Anteprima, 26 febbraio 2024
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Biografia di Carlo Bavagnoli
Carlo Bavagnoli (1932-2024). Fotogiornalista. Era il «Carlone» del romanzo La vita Agra di Luciano Bianciardi, è stato un grande interprete della fotografia del Neorealismo, superbo narratore della sua amata Parma, ma soprattutto unico fotografo non americano dello staff di Life. «Carlo Bavagnoli, classe 1932, è stato davvero un fotoreporter di razza, autore poliedrico che alla fotografia ha unito il racconto del cinema documentaristico, uomo colto, raffinato, dal carattere spigoloso e animato da un pragmatismo mutuato dalle lezioni americane di Life e dai rapporti di amicizia con scrittori artisti e poeti, tutti quei protagonisti della stagione epica del Jamaica condivisa con straordinari compagni di strada come Mario Dondero, Ugo Mulas, Alfa Castaldi Erano i giorni in una Milano sofferta e sognatrice, piena di utopie e disincanti. Che lascia per Roma, dove collabora con il Mondo di Pannunzio. Ma in particolare con quella Roma pura e sanguigna di Trastevere fermata in scatti carichi di potente umanità che sembrano fissare un’epoca ormai talmente lontana da apparire come memoria dell’anima. Carlo Bavagnoli ci lascia in eredità immagini davvero importanti, in quel bianco e nero senza compiacimenti e retorica. Immagini che segnano un modo di vedere e di pensare, soprattutto perché portano con sé una idea etica di esistenza, di un modo di raccontare e di stare al mondo. Ne è esempio il racconto intenso (del 1963, per Epoca, con direttore Enzo Biagi) di Gente di Trastevere, raccolto poi un libro Mondadori con quella donna in copertina che ride a crepapelle al tavolo di una osteria. Tutta la sua vita venne stravolta da quello storico servizio che trasudava gioia di vivere: venne acquistato da Life che poi oltre alle foto, volle anche l’autore. Così Bavagnoli approdò dritto al 28° piano del palazzo sulla Avenue of America di New York, dove si ritrovò a condividere il lavoro nel tempio del fotogiornalismo internazionale, condividendo codici etici, linguaggi, visioni. Ma Carlo Bavagnoli, con tutta la tradizione della cultura italiana e in una realtà estremamente competitiva, riuscì presto a imporre anche una sua visione. Con invenzioni folgoranti: portò la doppia esposizione in un celebre servizio dedicato ai funerali di Giovanni XXIII in cui sul corpo aleggiava la protezione di un grande angelo. E da quella esperienza, epocali altri grandi servizi sul Vaticano e su mille realtà in tutto il mondo. Da molti anni non voleva più fotografare, deluso dal mondo violento dell’immagine al servizio della spettacolarizzazione e non della coscienza civile. Era un malinconico, caparbio e coerente “testone”, innamorato della sua terra e della sua gente» [Gianluigi Colin, CdS]. Ci ha lasciati a 92 anni ieri notte a Viterbo, la città che aveva eletto come suo rifugio dopo un infinito errare tra Piacenza, sua città natale, Milano, Roma, New York e Parigi.