20 marzo 2024
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Biografia di Sergej Viktorovič Lavrov
Sergej Viktorovič Lavrov, nato il 21 marzo 1950 a Mosca (74 anni). Diplomatico e politico russo, attuale Ministro degli affari esteri.
Titoli di testa «Se mi temi, mi rispetti».
Vita Nato da padre georgiano di origine armena e da madre russa, impiegata al ministero del Commercio Estero. I genitori, grazie anche alle amicizie maturate dalla madre in campo lavorativo, hanno dedicato gran parte della loro vita ad attività di commercio con l’estero [Filippo Sbardella, Geopolitica.info] • «Fin dall’infanzia ho ascoltato storie affascinanti su viaggi in paesi lontani e da queste sono rimasto conquistato a tal punto da sapere già che strada intraprendere» • Ha studiato a Noginsk, città del distretto di Mosca, alla Korolenko, scuola specializzata in relazioni internazionali. Qui ha imparato l’inglese e studiato fisica, chimica e trigonometria. Le materie scientifiche erano ritenute fondamentali nella Russia sovietica • Dopo il diploma con la medaglia d’argento (riconoscimento che viene tuttora conferito nelle scuole medie-superiori agli studenti meritevoli), Lavrov ha inviato la sua candidatura a due università molto qualificate nel campo internazionale, la Mgimo e la MiFi. Accettato da entrambe, il giovane Lavrov opta per la Mgimo, Istituto di Relazioni Internazionali dell’Università di Mosca, vera fucina della diplomazia del Cremlino. Facoltà Studi medio-orientali • Durante il suo periodo universitario ha visitato le regioni della Yakutia, della Tuva e della Khakassia [Sbardella, cit.] • Il primo lavoro è stato quello di segretario nella sezione per le relazioni economiche internazionali dell’Unione sovietica. Una lunga carriera, iniziata nel ministero degli Esteri di Mosca nel 1972, subito dopo la laurea, quando al Cremlino comandava il partito comunista, e proseguita senza interruzioni al fianco di Putin. Lavrov non ha mai nascosto il suo obiettivo: ripristinare l’influenza internazionale della Russia, anteponendosi in modo sistematico agli Stati Uniti e alla Nato [Tino Oldani, ItaOg] • Quando arrivò allo Smolensky, la sede del ministero degli Esteri russo, il ministro era Andreij Gromyko, che era stato vice di Viaceslav Molotov sotto Stalin e sarebbe passato alla storia della Guerra Fredda come Mr. Nyet, signor no [Cds] • Parla tre lingue: inglese, francese e singalese ed in breve tempo viene assunto presso l’ambasciata sovietica nello Sri Lanka • Dopo aver lavorato nello Sri Lanka per circa quattro anni, è tornato a Mosca ed ha continuato la sua carriera presso il Ministero degli affari esteri dell’Urss come secondo segretario del Dipartimento delle Organizzazioni Economiche Internazionali [Sbardella, cit.] • Nei primi 80 Sergej Lavrov è stato inviato negli gli Stati Uniti, dapprima come Segretario e Consigliere, e poi come Consulente Senior per la missione dell’Urss alle Nazioni Unite. Per quasi 10 anni Lavrov ha vissuto e lavorato a New York. Nel 1988 è ritornato a Mosca • Dal 1988 al 1994, la sua carriera ha una brusca impennata: diventa il Vice Capo dell’Ufficio delle Relazioni Economiche Internazionali del Ministero degli Esteri, e poi in breve tempo diventa il Capo del dipartimento stesso [Sbardella, cit.] • Nel 1994, l’ex presidente Boris Eltsin nomina Lavrov rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite. Il lavoro di Lavrov all’Onu gli ha portato un enorme popolarità, non solo in Russia ma anche all’estero. Il suo contribuito è stato più influente sulle questioni inerenti all’area medio orientale, all’ex Jugoslavia, alla penisola coreana e all’area cipriota [Sbardella, cit.]. Tra i documenti importanti da lui firmati, il memorandum di Budapest del 1994, al centro del saggio dell’analista Umland, pubblicato in Italia dall’Huffpost. Con quel memorandum, tre potenze nucleari, Usa, Gran Bretagna e Urss, che avevano firmato in precedenza il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), si impegnarono a dare garanzie di sicurezza a Ucraina, Bielorussia e Kazakistan, tre repubbliche uscite dall’orbita di Mosca [Tino Oldani, ItaOg] • A nominare Lavrov ministro degli Esteri nel 2004 è stato Vladimir Putin, che ne conosceva bene il curriculum e le idee politiche: entrambi hanno fatto carriera sotto il comunismo sovietico, e dopo il crollo del comunismo nel 1991, con la