18 marzo 2024
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Biografia di Glenn Close (Glenda Veronica C.)
Glenn Close (Glenda Veronica C.), nata a Greenwich (Connecticut, Stati Uniti) il 19 marzo 1947 (77 anni). Attrice. Tre Golden Globe. Tre premi Tony. Tre premi Emmy. Candidata agli Oscar per otto volte, senza mai riuscire a portare a casa l’ambitissima statuetta • Mostro sacro di Hollywood. Fascino insolito. Qualità drammatiche fuori dal comune. «Ha dato il suo volto ad alcuni tra i personaggi femminili più significativi del cinema americano: eroine aggressive e volitive, sessualmente indipendenti e vagamente minacciose» (Melania Mazzucco, Enciclopedia del Cinema, Treccani, 2003). «La sua è una collezione di donne manipolatrici, fatali e senza paura» (Stefania Ulivi, CdS 21/10/2017). Ottenne vasta popolarità con Attrazione Fatale (Adrian Lyne, 1987), in cui era Alex, stalker ossessiva e vendicativa. È stata la marchesa di Merteuil in Le relazioni pericolose (Stephen Frears, 1988) e l’incestuosa Gertrude nell’Amleto (Franco Zeffirelli, 1990). Ha incarnato una sorta di parodia dei suoi ruoli interpretando la cattivissima Crudelia Demon in La carica dei 101 (Stephen Herek, 1996) e La carica dei 102 (Kevin Lima, 2000), occasione in cui ebbe a dire: «Adoro spaventare i bambini». Tra i suoi altri film: Il mondo secondo Garp (George Roy Hill, 1992), Il grande freddo (Lawrence Kasdan, 1983), Il mistero von Bulow (Barbet Schroeder, 1990), Hook – Capitan Uncino (Steven Spielberg, 1991), Tentazioni di Venere (István Szabó, 1991), Guardiani della Galassia (James Gunn, 2014). È stata la direttrice di un tabloid in Cronisti d’assalto (Ron Howard, 1994), la first lady americana nel demenziale Mars Attacks! (Tim Burton, 1996) e la vicepresidente degli Stati Uniti in Air Force One (Wolfgang Petersen, 1997). Più di recente, una donna costretta a travestirsi da uomo per poter lavorare nell’Irlanda del XIX secolo in Albert Nobbs (Rodrigo García, 2011), la moglie insoddisfatta di un premio Nobel per la letteratura in The Wife – Vivere nell’ombra (Björn Runge, 2017) e la nonna del protagonista in Elegia americana (Ron Howard, 2020) • Nonostante i suoi ruoli da cattiva, tutti dicono che nella vita è una donna amichevole, gentile, simpatica e, soprattutto, una consumata professionista • Uscita indenne da tre matrimoni, oggi vive in un ranch nel Montana e si tiene lontana dai fasti di Hollywood • Ha quattro cani, tre gatti, un cavallo • Per mantenere giovanile la pelle del viso pratica una disciplina nota come yoga facciale • Il suo unico cruccio sono quelle otto candidature andate a vuoto, un record assoluto nel mondo del cinema. Lei ama scherzarci su: «Mi scambiano spesso per Meryl Streep, tranne che nella notte degli Oscar».
Titoli di testa «Mi annoio a morte a parlare di me stessa. Va bene lo stesso se le parlo del mio lavoro?».
