Anteprima, 27 febbraio 2024
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Biografia di Ernesto Assante
Ernesto Assante (1958-2024). Giornalista. Critico musicale. Storica firma di Repubblica. «Inizia nel 1977 collaborando con il Quotidiano dei lavoratori. Nel 1978 collabora come critico musicale a Il manifesto, per il quale scriverà fino al 1984. Nel 1979 comincia a scrivere per La Repubblica, dove è stato critico musicale e caporedattore e infine inviato. È stato direttore di McLink e Kataweb ed era collaboratore dell’Enciclopedia Italiana Treccani per le voci che riguardano la musica popolare. Assante è stato collaboratore con numerosi settimanali e mensili italiani e stranieri, tra i quali Epoca, L’Espresso, Rolling Stone. Ha ideato ed è stato responsabile dei supplementi Musica, Computer Valley e Computer, Internet e Altro di Repubblica. Dal 2003 al 2009 ha insegnato “Teoria e tecnica dei nuovi media” e in seguito “Analisi dei linguaggi musicali”, alla Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma» [Fatto]. Riccardo Luna su Rep: «È morto Ernesto Assante, semplicemente, non si può dire. Si può dire “è vita, Ernesto Assante” perché lui era fatto della stessa sostanza di cui è fatta la vita. Era fatto di progetti, di intuizioni, di sogni. A volte pensavo che custodisse dentro il suo grande fragile cuore un generatore continuo di sogni. Ti guardava con quei suoi occhi dolci, ti accoglieva con quel sorriso senza fine e iniziava a raccontare il prossimo. Vedeva ovunque e in ogni cosa l’opportunità, se non anche l’urgenza, di raccontare una storia: scrivendola, oppure su un palco, dietro un microfono o davanti una telecamera, non importa. Ernesto era pieno di vita […]. Ero appena stato assunto a Repubblica e per noi giovanissimi lui e Gino Castaldo erano già due miti. La coppia della musica di Repubblica, i più bravi di tutti (ma anche i più fighi, diciamolo, portatori sani di allegria, competenza e leggerezza, così come l’ha definita Italo Calvino). Non mi ricordo se gli rivolsi mai la parola, credo di no, ma ricordo benissimo che lo chiamai molti anni più tardi: era il 2008 e io ero andato a Milano dove mi avevano incaricato di lanciare l’edizione italiana di Wired, la Bibbia della Silicon Valley. Lo chiamai e gli dissi: vieni a fare il condirettore, ti prego. Non ero impazzito, Ernesto non era soltanto un super giornalista musicale ma era stato uno dei primissimi in Italia a capire la portata della rivoluzione digitale (e infatti era stato nel piccolo gruppo di fondatori del sito di Repubblica). Aveva lo sguardo rivolto al futuro. Quel giorno per la prima volta ci parlammo a lungo e poi mi disse: “No”, ma non per me, né tantomeno per Wired; mi disse no perché Ernesto era davvero “un giornalista di Repubblica”, si identificava totalmente con quel giornale, e non ha mai smesso di farlo, neanche quando è andato in pensione e il giornale oggettivamente non era più quello per cui aveva lavorato tutta la vita».