 2006. Il successo della serie la lancia nell’iridato mondo delle star di Hollywood, incoronandola fra le donne più sexy del pianeta. […] Grazie alla popolarità aumentano le performance sul grande schermo: prima con il thriller The Sentinel (2006, al fianco di Michael Douglas), poi nel 2007 è una delle conquiste del dongiovanni Ben Stiller in Lo spaccacuori, mentre diventa antagonista nella commedia La sposa fantasma (2008). Tutti la vogliono anche al di fuori del cinema, a partire dalla musica: nel 2009 partecipa al video musicale di Jessica Simpson A Public Affair, nel 2010 presenta l’edizione degli Mtv Europe Music Awards e nel 2011 compare anche nel videoclip di Enrique Iglesias I Like How It Feels. Non contenta, scrive il suo primo libro (di ricette), Eva’s Kitchen: Cooking with Love for Family and Friends» (Aricò). «Nel 2012, Eva Longoria ha concluso le riprese dell’ottava e ultima stagione di Desperate Housewives e ha dovuto prendere una decisione sul suo futuro. “Nell’ultimo anno della serie”, racconta l’attrice e regista, “ricordo che mi è stato offerto di recitare in ogni singolo show”. […] “Mi hanno offerto di tutto”, racconta. “E ho rifiutato tutto”. Avendo da tempo coltivato l’ambizione di produrre e dirigere, Longoria decise che era giunto il momento di cambiare rotta. Ma la stessa industria che era pronta a inserirla nella programmazione autunnale era più reticente a metterla dietro la macchina da presa per una delle sue serie. […] Su suggerimento del suo agente, ha iniziato ad accumulare una serie di crediti da regista. Il primo è stato Devious Maids del creatore di Desperate Housewives Marc Cherry, di cui era già produttrice. “È stato molto più facile iniziare a lavorare nella mia zona”, dice la Longoria, che ha preso l’abitudine di dirigere le serie che aveva sviluppato e prodotto tramite la sua UnbeliEvable Entertainment, come la sitcom Telenovela del 2015, che ha avuto vita breve sulla Nbc. In seguito è arrivato un flusso costante di sitcom della durata di mezz’ora (Black-ish, The Mick), dramedy di un’ora (Jane the Virgin) e serie in streaming (The Expanding Universe of Ashley Garcia, su Netflix). “Un giorno”, racconta, “ho alzato gli occhi ed erano passati 10 anni”. Ora Longoria ha esordito alla regia di un lungometraggio con Flamin’ Hot» (Galuppo). «Il film racconta la storia di Richard Montañez (interpretato da Jesse Garcia), che da addetto alle pulizie della famosa azienda alimentare americana Frito-Lay ne è diventato manager grazie a un’intuizione: creare patatine e snack adatti agli esigenti palati della comunità ispanica negli Usa» (Francesca Scorcucchi). «Che cosa l’attira di più di questa esperienza? “Soprattutto la possibilità del controllo sul prodotto finale, cosa che, quando sono solo attrice, so di non poter avere. Attraverso la regia il mio potenziale può esprimersi completamente, e mi pare che questo mestiere mi si addica”» (Fulvia Caprara) • Dal 16 aprile 2018 ha la sua stella sulla Hollywood Walk of Fame • Varie attività collaterali. «Eva ha saputo inoltre trasformare il suo nome in un brand… Nel 2007 ha scelto di essere il volto di Bebe Sport. Da anni ha contratti come testimonial di L’Oréal e New York & Company. Ha lavorato con i gelati Magnum, con Heineken, con London Fog, con il cibo per gatti Sheba. […] Lei ha saputo crearsi opportunità di lavoro, divenendo produttrice. “Ero stanca di stare seduta e aspettare che suonasse il telefono per un ruolo. Ho deciso di ‘prendere le redini’ della mia esistenza. Ho cominciato a girare documentari che potessero fare la differenza. Uno di quelli di cui vado più