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 2024  marzo 25 Lunedì calendario

Biografia di Erica Jong (Erica Mann)

Erica Jong (Erica Mann), nata a New York il 26 marzo 1942 (82 anni). Scrittrice, saggista e poetessa. Con il romanzo Paura di volare, pubblicato nel 1973 e definito da Henry Miller «il corrispettivo femminile di Tropico del cancro», ha venduto oltre venti milioni di copie in tutto il mondo. «Politicamente corretta, femminista, ebrea» (Silvia Ronchey).
Vita «È nata in una famiglia di ebrei di origine polacca, Erica: il padre Seymour Mann era un uomo d’affari che possedeva, tra le altre cose, un’azienda specializzata in bambole di porcellana. La madre Eda, che ha vissuto sino a cento anni, era una pittrice appassionata e apprezzata. Il fatto di provenire da una famiglia benestante le ha offerto l’opportunità di comprendere sin da giovane quanto la ricerca della felicità non abbia mai nulla a che fare con la condizione sociale. È di fede liberal, ma è spesso critica nei confronti della sinistra americana, che tuttavia appoggia in ogni occasione: sono critiche fatte con la passione che si ha nei confronti di ciò che è più vicino» (Antonio Monda) • «Mia madre era un’artista meravigliosa che è stata scoraggiata dal periodo in cui ha vissuto. Nella sua generazione le donne artiste non erano osannate. Molte di loro hanno sposato artisti maschi e si sono prese cura di loro come la miglior amica di mia mamma all’Accademia, Lee Kassner (che ha sposato Jackson Pollock). Lee alla fine ha raggiunto una fama di suo. Mia madre no. Così quando io sono diventata famosa, era felice e gelosa insieme. Viveva il suo sogno attraverso di me, ma non le piaceva vivere se non attraverso sé stessa» (a Maria Luisa Agnese) • «“Papà era il mio campione, lui e mio nonno. Mi adoravano. Mentre le mie due sorelle mi odiano e mia madre è sempre stata gelosa”. Perché? “Le faccio un esempio. La Columbia University ha comperato il mio archivio e c’è stato un grande simposio sul mio lavoro. C’erano molti professori e studiosi delle maggiori università americane e hanno parlato del mio primo romanzo come di un vero classico della letteratura americana: dicevano che avevo inventato un nuovo modo di scrivere. Lydie, la mia sorella maggiore, si è alzata in piedi e ha detto in pubblico che la mia scrittura aveva rovinato la sua vita, cosa non vera che ha provocato un enorme disagio nella sala. I giornalisti presenti, tra cui il corrispondente del New Yorker, non hanno parlato d’altro che della denuncia di mia sorella”. Lei mi sembra ossessionata dalla sua vicenda familiare. “Credevo di essermi liberata di loro con la mia scrittura e adesso sono tornata come prima, nella tragedia greca”» (a Alain Elkann) • «Si è laureata a Barnard, uno dei più prestigiosi college statunitensi, e pochi anni dopo debuttò nella poesia con la raccolta Frutta e verdura, ma deve alla narrativa una fama legata in gran parte al primo libro: Paura di volare, scritto a trent’anni, divenne nel giro di qualche settimana un fenomeno impressionante e imprescindibile, con oltre venti milioni di copie vendute nel mondo. Le avventure del suo alter ego Isadora Wong trascendono il sesso, che pure abbonda in ogni pagina, e riverberano domande che in quegli anni di grande cambiamento si ponevano le donne di ogni parte del mondo: l’elemento più appassionante e riuscito del libro è la riflessione sul senso ultimo della femminilità e cosa c’è nell’intimo di un’autentica passione amorosa. Isadora si interroga in ultima analisi sulla propria identità, e a cosa ambisca realmente, nella vita: ancora una volta il contrasto tra il piacere effimero e l’anelito per qualcosa di duraturo. Lo straordinario successo del libro la portò a scrivere altri due romanzi con protagonista Isadora, ma Come salvarsi la vita e Paracadute e baci non raggiunsero gli stessi risultati. Divenne tuttavia un punto di riferimento del femminismo, un’icona e addirittura una star, ed ebbe l’intelligenza di mantenere sempre una grande dose di autoironia, come quando venne citata in una canzone di Bob Dylan, dove il suo cognome fa rima con wrong, sbagliato”» (Antonio Monda) • «Nel 1973 ha trasformato la vita delle donne con il suo libro Paura di Volare: un libro può essere un’Arma definitiva di cambiamento e difatti con l’invenzione di 11 battute piuttosto potenti, zipless fuck (la scopata senza cerniera), Erica sdoganava anche per le donne la libertà di scelta e di rapporti. Da allora la sua idea forza è volata nel mondo e il suo libro ha venduto più di 20 milioni di copie. Poi ne sono venuti altri, di libri - da Che cosa vogliono le donne, a Paura dei 50, a Paura di morire - che raccontano l’evoluzione di una donna intelligente e capace di leggere il sociale con acume e sense of humor, ma che ha sempre coltivato, vicino alla sua immagine pubblica di saggista, il vizio della poesia» (Maria Luisa Agnese) • «Paura di volare ha fatto definire Erica uno Henry Miller in gonnella dallo stesso Henry Miller [...] Era un libro delizioso, birbante, mosso da uno humour giovane e brillante e ha fatto amare a tutti questa trentenne disinibita ed eroina della liberazione sessuale. Quell’eroina, che era passata attraverso una famiglia di pittori e