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 2024  febbraio 22 Giovedì calendario

Biografia di Gigliola Guerinoni

Gigliola Guerinoni, nata Anna Maria a Cairo Montenotte (Savona) il 23 febbraio 1945 (79 anni). Gallerista. Nota come la Mantide di Cairo Montenotte, il 12 agosto 1987 uccise a colpi di martello l’amante Cesare Brin (corpo ritrovato in una discarica dopo una settimana).
Titoli di testa «Forse la persona meno autentica che abbia incontrato nel mio percorso è Gigliola Guerinoni» [Franca Leosini a Malcom Pagani, Fatto].
Vita Figlia di un maresciallo dei carabinieri, appena maggiorenne si era sposata con un bravo ragazzo del posto, il metronotte Andrea Barillari, e aveva avuto due figli, Fabio e Alex. «Mio marito mi adorava – racconterà in una delle tante esclusive per i rotocalchi – la nostra vita era tranquilla e normale. Troppo, perché non cominciasse a stancarmi» [Beltramin, Cds] • Gigliola ha una relazione con il primario dell’ospedale in cui lavora, lascia il marito e cambia impiego. Assunta in una fabbrica, si lega al capo del personale, Ettore Geri, 27 anni più grande, che per lei abbandona la famiglia. «Conosceva la Divina Commedia quasi a memoria, mi spiegava l’arte e la musica» [Beltramin, cit.] • Quando Geri va in pensione, con i soldi della liquidazione la aiuta ad aprire una galleria nel centro del paese. Nemmeno questa relazione è destinata a durare [ibid.] • Capelli biondi, occhi azzurri, gambe perfette e seno abbondante « «La chiamavano “bocca di rosa”, come nella canzone di De André. Ma non metteva l’amore sopra a ogni cosa. Prima venivano gli affari. La chiamavano anche “labbra ardenti”, e non c’è bisogno di spiegare perché. Quando passava sotto i portici di Cairo Montenotte, si fermavano gli orologi. E il tempo era scandito soltanto dal battito orgoglioso dei suoi tacchi a spillo. Si fermavano anche i mariti, i fidanzati, gli amanti al braccio delle legittime. Costrette a pizzicarli per farli precipitare giù giù dall’estasi contemplativa» [Roselina Salemi, L’Europeo] • Nella vita di Gigliola entra un altro uomo, Giuseppe Gustini, pittore di provincia e padre di due figli. «Era bello come Michele Placido. È stato il mio unico vero amore». Si sposano ma nel 1986 lui muore all’improvviso per coma diabetico. Anni dopo, verrà processata con l’accusa di avergli provocato la morte con dei pasti pieni di zuccheri, ma sarà assolta «perché il fatto non sussiste» [ibid.] • All’indomani del funerale, si presenta in galleria l’uomo più ricco del paese, Cesare Brin. Gran giocatore d’azzardo, consigliere comunale Dc, titolare di una storica farmacia, lo chiamano tutti il re anche per la sua avventura da presidente della squadra di calcio locale, la Cairese, che aveva portato dai tornei per dilettanti alla serie C al costo, si dice, di 800 milioni di lire. Come altri prima di lui, Brin in poche settimane lascia moglie e figlio per andare a vivere da lei [ibid.] • Il 17 agosto 1987 «Cesare il re viene trovato nel fondo di una discarica. La scatola cranica fracassata da colpi di martello, il corpo bruciato, è irriconoscibile. Solo il portachiavi dell’Ordine dei farmacisti permette di risalire alla sua identità» [Beltramin, cit.]. È stato ammazzato la notte tra il 12 e 13 agosto: «L’omicidio si consuma nell’abitazione della Guerinoni. Brin viene colpito alla testa con una suppellettile. Probabilmente mentre è nel letto. Spiegano i giudici: “I periti hanno dimostrato che i colpi inferti non richiedevano molta forza fisica e poi la loro direzione, dall’alto verso il basso, obliquamente, non presuppone un’altezza dell’aggressore pari o superiore a quella della vittima». Le prove: contro la Guerinoni secondo i giudici “c’è una trama di indizi serrata e robusta che individuano nella donna l’autrice del delitto”. Brin è stato ucciso nella sua casa. Lo