Vita Famiglia alto-borghese. Figlia di un medico, cresciuta nella vasta proprietà del nonno. Due sorelle, Jessie e Tina. Un fratello, Alexander • Una parente di sua nonna Elizabeth era andata in sposa a un principe di Torlonia. Tra i loro antenati erano tra i coloni che si insediarono nella zona di Greenwich alla fine del XVII secolo • L’eredità di famiglia su di lei non ha esercitato qualche fascino? «Per niente. I miei ci hanno lasciati molto liberi, anche se mio padre ha sofferto del fatto che nessuna di noi abbia seguito le sue orme» (Paola Piacenza, iO Donna 12/5/2018) • Il dottor William Close, molto appassionato di melodramma italiano. «Durante gli anni turbolenti trascorsi nel Congo belga dove suo padre allora si era recato a lavorare, Nessun dorma dalla Turandot, è l’aria che ha più ascoltato. Specie alla fine di una giornata difficile, in cui magari aveva rischiato la vita, rientrando la sera a casa, immancabilmente suo padre, per rilassarsi, metteva sul giradischi la famosa aria pucciniana» (Franco Occhiuzzi, CdS 6/4/1984) • Il dottor Close era medico personale del dittatore dello Zaire Mobuti Sese Seko. «Sono stata l’unica a non vivere con lui in Africa dove ha lavorato per 16 anni. Ma andavo a trovarlo regolarmente. Amo l’Africa, mio padre si impegnò a prevenire la diffusione della prima epidemia di ebola» • Anche sua madre è fonte di ispirazione per la giovane Glenn: «L’ho vista lasciare il posto di guida a mio padre, in tutti i sensi, per tutta la vita, e questo atteggiamento è finito nel mio Dna. Per tutta la generazione pre-femminista era così» • Anche le sue nonne sono state importanti. «Due donne insoddisfatte». Una aspirante cantante, ma non le fu permesso di studiare. L’altra, sognava di diventare un’attrice. «Tengo al dito il suo anello di matrimonio come portafortuna» • La giovane Glenn studia in un collegio svizzero. Poi torna a Greenwich, Connecticut, e frequenta un esclusivo convitto femminile. È dopo aver interpretato il ruolo di Romeo in una recita scolastica che nasce in lei la passione per lo spettacolo • «Il mio nome mi ha sempre fatto sentire molto speciale. Intanto perché non ho mai incontrato nessuna donna che si chiamasse Glenn. E poi mi piaceva a scuola essere in cima alla lista dell’appello, mi permetteva di stare in prima fila. Credo che già si intravedesse quel che sarebbe stato di me: adoravo mettermi in mostra» • «Negli anni Sessanta sono stata molto idealista. Scrivevo canzoni. Suonavo la chitarra. Pensavo che per cambiare il mondo bastasse tenersi per mano e cantare tutti insieme. Ero sincera, ma ingenua. Ne uscii con un certo grado di disillusione, e credo che per un sacco di gente sia andata così. Di colpo non facevi più parte di un gruppo, e dovevi costruirti una vita da zero» • «Fallito il breve matrimonio con il chitarrista rock Cabot Wade, si iscrisse al William and Mary College di Williamsburg, laureandosi nel 1974 in arte drammatica e antropologia. Nel novembre di quello stesso anno esordì in teatro a Broadway con la New Phoenix Repertory Company (recitando in Love for love di W. Congreve). Nella stagione 1974-75 interpretò per la stessa compagnia Il gioco delle parti di L. Pirandello e The member of the wedding di C. McCullers e, durante gli anni Settanta, fu attiva in teatro, sia in classici di W. Shakespeare e A.P. Čechov sia in produzioni indipendenti di autori contemporanei. Con il ruolo della stizzosa Mrs Barnum nel musical Barnum (1980) di C. Coleman conobbe il suo primo vero grande successo, per poi continuare a ottenere, negli anni a venire, premi e consensi a Broadway […]. Nel frattempo aveva esordito nel cinema dando volto, dopo alcune apparizioni in film televisivi, alla madre possessiva in The world according to Garp (1982; […]) di George Roy Hill, quindi alla moglie di un industriale in The big chill (1983; […]) di Lawrence Kasdan, nostalgico ritratto della generazione del Sessantotto, e al primo amore di Robert Redford in The natural (1984; […]) di Barry Levinson. Nel 1985 ha interpretato invece il riuscito thriller Jagged edge di Richard Marquand. Ma è stato in particolare con Fatal attraction (1987; […]) di Adrian Lyne che ha raggiunto una vasta popolarità. Capovolgendo la sua precedente immagine rassicurante, la C. affronta nel film la parte dell’amante vendicativa che tormenta con ossessione distruttiva la perfetta famigliola americana del procuratore legale interpretato da Michael Douglas» (Treccani). «L’America è stata sedotta da Fatal Attraction […] L’adulterio in salsa “thrilling” vede un precursore nel Clouzot dei Diaboliques». Però, gli americani sono demoni infantili e sanno riproporre uno del più vecchi “peccati” del mondo con i loro intingoli. Una scappatella del marito modello si trasforma in una persecuzione esercitata dall’amante occasionale. Sesso e horror, sullo sfondo dei quali si può anche intravedere una parabola dell’Aids […] È un’usanza discutibile trasportare pacchetti di giornalisti da un capo all’altro del nostro continente per il lancio di un film. Specie quando si distribuiscono “buoni-pasto” in un hotel come il “Crillon”. Chi rinuncia alla vacanza a Parigi? Comunque, il fatto di conoscere i personaggi di Fatal attraction era un’occasione per verificare fino a che punto fossero coinvolti nella storia che seduce l’America. Eccoli, cosi, seduti dietro un tavolo, vagamente annoiati e compiacenti, concedersi alle nostre domande […] Glenn Close, che aspetta un figlio, ha un’aria già materna, il suo volto non si addice a un’indemoniata: “Tutti” dice “si possono identificare con i personaggi. A chi non è capitato nella vita di sfiorare l’adulterio o di piombarci dentro? Chi guarda il film si sottopone a una specie di test. Come mi sarei comportata o comportato in una situazione simile?”» (Ulderico Munzi, CdS 23/1/1988).
