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 2024  febbraio 15 Giovedì calendario

Biografia di Valentino Rossi

Valentino Rossi, nato a Urbino il 16 febbraio 1979 (45 anni). Ex pilota motociclistico. Nove volte campione del mondo, in quattro classi differenti (125, 250, 500, MotoGP). 432 gare disputate nel motomondiale, con 235 podi conquistati e 115 vittorie. Dal 2022, dopo essersi ritirato dalle gare in moto, si dedica alle corse automobilistiche: ha partecipato al GT World Challenge Europe e ad alcune gare Endurance. Proprietario della scuderia motociclistica VR46. «Non sono ancora pronto a correre per divertimento».
Vita Figlio di Graziano Rossi (ex pilota motociclistico) e Stefania Palma (geometra), con la famiglia si trasferì da piccolo a Tavullia (Pesaro e Urbino). Sotto la guida del padre, iniziò prestissimo a correre: tutto cominciò con «un piccolo motorino da cross rosso, con la scritta “MRE” sul sedile blu. Me l’ha regalato il mio babbo quando avevo circa tre anni. Mi faceva girare nel giardino intorno alla casa a Tavullia, all’inizio con le rotelline, poi senza» (a Giovanni Zamagni) • In seguito passò ai kart, e poi alle minimoto. «Era il 1989 quando trovai la mia prima minimoto sotto l’albero di Natale. Me la regalò Graziano, il mio babbo». Vennero quindi i tempi delle corse sull’Ape Piaggio, per ripararsi da freddo e pioggia nel tragitto tra casa e scuola durante l’inverno (ricorderà il padre: «Ad un certo punto, l’Ape diventò a Tavullia il mezzo da corsa, non più di locomozione. Mi ricordo che l’ultima Ape che Valentino ebbe tra le mani aveva più di 40 cavalli e faceva i 140 all’ora, un mezzo talmente pericoloso…»). E, soprattutto, vennero le prime gare importanti • Nel 1993 l’esordio in sella alla Cagiva Mito 125 nel campionato italiano Sport Production, in cui riuscì poi a vincere l’anno successivo. Il 1995 fu l’anno dell’abbandono scolastico (al secondo anno di liceo linguistico) e del passaggio all’Aprilia, con la vittoria nel campionato italiano della classe 125 e il terzo posto in quello europeo. Nel 1996, finalmente, il primo motomondiale (classe 125), e la prima, storica vittoria mondiale: il 18 agosto, a Brno, nel Gran premio della Repubblica Ceca. Un momento memorabile: «Nel giro di pochi giorni ho fatto l’amore per la prima volta, ho preso la prima pole e la prima vittoria. Il week-end perfetto» (a Benedetto Ferrara) • Nel 1997, il primo titolo mondiale (classe 125), dopo undici vittorie. L’anno successivo, il passaggio alla classe 250: se la prima stagione si chiuse con un secondo posto, il 1999 vide la conquista del secondo titolo mondiale. Il 2000 fu anno di cambiamenti: nuova scuderia, la Honda, e nuova classe, la 500. Anche questa volta Rossi concluse la prima stagione al secondo posto, conquistando invece il terzo titolo nel 2001. Era la prima di ben cinque «lauree» mondiali consecutive: le altre quattro, però, Rossi le avrebbe ottenute nella classe MotoGP, in cui fece ingresso nel 2002, rimanendo per i primi due anni con la Honda e poi passando alla Yamaha. Dopo il settimo titolo iridato (2005), due anni meno brillanti (secondo posto nel 2006, terzo nel 2007), e altri due trionfali, con la conquista dell’ottavo e del nono titolo • Il 2010 fu segnato da un grave infortunio, la frattura scomposta ed esposta di tibia e perone, che lo costrinse a saltare quattro Gran premi: ciononostante, Rossi riuscì a tornare in pista prima del previsto, concludendo la stagione al terzo posto. Molto peggiore il biennio successivo, quello trascorso alla Ducati: se il 2011, funestato dalla morte in pista ad appena 24 anni del collega e amico Marco Simoncelli (23 ottobre, Gran premio della Malesia), si concluse con il sesto posto, l’anno seguente finì con il settimo • Nel 2013 il ritorno alla Yamaha, in squadra con lo spagnolo Jorge Lorenzo (classe 1987), campione in carica: dal 2010, infatti, era iniziata l’epoca degli spagnoli, che (con la sola eccezione del 2011, quando vinse l’australiano Casey Stoner) avrebbero continuato a dominare anche nelle stagioni successive, sempre conquistate da Lorenzo (2010, 2012, 2015) o dall’ancora più giovane (classe 1993) Marc Márquez (2013, 2014, 2016, 2017), mentre Rossi le avrebbe concluse al quarto (2013), al secondo (2014, 2015, 2016) o al quinto posto (2017) • Particolarmente combattuto l’ultimo scorcio della stagione 2015, quando a contendersi il titolo iridato erano di fatto rimasti i due compagni di scuderia Rossi e Lorenzo, con il primo in vantaggio: fu allora che – con ogni evidenza – i due campioni spagnoli fecero sostanzialmente gioco di squadra, anteponendo la nazionalità alla scuderia, con Márquez molto impegnato a ostacolare l’italiano senza insidiare Lorenzo. Quando, al settimo giro del Gran premio di Malesia, Rossi reagì nervosamente alle provocazioni di Márquez e quello finì a terra, all’italiano fu comminata una sanzione di 3 punti, che lo fece partire al successivo e ultimo Gran premio dalla ventiseiesima posizione, regalando di fatto il titolo mondiale a Lorenzo. In quell’occasione Rossi definì Márquez «guardaspalle» di Lorenzo, e