fuoriuscita dall’Urss di undici repubbliche che volevano la democrazia e non più avere a che fare con il dirigismo di Mosca, sia Putin che Lavrov si sono assegnati la missione di ricostruire l’impero comunista con ogni mezzo, anche con la guerra contro le repubbliche che si erano staccate da Mosca, in testa l’Ucraina [Tino Oldani, ItaOg] • I biografi di Lavrov ricordano che il suo modello ideale è Aleksandr Gorsakov, ministro degli esteri dello zar Alessandro II, teorico a metà Ottocento dell’espansionismo russo nell’Asia centrale [Tino Oldani, ItaOg] • Tra questi, il memorandum di Budapest del 1994, al centro del saggio dell’analista Umland, pubblicato in Italia dall’Huffpost. Con quel memorandum, tre potenze nucleari, Usa, Gran Bretagna e Urss, che avevano firmato in precedenza il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), si impegnarono a dare garanzie di sicurezza a Ucraina, Bielorussia e Kazakistan, tre repubbliche uscite dall’orbita di Mosca [Tino Oldani, ItaOg] • «Un supereroe in abiti su misura», «una figura virile, nobile, dal fascino rude» e dalla «leggendaria resistenza sul lavoro» (alcune delle espressioni utilizzate dai media per descriverlo) • «Innumerevoli sono anche gli aneddoti sui suoi rapporti alquanto burrascosi con alcuni esponenti dei governi occidentali, tra cui, ad esempio, l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, e con i segretari di stato americani, da Colin Powell a Condoleezza Rice, passando per Hillary Clinton. Dopo un iniziale avvio positivo, le relazioni diplomatiche, ma anche personali, si deterioravano. Il giornalista Glenn Kessler ricorda che Lavrov aveva un talento speciale per far irritare Condoleezza Rice. La Rice spesso rispondeva in modo emotivo e tagliente, tra tensione e ostilità. Anche con la Clinton non sono mancati i dissapori: Lavrov la rimproverò quando gli Stati Uniti donarono nel 2009 un “pulsante” simbolico a Lavrov e su quel pulsante vi era la parola “reset” in inglese e russo, ma la traduzione in russo corrispondeva al termine “overload”. Entrarono in aperta ostilità, invece, quando la Russia, bloccando una risoluzione Onu sulla Siria, provocò la reazione degli Stati Uniti (e, dunque, della Clinton) che lui definì “isterica”. Madeleine Albright disse che: “È molto intelligente. Conosce molto bene le procedure dell’Onu. Può essere gentile e pratico, ma può anche essere l’opposto”. Con John Kerry sicuramente le relazioni sono state più agevoli, seppur tra alti e bassi. Molti, sottolineando la differenza rispetto ai predecessori, hanno intuito l’esistenza di un feeling tra i due, entrambi “amanti dell’hockey” e della “grazia dello stile vecchia maniera”. Sono celebri le foto delle passeggiate nel giardino della guesthouse del ministero degli affari esteri o del confronto sulle dichiarazioni da rilasciare concordate sulla panchina in giardino» [Annalisa Bottani, Ytali] • In La sfida impopulista Paolo Gentiloni lo descrive come «Sornione e spiritoso», «l’uomo più intelligente mai conosciuto», capace di risolvere «le crisi con il fascino di un personaggio da film» • Alcuni analisti ritengono che Lavrov non sia solo una “persona”, ma anche e soprattutto «un’arma creata solo per perseguire gli interessi del governo russo nell’arena globale» [Bottani, cit.] • «È un burocrate, è un buon diplomatico e non dirà mai nulla che contraddica la linea ufficiale del Cremlino» [New York Times] • L’ex ministro degli Esteri austriaco, Ursula Plassnik, ha definito Lavrov «uno degli attori di politica estera più informati e rispettati nel panorama globale», uno che durante la sua prima visita a Mosca l’aveva accolta con un mazzo di rose gialle. E sono ormai famose le sue lunghe chiacchierate – passeggiando o accomodati in poltrona – con l’ex Segretario di Stato americano John Kerry, con cui di certo non può dire di condividere visioni politiche [Linkiesta] • Nel 2015 durante il suo discorso alla Munich Security Conference la platea scoppia a ridere. Un’umiliazione cui risponde: «Potete ridere se volete. Il riso fa girare il mondo». Lavrov sottolineò che il caso della Crimea rientrava nel principio di «autodeterminazione dei popoli» previsto dalla Carta dell’Onu, solo per citare uno degli esempi riportati, e ricordò a tutti le numerose violazioni delle norme internazionali portate avanti dai Paesi occidentali [Bottani, cit.] • Nel 2017 ha paragonato