confermano le deposizioni di Sacco e Gerì, le testimonianze scientifiche che derivano dall’esame delle tracce di sangue di gruppo 0 (quello di Brin) trovate in camera e del frammento di teca cranica rinvenuto lungo le scale dell’abitazione […]. Nel primo mattino del 13 Gigliola tinteggia la camera da letto. Poi tenta di far credere che Brin è ancora vivo e cerca di chiudere una trattativa di affari con un imprenditore per la vendita di un appartamento di Brin. Scrivono ancora i giudici: “Oltre all’assenza di qualsiasi pentimento, la Guerinoni non ha manifestato comunque sentimenti di pietà o di dolore per la vittima. Nel suo comportamento “post delictum” si coglie nei fatti una sorta di cinismo ed indifferenza verso Brin, la sistematica appropriazione dei suoi beni”» [Otto Maggiani, Sta 1989] • Versione di Gigliola Guerinoni non ritenuta credibile dai giudici:«Brin è stato ucciso da un giro di spacciatori di droga, non aveva pagato, non aveva più così tanti soldi da quando era caduto in disgrazia, per aver sperperato buona parte delle finanze di famiglia per dar lustro alla squadra di calcio locale, di cui era presidente» • «Secondo i Giudici il ruolo di Ettore Gerì, ex convivente della Guerinoni rinviato a giudizio per concorso in omicidio volontario e assolto in assise per insufficienze di prove, fu soltanto quello di cooperare nell’occultamento del cadavere, spinto “dall’intenso legame sentimentale che lo univa alla gallerista”. Quando Gerì, secondo la ricostruzione dei giudici, la notte del delitto arriva nell’abitazione della Guerinoni, Brin è già morto e disteso sul letto. Ettore Gerì è con la figlia Soraya. Cerca di esser d’aiuto pulendo con uno straccio le macchie di sangue sul pavimento della camera. Gerì non partecipa all’occultamento del cadavere. Gigliola Guerinoni si serve di una corte di uomini fidati. C’è il funzionario di polizia Raffaello Sacco. C’è l’imbianchino, Pino Cardea, conosciuto per la sua riservatezza. C’è l’uomo di fatica, Mario Ciccarelli, amico di Brin ma attratto dalla gallerista» [Maggiani, cit.] • Ettore Gerì viene tratteggiato «come un individuo incline a trascendere ma anche pavido. E’ geloso della relazione sorta tra Brin e la Guerinoni. Però si ritira nell’abitazione di Pian Martino a Dego dove si dedica soltanto alla figlia Soraya alla quale è molto legato: la segue giornalmente, dormono nella stessa camera». Gerì è geloso di Brin, non lo sopporta. Entrambi hanno un carattere impulsivo, irruente. La Guerinoni, secondo i giudici, tende a mantenersi in una posizione equidistante. “Va escluso – è scritto nella motivazione – che fomentasse lo scontro tra i due”. Non ci sarebbe stata alcuna abile regia da parte della gallerista nell’uccisione di Brin, come ha sostenuto durante il processo la pubblica accusa. Il delitto maturò in circostanze improvvise e imprevedibili» [Maggiani, cit.] • «“Si è trattato di un delitto d’impeto e non premeditato, voluto e realizzato sul momento ed originato da un’occasione particolare”. Secondo i giudici della Corte d’Assise fu un episodio, forse una discussione dai toni sempre più accesi, a scatenare l’omicidio di Cesare Brin, ammazzato nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1987. E ad uccidere fu la convivente Gigliola Guerinoni. È quello che emerge nelle oltre duecento pagine delle motivazioni della sentenza depositata ieri mattina nella cancelleria del tribunale di Savona. Secondo i giudici l’uccisione di Cesare Brin non fu premeditata e maturò in un clima di liti e incomprensioni nella coppia, sintomi di una separazione vicina. L’ex presidente della Cairese calcio, che si trovava in una difficile situazione finanziaria, voleva tornare con la moglie, Enrica Colombo. Gigliola Guerinoni mirava ad ottenere come contropartita un tornaconto economico. Nella motivazione i giudici ricostruiscono