fiera è The Harvest, sul lavoro dei bambini nel settore agricolo. Sono andata anche a Capitol Hill a Washington per supportare il Children’s Act for Responsible Employment. […] A Hollywood, un’esperienza incredibile come produttrice, l’ho avuta quando ho prodotto il blockbuster John Wick, con Keanu Reeves. E mi piace allo stesso modo davvero molto lavorare dietro la telecamera come regista. Credo anche che lo farò sempre di più in futuro”. […] Con la sua fondazione, la Eva Longoria Foundation, ha amplificato la sua missione da filantropa. “La mia fondazione mira a dare potere alla donne e far loro raggiungere il loro maggiore potenziale con l’educazione e l’imprenditoria attraverso programmi con mentori e altre iniziative, come eventi di raccolta fondi. Ho co-fondato, nel 2006, anche Eva’s Heroes, associazione dedicata a sostenere tutte le persone che hanno bisogno di assistenza speciale. Ho una sorella che ha questi problemi e so quanta attenzione meritano le persone con bisogni speciali. Oltre a questo, sono portavoce della charity che combatte il cancro Padres Contra El Cáncer”. Oltre a tutto questo, lei […] ha perfino lanciato una linea di abbigliamento. […] “Volevo creare vestiti e capi che stessero bene a qualsiasi donna, con qualsiasi taglia e corpo, facili da indossare e da adattare”. Qual è il suo segreto per avere successo? “Bisogna essere organizzati e sapere quali sono le priorità”» (Mattanza) • «Eva è stata sposata all’attore Tyler Christopher, star della serie tv General Hospital, e al giocatore di basket Tony Parker dei San Antonio Spurs, e nel 2016 ha celebrato il suo terzo matrimonio in Messico con l’uomo d’affari José Antonio “Pepe” Bastón Patiño, allora presidente di Televisa, il più grande gruppo mediatico latino-americano» (Mattanza). Dal terzo marito il 16 giugno 2018 ha avuto, a 43 anni, il figlio Santiago Enrique Bastón • Grande amicizia con Victoria Beckham • Democratica sin da ragazza («Nel 1992 ho fatto la campagna porta a porta per Bill Clinton»). Molto attiva soprattutto nel sostenere i diritti delle donne e degli immigrati. «Ha fatto sentire la sua voce durante la campagna di rielezione del presidente Barack Obama nel 2012 e ha parlato alle convention democratiche del 2012 e del 2016. Come attivista, ha creato il Latino Victory Project per promuovere e finanziare i candidati a ogni livello delle istituzioni, è stata prominente nella difesa degli immigrati e sostenuto la campagna democratica pro-Biden mobilitando gli elettori della comunità latina» (Alessandra Paudice). «Diventare madre ha reso ancora più urgente la mia volontà di aggiustare il mondo» • Alta circa 155 centimetri • «Determinata, forte, molto intelligente, oltre che una bellissima donna» (Mattanza). «Un piccolo, inesauribile vulcano di vitalità» (Caprara) • «Oggi preferisce essere produttrice e regista piuttosto che interprete? “Mi piace fare tutto, e la cosa che più mi piacerebbe fare è recitare in un film diretto e prodotto da me”. Tornerebbe a Wisteria Lane, a interpretare Gabrielle Solis? “Mi piacerebbe tantissimo, ma non credo che accadrà. Ne ho parlato varie volte con il creatore di Desperate Housewives, Marc Cherry, e lui sostiene che non sono più i tempi. Era una serie innovativa: parlava di casalinghe, di donne che invecchiano. Aveva i toni del giallo, del dramma e della commedia. Ricordo di aver pensato prima del debutto che probabilmente non avrebbe funzionato: mi sbagliavo. Oggi non ci sarebbe molto altro da aggiungere. Abbiamo fatto otto stagioni, e allora una stagione contava 24 episodi. […] Cosa dovremmo ancora esplorare?”» (Scorcucchi).