musicisti, una tesi di laurea su Alexander Pope accompagnata dal matrimonio con un compagno di studi all’università del Maryland, i campi della morta della seconda guerra mondiale e due raccolte di poesie (ma soprattutto è passata attraverso il ritratto della collera femminista)» (Fernanda Pivano) • «Paura di volare ha debuttato nel 1973, subito accolto come un manifesto della rivoluzione sessuale femminista: come è cambiata da allora l’idea di libertà sessuale? “Tutti i critici – meno John Updike che ne fece una bellissima recensione sul New Yorker – hanno considerato quel mio primo romanzo come un libro sul sesso, perché hanno letto solo le prime pagine che parlano della zipless fuck, la scopata senza cerniera (un rapporto di puro sesso, ndr). Ma la storia della sua protagonista Isadora, alla vigilia dei 30 anni, un’età critica per noi donne, è molto di più. Abbandonata a Parigi dall’amante, che era peraltro impotente perché aveva paura di una donna intelligente come lei – una cosa successa spesso anche a me! – Isadora si chiede: “perché ho così paura di essere sola?”, e pensa “Se nessuno mi ama, non ho identità”. Il dialogo fra se stessa e la sua anima è centrale nel libro. Alla fine Isadora trova se stessa nella sua solitudine. Il libro è proprio su questo: come una donna trova la propria identità separata dai genitori, dagli amanti, dai mariti, dai professori” Nessuno, a parte John Updike, l’aveva capito? “No. Il New York Times aveva affidato la recensione a un professore di Suny (l’università statale di New York), che qualche tempo prima della pubblicazione mi aveva invitato nel suo college a nord di Manhattan per un festival della poesia. Quando sono arrivata al campus non c’era alcun festival. Lui mi ha accolto nella sua stanza. Ho ripreso subito la corriera per tornare in città e non ne mai più sentito parlare fino a quando proprio lui ha stroncato il mio libro per il New York Times: ‘L’ennesima storia femminista”. Capita spesso alle donne scrittrici ricevere richieste di favori sessuali in cambio di buone recensioni”» (a Maria Teresa Cometto) • «Lei si considera una scrittrice ebrea? O una scrittrice femminista? “Mi considero una scrittrice americana con tutte le follie del caso. Abbiamo i nostri ideali di libertà e democrazia, ma non li rispecchiamo nelle nostre vite e così lo scrittore in America dev’esserne costantemente cosciente. Ovviamente la mia identità ebraica e le mie convinzioni femministe fanno parte dei miei scritti, ma non definiscono i miei libri”. Lei si sente vicina a scrittori come Philip Roth o Saul Bellow? “Trovo che ci siano molte analogie tra Philip Roth e me. L’umorismo selvaggio e un sacco di spunti autobiografici”. I suoi libri sono per lo più di narrativa? “Una combinazione di autobiografia e finzione. È impossibile dire cosa è successo e cosa non è successo”» (a Alain Elkann) • «È vero che gli italiani lo fanno meglio? “Certo, sono davvero bravi a fare l’amore. Ma non sposateli, sono impossibili. Non pensano mai alla moglie a casa. E le loro mamme li viziano più di quanto non facciano le mamme ebree con i loro figli. Una mamma italiana ebrea sarebbe… Mamma mia!”. A parte gli amanti, che cosa le piace del nostro Paese e della sua cultura? “L’Italia è l’ultimo posto sulla Terra dove è permesso essere umani, fare errori, inciampare, a differenza della puritana America. Non è solo il Paese dove è nata la più meravigliosa letteratura, poesia, architettura, arte. Mi ricordo quando ero studente a Firenze, avevo 19 anni e un aspetto molto migliore di adesso: ho preso il treno per andare a Venezia e ho sbagliato a sedermi in prima classe con il biglietto da seconda. Il controllore mi ha detto ‘Non è valido’, e poi: ‘Signorina, lei ha dato all’Italia il dono della sua bellezza, lasci che l’Italia dia un piccolo regalo a lei, resti qui”. Dove trovate un uomo simile in America?”» (a Maria Teresa Cometto) • «Pensa che il matrimonio sia la soluzione? È nella coppia che si nasconde il segreto di una vita felice? “Non tutti i matrimoni sono perfetti, certo. Alcuni si fondano sulla gelosia e il possesso, altri sulla sintonia. Penso a quei matrimoni in cui c’è complicità e supporto reciproco. Federico Fellini e Giulietta Masina, per esempio. Loro erano compagni nell’arte, lei era la sua musa. Lui ha avuto altre donne, molte, ma non l’ha mai lasciata. Forse lei non è stata sempre felice ma… sa, anche Fellini amava molto i miei libri”. E vi siete mai conosciuti? “Lui non parlava inglese e questo lo imbarazzava. Mi aveva spedito alcuni suoi disegni, bellissimi. Quando sono venuta a Roma l’ho chiamato e il suo assistente mi ha detto che stava girando a Cinecittà. Abbiamo cercato di incontrarci tante volte, ma non ci siamo mai riusciti. Fellini avrebbe voluto fare un film da Paura di Volare, e mi dispiace tantissimo che non ci sia riuscito» (a Elena Stancanelli) • «Non ha paura di andare controcorrente, Erica, e alcune sue prese di posizione hanno fatto scalpore, come una teoria alquanto astrusa sull’11 settembre, con cui nega la versione ufficiale degli attacchi terroristici. A Saffo, citata come modella di femminismo, ha dedicato uno dei suoi libri migliori, in cui si identifica completamente con la poetessa greca» (Antonio Monda).
