Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  febbraio 19 Lunedì calendario

Biografia di Johan Galtung

Johan Galtung (1930-2024). Sociologo e matematico norvegese. «Era uno dei massimi studiosi dei problemi della pace e della mediazione di conflitti. Era nato il 14 ottobre 1930 a Oslo e da ragazzo aveva subito il trauma della guerra, quando i nazisti invasero la Norvegia e deportarono suo padre in un campo di concentramento. Obiettore di coscienza, ha conosciuto il carcere, rifiutando il servizio militare. Dopo la laurea in Matematica e Sociologia, ha svolto per molti anni l’attività di mediatore dei conflitti internazionali, anche per conto dell’Onu. Come studioso ha insegnato Sociologia e Metodologia della ricerca sociologica all’Università di Oslo e alla Columbia University di New York. Numerose le sue pubblicazioni, per la maggior parte tradotte dalle Edizioni Gruppo Abele, come Gandhi oggi (1987), La trasformazione nonviolenta dei conflitti (2000) e il più recente Affrontare il conflitto, trascendere e trasformare, edito da Pisa University Press (2008). Nel 1998 ha fondato la Transcend Peace University, istituto di formazione per la diffusione di metodi nonviolenti nella soluzione dei conflitti. “Transcend” è il metodo che Galtung ha elaborato e che prevede di superare le contraddizioni personali e pretendere di essere nel giusto; e di immedesimarsi nelle ragioni altrui, cercando obiettivi comuni di livello superiore per intavolare una relazione pacifica: forme di razionalizzazione e di raffreddamento dell’aggressività che si avvalgono della creatività. Nel suo approccio teorico il “Triangolo della violenza” comprende la violenza diretta, la violenza strutturale (ingiustizia, segregazione, emarginazione) e la violenza culturale o simbolica, intrisa di pregiudizi, sessismo e razzismo. La violenza simbolica, avendo un carattere “etico” che l’approva socialmente, è la più difficile da estirpare. In ogni caso, ha riconosciuto Galton, i tre tipi di violenza sono interdipendenti e, per risolverne uno, è necessario tenere conto degli altri due» [Carlo Bordoni, CdS]. Morto sabato. Aveva 93 anni.