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 2024  marzo 29 Venerdì calendario

Biografia di Sabine Meyer

Sabine Meyer, nata a Crailsheim (Germania, all’epoca Repubblica Federale Tedesca) il 30 marzo 1959 (65 anni). Clarinettista. «Una delle più importanti soliste mondiali del clarinetto. […] È grazie a lei che il clarinetto, spesso sottovalutato come strumento solista, ha conquistato i palcoscenici concertistici internazionali» (Giancarlo Riccio) • Nipote, figlia e sorella di clarinettisti. «Mio padre era un musicista molto dotato. Ha studiato clarinetto e pianoforte ed è stato un importante insegnante nella regione di Crailsheim, nella Germania meridionale, dove sono nata. Ha insegnato molti strumenti, come clarinetto, pianoforte, sassofono, fisarmonica e così via. Era un ottimo musicista jazz con le sue band» (a Eddy Vanoosthuyse). «Aveva anche un negozio di musica dove si potevano trovare quasi tutti gli strumenti, quindi io sono cresciuta con la musica: per me era una cosa naturale, come mangiare, bere e dormire! Ho provato tutti gli strumenti, a partire dal pianoforte, poi il violino, seguito dal clarinetto e dall’organo. Per anni ho suonato e studiato tutti e quattro gli strumenti, ma presto il clarinetto è diventato il mio preferito» (a Elisabeth Schwarz). «Era come cantare, creare il tono con il mio respiro. Il clarinetto mi diede anche il mio primo e più grande successo: vinsi diversi concorsi e ottenni un posto nella National Youth Orchestra della Germania all’età di 11 anni (che è davvero presto!). Fu un grande momento. Avevo la possibilità di suonare il grande repertorio e, oltre a questo, facevo grandi viaggi con l’orchestra in Paesi stranieri come Israele, Brasile e Stati Uniti. Fin da giovanissima era chiaro che la musica sarebbe stata la mia vita ed era chiaro che il clarinetto era il mio strumento. […] Studiai da giovanissima a Stoccarda in un cosiddetto Vorstudium; in seguito iniziai un corso regolare, e all’età di 17 anni andai ad Hannover». «Ha proseguito gli studi con Hans Deinzer alla Hochschule für Musik und Theater di Hannover: quali sono gli insegnamenti che ha appreso da questo maestro? “Hans Deinzer era un insegnante incredibile. Per lui era di fondamentale importanza non solo la tecnica della diteggiatura, ma anche il controllo dell’intonazione, il fraseggio e la cura dei colori e delle infinite sfumature timbriche del clarinetto. Il suo insegnamento mirava a fare di noi dei cantanti, ancor più che dei clarinettisti”» (Carla Demuru). Conclusi gli studi, «ha iniziato la sua carriera come clarinettista con la Bavarian Radio Symphony Orchestra, e in seguito con la Filarmonica di Berlino» (Schwarz). Era il 1982, e la formazione dei Berliner Philharmoniker era ancora guidata da Herbert von Karajan, che ne era stato proclamato direttore a vita nel 1954. La Meyer, dopo aver fallito una prima audizione (che nessun musicista era riuscito a superare), aveva superato brillantemente la seconda, ed era stata quindi ammessa a un periodo di prova, durante il quale ebbe la possibilità di suonare in varie occasione con la prestigiosa orchestra. «In quel periodo fui davvero la prima donna a suonare nella Filarmonica di Berlino, ma l’orchestra fu assolutamente corretta nei miei confronti. Dopo alcuni mesi, Karajan notò che l’orchestra stava facendo provini per una suonatrice di clarinetto e si incuriosì. Mi invitò a fare un’audizione per lui, cosa che feci, e Karajan voleva ingaggiarmi immediatamente. Ma questo fu l’inizio di tutti i guai, perché l’orchestra voleva prendere la propria decisione per prima. Era complicato, ma non era un problema di maschio o femmina!». «La richiesta di Karajan di affidarle il posto di primo clarinetto (l’organico ne prevede due) al fianco del solista Karl Leister fu bocciata dall’orchestra. Motivo: la Meyer non aveva le doti per inserirsi appieno nella perfetta musicalità del complesso. Molti imprecarono contro un presunto maschilismo dei Filarmonici, disegnandoli come una congrega di monaci in perpetua clausura davanti allo spartito, ma sorvolando sul fatto che tra i ventidue violinisti dell’orchestra c’è anche la svizzera Madeleine Carruzzo. Karajan non volle mollare. Con l’aiuto determinante del sovrintendente Peter Girth, […] egli ottenne