la personalità dei protagonisti, descrivono la dinamica dell’omicidio, trattano le prove indiziarie a carico di Gigliola Guerinoni e degli altri coimputati, ricostruiscono i momenti successivi al delitto quando per l’occultamento del cadavere vengono coinvolti dalla gallerista amici e persone fidate: «Ci sono l’imbianchino che ha assoldato in quei giorni, Pino Cardea, un amico della vittima, Mario Ciccarelli, e perfino un funzionario di polizia, il vicequestore Raffaello Sacco, “ricompensato con un’indimenticabile notte d’amore”» [Beltramin, cit.] • Seduta in aula sul banco dei testimoni, la vedova di Brin esplode: «La maga Circe, così la chiamavo io. Forse non trasformava gli uomini in porci?». Ma è l’imputata a riservare il vero colpo di scena, quando prova a ricusare il giudice istruttore: anche lui era stato suo amante, sostiene, e adesso la perseguita per gelosia. L’accusa le varrà un’altra condanna, a sette mesi per diffamazione [ibid.] • «Sabelli Fioretti incontra una donna che lo ha folgorato. […] È Gigliola Guerinoni, la mantide di Cairo Montenotte. Ne scrisse, ne riscrisse. Passava a prenderla a casa per accompagnarla ai processi. “In redazione, dicevano che mi ero fidanzato. Ho scritto anche un libro su di lei, una donna strana: 125 copie in tutto. Credo che lei sia come Sofri”. Come Sofri? “Innocente, ma che sa tutto”» • «Non sono una santa, ma questo non fa di me un’assassina». «Sono libertina e credente, come Petrarca». «Se avessi ucciso tutti gli uomini che ho amato avrei fatto una strage» • «Ci sono certo i soldi, anche il sesso, ma soprattutto l’amore cocciuto e insuperabile della Guerinoni verso la figlia più piccola Soraya, che ha avuto dall’ultimo convivente, l’anziano Ettore Geri, abbandonato e isolato in una villa poco distante da Cairo, quando sceglie di dedicare le sue attenzioni al facoltoso farmacista. Eppure Soraya, li accusa entrambi, mentre Geri si rifiuta di partecipare alle udienze del processo di Savona, nel 1989, quando arrivano a testimoniare gli ex amanti della donna. In carcere ha confessato per tre volte di esser stato lui a uccidere Cesare Brin per gelosia, ma in aula, a sorpresa, ritratta» [Wanda Valli, Rep] • Condannata a 26 anni di reclusione. «Quando lo ha saputo ha pianto. Gli avvocati hanno obiettato che la colpa delle sue disgrazie processuali risaliva alle dichiarazioni di Gerì e di Soraya. La mantide ha replicato con la solita tesi: “Quello che hanno detto, glielo hanno fatto dire. Gerì non c’entra. Sono stati quelli della Croma. So chi è l’assassino di Cesare Brin, ma non lo dico per paura. Avrei dovuto essere assolta per Insufficienza di prove”» [Gianluigi Da Rold, CdS] • Geri è stato condannato a 15 anni • Gigliola Guerinoni nel 1994 si è sposata per la terza volta nel penitenziario femminile della Giudecca con Luigi Sacripanti, un amico di lunga data che per anni, ogni mercoledì, era andato a trovarla in carcere. Anche stavolta qualcosa non ha funzionato quattro anni dopo si sono separati. La » [Belatramin, cit.] • Alla morte del suo ultimo compagno Ettore Geri, è diventata una suora laica. Nel 2013 viene azzannata da un cane di sessanta chili • «La Mantide di Cairo Montenotte ha finito di scontare la pena nel 2014. Scrivono i giudici che “ha compiuto un significativo processo di riabilitazione”. Negli anni di semilibertà ha lavorato come stiratrice nel convento romano delle Serve di Maria, a due passi da piazza Navona. Raccontano i giornali dell’epoca che un giorno, davanti al suo decolleté, una suora sia sbottata: “Gigliola si metta almeno una pettina”» [Beltramin, cit.] • «La Gigliola che sedeva in tribunale sorridendo alla sua corte con aria compassionevole, come se pensasse davvero che gli uomini in fondo sono dei cretini, non c’è più» [Sta]
Titoli di coda «Ora lasciatemi in pace, voglio essere dimenticata».