Amori «Schiva, timida, mai una concessione al gossip nel corso della sua lunga carriera pur essendo stata sposata, e divorziata, tre volte» (Silvia Bizio, Rep 1/2/2019). Una figlia, Annie Maude Starke, avuta dall’uomo d’affari John Starke, anche lei attrice.
Politica «Fervente democratica, impegnata in diverse cause politiche e sociali» (Fulvia Caprara, Sta 30/9/2018).
Religione Nel 2014 ha raccontato all’Hollywood Reporter che quando aveva sette anni, la sua famiglia era entrata a far parte di una setta ultraconservatrice. Era il culto del Riarmo Morale, guidato da un evangelico fondamentalista della Pennsylvania noto come Reverendo Frank Buchman. Glenn, prima di rendersi conto di dove era finita, recitò nel gruppo Up With People, pensato dai membri della setta per essere l’alternativa di estrema destra al movimento hippie.
Vizi Allergica al tabacco. Le 200 sigarette che ha fumato durante le riprese de La carica dei 101 erano sigarette alle erbe.
Curiosità Alta 1 metro e 65 • Voce da soprano lirico • Attrice preferita: Katharine Hepburn • Conserva i costumi di tutti i suoi film • Sua sorella Jessie è bipolare, per questo lei ha fondato l’associazione BringChange2Mind, per combattere i pregiudizi nei confronti dei malati di mente • Paladina della causa LGBT. In Costretta al silenzio (1995), intepretò un colonnello-donna-lesbica della Guardia Nazionale di Washington. Disse che avrebbe accettato il ruolo solo se le fosse stato permesso di baciare Judi Davis sulla bocca • Molto amica del miliardario Warren Buffett • Molto amica anche di Giorgio Armani che una volta, dopo aver scoperto che lei si era presentata all’inaugurazione di un suo negozio senza indossare, sotto la gonna, le mutandine, le mandò sotto casa un furgone pieno di biancheria intima. Lei poi spiegò che si trattava di un malinteso, che aveva perso la valigia con le sue mutande in aeroporto • Durante le riprese di Attrazione fatale picchiò la testa contro uno specchio. La portarono in ospedale e scoprì così di essere incinta • La volta che si presentò ai Film Independent Spirit Awards a Santa Monica accompagnata dal suo inseparabile Pip, all’anagrafe canina Sir Pippin of Beanfield, uno splendido esemplare di Bichon Havanais • «Non ho mai abitato a Los Angeles, non frequento i party, mi sono sempre considerata una outsider. È un’industria dominata dagli uomini, dove contano gli incassi dei film e spesso per le attrici è difficile avere il dovuto riconoscimento anche economico» • Le attrici dopo i 40 a Hollywood hanno vita dura. Glenn, lei come ha fatto a resistere? «Forse non pensando che devo fare film per forza. Facendo le cose solo quando penso che siano buone. E naturalmente badando poco all’assegno…» (Piacenza) • «Hollywood non ama donne della mia età... Per avere un Oscar dopo i quarant’anni devi fare compassione» • «Certo che mi farebbe piacere, spero di non doverlo andare a ritirare in sedia a rotelle...».
Titoli di coda «Recitare, per me, vuol dire esaminare il panorama del cuore e dell’anima umana. Ogni volta, è un’avventura incredibile. È questo, in pratica, quel che facciamo».