l’assunzione della clarinettista con un contratto di prova per una stagione. Così, per la prima volta, era stato calpestato il diritto di veto degli orchestrali nell’assunzione di un nuovo elemento. Per i suoi irriducibili nemici […] non era altro che la plateale impennata di un vecchio presuntuoso da sempre assetato di pubblicità e di potere. Però il “vecchio”, questa volta, sottovalutando il granitico spirito di corpo dell’orchestra, aveva compiuto un passo falso. L’eco mondiale della firma del contratto risuonò nella Philharmonie come una sfida imperdonabile. Nella storia ultracentenaria del complesso, arroccato […] con spirito prussiano nella strenua difesa del suo diritto di veto nei confronti di facce nuove poco gradite, si verificava il primo “grave affronto”. […] A causa di una graziosa bionda viene pregiudicata la quiete nella Philharmonie, fecero notare i più maligni, giocando ambiguamente sul fascino che le bionde hanno sempre esercitato su Karajan. […] Sabine Meyer, snervata dall’insofferenza dei nuovi colleghi, avrebbe poi annunciato il suo volontario ritiro dall’orchestra alla scadenza del contratto, ma ormai il braccio di ferro fra il maestro e i Filarmonici era sfociato in un duello ai ferri corti» (Enzo Piergianni). «Con Karajan i Berliner sono diventati un’orchestra mondiale, protagonisti di spettacolari tournée. […] Karajan è stato un direttore totale: talento, disciplina, volontà ferrea. […] Eppure, anche un uomo di tale carisma dovette soccombere alla compatta volontà di quell’orchestra. […] Nell’aprile 1989 Karajan si dimise, tre mesi dopo morì» (Corrado Augias). Nel frattempo, abbandonati nel 1983 i Berliner Philharmoniker, la Meyer aveva intrapreso una brillante carriera solistica, «che nel corso degli anni l’ha portata a lavorare con più di 300 orchestre in tutte le sale da concerto più prestigiose, eseguendo un repertorio amplissimo che spazia dalla musica barocca sino a brani scritti appositamente per lei da compositori come Jean Françaix, Edison Denisov, Harald Genzmer, Toshio Hosokawa, Niccolò Castiglioni, Manfred Trojahn, Aribert Reimann, Peter Eötvös e Oscar Bianchi. Il percorso artistico di Sabine Meyer è ben documentato anche da una vasta discografia, che comprende più di duecento brani registrati per la Emi, la Deutsche Grammophon, la Warner Classic, la Sony e altre etichette importanti» (Gianguido Mussomeli). «In principio non volevo diventare una solista, ma dopo l’esperienza con i Berliner Philharmoniker avevo alle spalle davvero tantissimi concerti, e ho iniziato a sentirmi un po’ stanca di suonare in orchestra, quindi ho intrapreso la carriera solistica. Poco dopo sono diventata due volte mamma, e il lavoro “freelance” da solista si armonizzava indubbiamente meglio con la vita in famiglia. Ma adoro anche la musica da camera: ogni anno, più del 50% dei miei concerti è dedicato alla cameristica. Inoltre sono estremamente felice di aver suonato per dieci anni nella Lucerne Festival Orchestra con Claudio Abbado: è stata una delle esperienze più belle della mia vita». «In ambito cameristico, si presenta in formazioni sempre diverse, secondo il programma presentato» (Marco Beghelli). Una delle formazioni con cui si è esibita più spesso in passato è il Trio di Clarone, da lei stessa costituito nel 1983 insieme al fratello Wolfgang Meyer (1954-2019) e al marito Reiner Wehle, anch’essi clarinettisti. «Non ci aspettavamo di avere una carriera con una così strana formazione di trio, ma volevamo eseguire un concerto di compleanno per nostra madre con un programma con un misto di Mozart e musica contemporanea. Fu un grande successo. Nel corso degli anni abbiamo eseguito più di 600 concerti insieme, con programmi molto interessanti». «Sviluppammo molti progetti diversi. Prima ci fu la combinazione di composizioni originali di Mozart con la musica contemporanea. Poi ci furono i programmi con cantanti e un mucchio di pezzi di repertorio originali molto interessanti ma dimenticati, ad esempio di Mozart o Stravinskij, ma ovviamente ci furono anche molti programmi con tre clarinetti e un pianoforte o la collaborazione con Eddie Daniels e Michael Riessler». Dal 1993 al 2022 è stata inoltre docente presso l’Accademia di musica di Lubecca. Ormai in pensione dall’insegnamento, continua però