la guerra di parole tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un a una lotta all’asilo tra due bambini, dicendo: «Insieme alla Cina continueremo a lottare per un approccio ragionevole e non emotivo come quando i bambini in un asilo iniziano a litigare e nessuno può fermarli» [Wikipedia] • Sempre nel 2017 s’infuria quando Kiev cancella il russo e fa dell’ucraino l’unica lingua di istruzione nelle scuole statali • Nel 2021 tenta di umiliare l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, espellendo dalla Russia un gruppo di diplomatici europei – colpevoli di aver partecipato a manifestazioni a sostegno di Aleksej Naval’nyj – poco prima di un incontro bilaterale • Il 4 febbraio 2022 Lavrov risponde alle accuse degli Stati Uniti secondo cui la Russia sta preparando un attacco all’Ucraina definendole «sciocchezze», «follie» e pubblica un falso video delle forze ucraine che attaccano il Donbass • Il 10 febbraio nega di voler invadere l’Ucraina durante un incontro con Liz Truss che gli chiedeva di ritirare le truppe. Poi per mettere la premier in imbarazzo le chiede se riconosce la sovranità russa sulle regioni di Voronež e Rostov sul Don e lei, credendo che si trattasse di due territori del Donbass, ha risposto di no. Peccato però che entrambi sono effettivamente in Russia. Durante la conferenza stampa Lavrov ha detto con un sorriso sarcastico che il dialogo tra lui e Truss era stato «come quello di un muto con un sordo». E quando Truss alla fine della conferenza stampa ha nuovamente invitato, con una certa gravità, la Russia a ritirare i propri soldati dal confine con l’Ucraina, Lavrov si è guardato intorno, e con fare sufficiente e un po’ sbrigativo se n’è andato, lasciando la stanza senza aspettarla • All’una di notte del 24 febbraio 2022, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov riceve una telefonata: qualcuno gli comunica che Vladimir Putin ha appena ordinato di invadere l’Ucraina. La notizia coglie Lavrov completamente di sorpresa. Come la maggior parte dei leader politici e degli esperti di affari internazionali, anche lui fino all’ultimo non si aspetta che il presidente avrebbe davvero trascinato la Russia verso una guerra dalle conseguenze potenzialmente così gravi [Enrico Franceschini, Rep] • «Putin ha soltanto tre consiglieri. Ivan il Terribile, Pietro il Grande e Caterina la Grande» • Il 25 febbraio, Lavrov, che finora non era mai stato sanzionato, riceve sanzioni da Stati Uniti, Regno Unito, Ue e Canada. Gli Usa lo hanno anche inserito nell’elenco delle persone bloccate. Il giorno dopo anche l’Australia ha annunciato sanzioni per lui • Fin primi giorni dell’invasione la sua presenza si è fatta sempre più sbiadita, per poi riapparire perfettamente allineato al regime: non che ci siano molte alternative, alla corte di Putin. Il ministro degli Esteri inizia a costruire la sua narrativa dando sì la colpa dell’operazione speciale a Zelens’kyj ma soprattutto all’Occidente e alla Nato: «L’Ue e la Nato stanno mettendo insieme una coalizione per fare una guerra alla Russia - dichiara in una conferenza stampa a Baku -. Anche Adolf Hitler allo scoppio della Seconda guerra mondiale riunì un numero significativo di Paesi europei sotto le sue insegne per una guerra contro l’Unione Sovietica» • Il 1° maggio 2022, in un’intervista a Rete 4, a chi gli chiede perché la Russia voglia “denazificare” l’Ucraina quando lo stesso presidente ucraino è ebreo, risponde «per quanto riguarda l’argomento su quale tipo di nazificazione possiamo avere se il presidente del Paese è ebreo, se ricordo bene, e potrei sbagliarmi, Hitler aveva anche sangue ebreo». E poi ha aggiunto: «Per qualche tempo abbiamo sentito dal popolo ebraico che i più grandi antisemiti erano ebrei». Parole così dure che pare che Putin abbia dovuto chiamare Israele per porgere le più sentite scuse per le parole del suo ministro • «Parole oscene e aberranti» (ex premier Mario Draghi) • Nel 2023 partecipa come ospite al Raisina Dialogue, una conferenza internazionale organizzata a Nuova Delhi. Parla di una «guerra che stiamo cercando di fermare e che è stata lanciata contro di noi usando il popolo ucraino». Risate in sala • «Il dominio dell’Occidente, durato 500 anni, sta per finire» (Lavrov a dicembre 2023) • Giravano voci che con la rielezione di Putin rischiasse di essere silurato ma ieri è stato riconfermato.
