Anteprima, 20 febbraio 2024
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Biografia di Ira Von Fürstenberg
Ira Von Fürstenberg (1940-2024). Attrice, modella, paparazzata dominatrice di cinegiornali e rotocalchi, designer di oggetti d’arte e di gioielli che rivendeva a caro prezzo agli infiniti contatti della sua agenda di ricchi e famosi, addetta alle pubbliche relazioni per l’amico Valentino, musa di Karl Lagerfeld. Figlia del principe Tassilo Fürstenberg e di Clara Agnelli, sorella di Gianni. Nome completo: Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina zu Fürstenberg. «Bellissima e fotogenica, tra il 1967 e il 1982 Ira girò una trentina di film tra cui Matchless di Alberto Lattuada, Capriccio all’italiana di Mauro Bolognini, Fratello sole sorella luna di Franco Zeffirelli («mi fece interpretare una prostituta ma poi tagliò il mio ruolo al montaggio», raccontava lei), Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue accanto ad Alberto Sordi, Homo eroticus con Lando Buzzanca. Cittadina del mondo, viveva buona parte dell’anno a Roma, in un attico ultra-panoramico di via XXIV Maggio e fino a una decina di giorni fa, prima che le sue condizioni dovute a un male incurabile precipitassero, continuava a dividersi tra pranzi, cene, mostre, appuntamenti mondani» [Satta, Mess]. «A 13 anni, fotografata dai maestri Helmut Newton e Cecil Beaton, fece da indossatrice per Pucci, amico di famiglia, e per la stilista Diana Vreeland. Era stata una sposa-bambina. È, alla nascita di Christoff, anche una madre-bambina. Ha solo 16 anni, 19 quando arriva Hubertus. Figli amatissimi, naturalmente. Ma quasi più fratelli, o giust’appunto complici. Almeno nelle intenzioni. Lo dice lei, lo racconta nel ricorso alla Sacra Rota per l’annullamento di un matrimonio che pure, per essere celebrato, aveva avuto bisogno di una dispensa papale: quelle nozze, già finite nel 60 e presto rimpiazzate da un secondo matrimonio non legale a Reno, Nevada, con il playboy Francisco “Baby” Pignatari, lei non le voleva. Non era solo troppo giovane. Non era solo innamorata di un altro, Nicolò Donà delle Rose e non Alfonso von Hohenlohe, di 18 anni più vecchio di lei. Ira voleva vivere. Voleva la sua adolescenza. Voleva essere libera. Così: “Mi sposavo – disse nelle deposizioni alla giustizia vaticana – perché mi costringevano a farlo”. E la costringevano, “sotto minaccia di mandarmi in un convento” (non si sorrida: era la metà degli anni Cinquanta), perché era vivace e bellissima, tanto bella che “dovevamo sorvegliarla anche di notte – spiegò la madre nelle stesse deposizioni – perché i ragazzi tentavano di penetrare in casa, non ne potevamo più, era in pericolo imminente e continuo”. Vince lei, alla lunga. Quindicenne, sì, ma con consiglieri evidentemente abilissimi: l’arma per l’annullamento del matrimonio non voluto è un documento, consegnato a un avvocato ovviamente “prima”, in cui dichiara che le nozze non sono una sua libera scelta e che ne esclude l’indissolubilità. Altri amori, veri o solo flirt, altre storie attraversano da allora a oggi gli anni di Ira. Lei non li nasconde, un filo di mistero cala solo quando i ben informati osservatori di royal wedding, di matrimoni reali, parlano di serio love affair e imminente nuovo matrimonio nientemeno che con Ranieri di Monaco. E spiegano, poi, che se nulla se ne fa è per il deciso intervento di Carolina. Alla quale non dev’essere piaciuto, forse o fra l’altro, il curriculum cinematografico di Ira: come Grace era bellissima, come Grace era una borghese ma d’alto lignaggio, come Grace, sì, faceva film. Però Grace veniva da Hitchcock. Ira, al massimo, da Lattuada. E le 28 pellicole della sua filmografia erano, quasi tutte, di serie B. Con titoli, anche, a volte imbarazzanti. Onore alla signora, in ogni caso: lei non li rinnega. Non è ipocrita né qui né sul resto. Per la mitologica direttrice di Vogue Diana Vreeland è una delle donne più belle del mondo, Salvador Dalì tenta invano di ritrarla nuda («Mio marito non vuole»), presenta il Festival di Sanremo (1970, con Enrico Maria Salerno), ipnotizza i divi di Hollywood Frank Sinatra, Gary Cooper. Vive di corsa, lo ha sempre fatto – gli amori, il cinema, poi la moda, i vernissage, da qualche anno la creazione di gioielli – ed è lei stessa, nelle interviste, ad ammettere: non essere una madre soffocante significa anche che con i figli, per esempio, non si vedeva e non si vede esattamente tutte le settimane» (Raffaella Polato). Il figlio Christoff von Hohenlohe morì (crisi diabetica) la notte tra il 7 e l’8 agosto 2006 in un carcere thailandese dove l’avevano rinchiuso causa la falsificazione di un visto» [Catalogo dei viventi].