Amori «Si è sposata quattro volte. Il primo matrimonio con il fidanzato del college Michael Werthman è durato solo due anni, dal 1963 al 1965. Il secondo marito è stato Allan Jong, uno psicanalista americano di origine cinese. Il matrimonio è durato dal 1966 al 1975. La coppia ha vissuto in una base militare a Heidelberg, in Germania, per tre anni (1966-1969). “Il mio primo marito, un brillante studioso del Medioevo, dopo un anno dal matrimonio divenne schizofrenico e una volta, credendosi Gesù Cristo, cercò di camminare sulle acque a Central Park. Se il tuo primo marito diventa pazzo, il secondo dev’essere uno psichiatra, come il mio, un cinese-americano molto bello e atletico”, ha raccontato. I primi due matrimoni della scrittrice trovano molti paralleli nella storia di Isadora Wing, protagonista del romanzo Paura di volare.Il terzo marito di Erica Jong è stato Jonathan Fast, romanziere ed educatore sociale, e figlio del romanziere Howard Fast. Il matrimonio, durato dal 1977 al 1982, trova riferimenti nei romanzi Come salvare la propria vita e Paracadute e baci, in cui prosegue la vicenda di Isadora Wing. Dal terzo marito ha avuto la figlia Molly Jong-Fast. “Il nostro era un matrimonio aperto stile Anni Settanta, lui mi diceva con chi dormiva, io lo stesso con lui. Non fatelo, non funziona. Non puoi eliminare la gelosia. Se vuoi andare a letto con qualcuno, non dirlo a nessuno”, ha detto la scrittrice al Corriere della Sera. Dal 1989 Erica Jong è felicemente sposata con Kenneth David Burrows, un avvocato di New York» (Elisa Porcelluzzi) • «Proprio lei che sentenziò che “anche se si ama il proprio marito, arriva inevitabilmente il momento in cui scopare con lui è come mangiare un formaggino alla panna: riempie, ingrassa perfino, ma niente sapori eccitanti… e quello che si vuole invece è un pezzo di camembert stagionato” — adesso spizzica dal piatto di Ken le vongole con bacon, anch’esse in salsa barbecue. “Ho detto tante cose terribili sul matrimonio, ma ero giovane e cinica. Ora penso che la cosa più preziosa sia avere qualcuno che ti guarda le spalle”. Lancia uno sguardo al marito, seduto al suo fianco sullo sfondo delle acque verdi e placide del Long Island Sound, il braccio di mare che separa Long Island dal Connecticut. “Penso che il matrimonio sia molto importante… se è quello giusto” conclude. Ma Ken puntualizza: “È importante anche se non è quello giusto. È così che mi guadagno da vivere”. Fa l’avvocato ed è specializzato in divorzi difficili (etero e gay). Nel 1989, li ha presentati un’amica comune a New York. “Ma la storia interessante – interviene l’avvocato, sollevando prontamente lo sguardo dai cavatelli al nero di calamari – è come abbiamo deciso di sposarci. Ci frequentavamo da un paio di mesi, ma non avevo mai incontrato i genitori di Erica. Anche loro avevano una casa per i weekend qui in Connecticut e così un sabato sono venuti a trovarci. Ho conosciuto suo padre, uomo incantevole, e ho conosciuto sua madre. Più tardi, in auto su Riverside Avenue, ho detto a Erica: “Ti ho amato dal momento in cui ti ho incontrata, ma non capivo perché. Adesso so che hai bisogno di me”» (Viviana Mazza).