Curiosità Una passione per il rafting, il football, lo scotch, il wisky e il fumo, un vizio che non aveva perso nemmeno ai tempi del suo incarico all’ONU, quando era stato imposto il divieto di fumare all’interno dell’edificio. Un’imposizione che aveva mal tollerato sostenendo che l’allora segretario generale Kofi Annan non era «proprietario dell’edificio» [Bottani, cit.] Ma le troppe sigarette non gli impediscono di fare molto sport: la partita settimanale di calcio con gli amici appartiene alle sue abitudini domenicali quando non è in giro per il mondo. Del beautiful game Lavrov è anche appassionato tifoso. Racconta che riesce a resistere a lunghe notti di negoziati pensando alla sua squadra, lo Spartak di Mosca [Paolo Valentino, Cds] • «Non solo è il capo della diplomazia russa più longevo dopo Gromyko, ma è anche il più intellettualmente raffinato: in mezzo a negoziati, viaggi, conferenze e telefonate in tutte le lingue, Sergei Lavrov trova anche il tempo di scrivere poesie. E se nel suo lavoro principale appare un duro, interlocutore scomodo e spigoloso – come quella volta che, mostrando una perfetta padronanza dell’inglese colloquiale, insultò l’ex ministro britannico David Miliband – nella sua poesia sembra attingere dal romanticismo e dalle tradizioni dei classici russi. E dalla tradizione russa il poeta Lavrov prende anche l’impegno politico: almeno nelle poesie scelte per la pubblicazione sulla rivista “Russky pioner” il tema della storia, del passato e del futuro della Russia è un filo rosso, e la parola “Patria” viene ripetuta spesso e sempre con la maiuscola. Come nei versi del 1995 dedicati ai russi che vanno a vivere all’estero: “Emigrati non è una parola russa, ma è diventata nostra, il destino sorride come una strega e il Paese non si accorge cosa ha perso”. Oppure nella dilogia “Brindisi prima di partire”, dedicata a un collega diplomatico che va a lavorare a New York (“città rumorosa, metropolitana e arrogante”), dove viene rimpianto il tempo di quando “eravamo orgogliosi del Paese che ci copriva sempre le spalle, il Paese non c’è più, ma l’orgoglio chissà perché è rimasto”» [Anna Zafesova, Foglio].
Patrimonio Lavrov è ministro degli Esteri. Una carica per cui dovrebbe ricevere uno stipendio annuo pari a 73.000 dollari l’anno. Per The Insider, quotidiano online russo indipendente, avrebbe un patrimonio immobiliare stimato in 9,6 milioni di dollari. Tra cui un appartamento (247 mq) nel centro di Mosca. Secondo Lavrov, sarebbe stato un dono della figlia Ekaterina fatto nel 2007 quando la ragazza aveva 25 anni [Gazzettino].
Amori Da circa 50 anni è sposato con Maria Lavrova. I due si sono conosciuti ai tempi dell’università. E per seguire il marito nella sua carriera universitaria, la donna ha rinunciato a esercitare il suo lavoro di insegnante. Dal matrimonio con Maria Lavrova è nata Ekaterina Lavrova. Che ora si è sposata. Suo marito, Alexander Vinokurov, è l’erede di un facoltoso imprenditore farmaceutico, e hanno due figli • Lavrov ha anche un’amante, la ex attrice Svetlana Polyakova. Non a caso la figlia della donna, Polina Kovaleva, è considerata figliastra del potente ministro russo. Una relazione, quella tra Lavorv e Polyakova, non del tutto segreta. La donna lo ha infatti accompagnato spesso durante i suoi viaggi di lavoro: tanto che da tempo si parla per il braccio destro di Putin di un doppio matrimonio a tutti gli effetti [Gazzettino]•
Titoli di coda «Lavrov è come l’allenatore di calcio aziendalista che difende le scelte del club anche quando gli vendono il centravanti prediletto» [Linkiesta].