a dedicarsi a un’intensa attività concertistica, e inoltre gestisce insieme al marito un agriturismo con maneggio di loro proprietà nei pressi di Lubecca • Due figli, Simon e Alma, da Reiner Wehle, conosciuto negli anni di studio a Hannover e sposato nel 1987. Così il marito a proposito dei figli: «Entrambi erano molto dotati e talentuosi per la musica e suonavano strumenti diversi. Simon suonava il clarinetto, che abbandonò all’età di 15 anni per suonare la tastiera in una rock band (erano molto bravi, ma di gran lunga troppo rumorosi per noi!). Alma suonava prima il fagotto, che poi sostituì con il pianoforte. Ma entrambi i bambini non avevano il desiderio di diventare musicisti. Simon è un fisico e Alma è una psicoterapeuta. Entrambi amano la musica e sono ascoltatori molto esigenti ai concerti» • «Oltre a Weber, Hindemith, Nielsen, Stamitz o Spohr, Sabine Meyer nomina il Concerto per clarinetto e orchestra di Mozart come il nucleo del repertorio solista del clarinetto. “È la migliore composizione mai scritta per uno strumento a fiato. Qualunque altra scompare nell’insignificanza accanto a esso. Il Concerto vive insieme a me. È tremendamente profondo e ricco di espressioni, colori e idee compositive. Scopri qualcosa di nuovo ogni volta. Ma è anche sempre diverso con ogni orchestra, ogni direttore, ogni sala e ogni pubblico”» (Schwarz). «Reiner Wehle: […] “Sabine e io amiamo gli stessi pezzi: accanto al Concerto di Mozart, sono probabilmente i Quattro pezzi di Alban Berg e il Quintetto per clarinetto di Reger”. […] Qual è la vostra opinione sulla musica contemporanea? Sabine Meyer: “Amiamo suonare nuova musica e siamo assolutamente convinti che il nostro tempo abbia bisogno di musica aggiornata per esprimere i problemi e le situazioni del nostro tempo. È un grande peccato che le gallerie con dipinti, ad esempio, di Mark Rothko o Gerhard Richter siano sovraffollate, ma nei concerti classici il pubblico (o, ancor più, il promotore) non ami che siano inseriti pezzi di Ligeti, Kurtág o Birtwistle. Se non eseguiamo musica del nostro tempo, saremo solo un museo, e questo è troppo limitato per un vero artista!”. […] Al di là del clarinetto, quale musica piace a ciascuno di voi, in ambito classico e al di fuori di esso? Sabine Meyer e Reiner Wehle: “A entrambi piace ascoltare musica jazz. In ambito classico ci piacciono i quartetti d’archi, la musica barocca, la musica per pianoforte e i bravi cantanti (in particolare il Lieder tedesco, come Schubert e Schumann). Non ascoltiamo sinfonie e opere”» (Vanoosthuyse) • «Il suo strumento quotidiano è un clarinetto Wurlitzer. “I miei strumenti sono piuttosto vecchi: sono stati costruiti da Herbert Wurlitzer negli anni ’70. Sono strumenti d’alta qualità, fatti a mano, prodotti con un legno accuratamente selezionato. Ma ne ho anche un paio in bosso di Schwenk & Seggelke”. […] Ha in suo possesso uno strumento molto speciale, un clarinetto della prima metà del XIX secolo che un tempo apparteneva a Johann Simon Hermstedt, il clarinettista per cui Louis Spohr scrisse i suoi concerti per clarinetto. “Eseguii il Quarto concerto per clarinetto di Spohr a un concerto nei pressi di Braunschweig e in seguito ricevetti una lettera da una discendente di Simon Hermstedt. Risultò che questa signora, di fatto, aveva l’originale clarinetto in la per il quale questo concerto fu composto. Mi affidò questo strumento, e spero che un giorno potrò esporlo in un museo adatto per mostrarlo al pubblico”» (Schwarz) • «Pochi clarinettisti mostrano una perfezione tecnica pari a quella di Sabine Meyer» (Schwarz). «Sabine Meyer è la più celebre clarinettista della sua generazione» (Beghelli) • «Quali consigli puoi dare ai giovani suonatori? […] “È un sogno suonare in una buona orchestra, ma ci sono molti altri modi per essere un musicista. Come musicista freelance puoi fare molte cose diverse (insegnare, musica da camera, musica contemporanea, suonare in ensemble di musica d’epoca, jazz, musica klezmer, concerti per bambini e così via), e avresti la possibilità di cambiare ambito d’interesse molte volte nella tua vita. Quindi questo potrebbe essere più interessante di 40 anni nella stessa orchestra. Devi avere idee e creatività. E dovresti rimanere curioso per tutta la vita!”» (Vanoosthuyse).