anche in seguito ha sempre dichiarato: «Io non dimentico» • Ultima stagione in MotoGo, quella del 2021, corsa con la Petronas Yamaha SRT e chiusa senza neanche un podio • Sin dalla prima gara del motomondiale ha corso con il numero 46, «il numero che aveva Graziano quando ha vinto il suo primo Gran premio, con la Morbidelli 250, nel 1979. Proprio l’anno in cui sono nato io» • Da sempre soprannominato «Dottore» o «Doctor», il 31 maggio 2005 ha anche ricevuto dalla facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino una laurea honoris causa in Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni • Storica la rivalità con Max Biaggi. Già nel 1996, intervistato da Stefano Saragoni a metà del suo primo motomondiale, definì l’allora campione in carica della classe 250 «sborone», aggiungendo: «Devo ammettere che mi piacerebbe essere popolare come Biaggi, senza essere come lui». Fu per irridere la passione di Biaggi per le modelle (in particolare per Naomi Campbell) che il 18 maggio 1997, dopo la sua prima vittoria nel circuito del Mugello, realizzò uno dei suoi primi numeri goliardici, caricando sulla moto una bambola gonfiabile corredata di parrucca bionda e con «Claudia Schiffer» scritto sulla maglietta, «perché di Naomi si parla e si parla, ma intanto chi ha portato la top model sono io…» • A Tavullia, con la famiglia e gli amici, si è inventato anche imprenditore e allevatore di nuovi talenti. «La sua azienda, VR46, è un gioiello moderno ed ecosostenibile, occupa 50 dipendenti, produce abbigliamento per marchi importanti (Yamaha, Monster, Lamborghini, Juventus); il ristorante “Da Rossi” è ben avviato, al pari della gelateria aperta a due passi; la “VR46 Riders Academy” fa crescere una dozzina di giovani piloti» (Giorgio Terruzzi) • Da sempre appassionato di automobilismo, ha provato più volte la Ferrari in pista con ottimi risultati, tanto che si è più volte parlato di un suo passaggio alla Formula 1 • “Rimpianti per non aver scelto la F1 dopo le prove con la Ferrari nel 2006? E perché hai rinunciato? “Nessun rimpianto. Il primo motivo per cui non andai è che non ero pronto a smettere di correre in moto; e fu la scelta giusta perché ho poi vinto altri due mondiali e una trentina di Gp. Quindi ho fatto bene. Poi ero, sì, molto vicino alla Ferrari però non sarei andato con la Rossa, sarei finito in un suo team satellite”. Negli ultimi anni in molti hanno pensato: “ma perché non smette, perché si ostina, il futuro lo spaventa, non sa fare altro...”. “Sbagliato. Io il futuro l’avevo già costruito da tempo: un’azienda di merchandising, la VR46, un team MotoGp, un’Academy per lanciare nuovi piloti, una pista di proprietà come il Ranch. E questo è stato anche merito delle persone che sono con me da sempre. La carriera è stata lunga e quindi abbiamo avuto tempo per pensare. Quando il mio merchandising era prodotto all’esterno non ci convinceva e ci siamo detti: Facciamolo noi. E da lì l’abbiamo realizzato anche per altri... I ragazzini appassionati di corse venivano a chiederci aiuto, il primo fu Simoncelli, poi Morbidelli, Migno, poi mio fratello, e aiuta qua e dai una mano là, ho detto: proviamo a fare una cosa per aiutare i ragazzini italiani. E abbiamo creato l’Academy. Poi sempre per la grande passione per le corse abbiamo provato a fare un team e adesso siamo in MotoGP. Ci serviva una pista per gli allenamenti e abbiamo costruito il Ranch. Avere la propria pista è uno dei sogni di tutti i piloti e noi l’abbiamo realizzato. Quanto a ostinarmi nel correre in moto, l’ho fatto perché ci credevo, perché credevo di poter continuare a vincere e comunque sono stato molto competitivo fino a metà della stagione 2019. Certo non ero più il Valentino Rossi di dieci anni prima, è normale, però ci credevo. Toh, ecco, potevo smettere un anno prima, a fine 2020, poi però il Covid, un anno del cavolo, spesso tre gare sulla stessa pista e che palle senza pubblico, mi son detto che faccio? Smetto così? No, troppo brutto, dai, faccio un altro anno. Non perché volevo la gente per il mio ritiro, ma perché desideravo lasciare dopo un anno di competizioni vere”» (a Benny Casadei Lucchi e Stefano Saragoni) • Sulla sua seconda vita nel rally: «“Correre è la cosa che mi piace di più, quella dove mi trovo meglio, in cui sono più bravo. Mi capita di avere una giornata no: vado ad allenarmi e sto subito meglio. Per farlo, però, devi avere un obiettivo perché rende tutto più bello. Mi dà gusto guidare”. Il suo prossimo obiettivo è la 24 Ore di Le Mans. Sarà la sua ultima sfida sportiva? “Non mi piace definirla così, spero di no (ride). Ho sempre avuto in mente di correre in macchina dopo le moto, ora bisogna capire dove potrò arrivare, quello che mi frega è che sono vecchio (ride). È una bella sfida, il team WRT per cui corro mi ricorda una squadra di MotoGp e Bmw crede nel mio progetto. Farò un test con l’Hypercar, dobbiamo solo decidere quando e dove”. AMonza la gente fa quasi a pugni per un autografo o una foto con lei. A Tavullia hanno realizzato un murale con lei nei panni di David Bowie. Che effetto fa essere un mito? “È una grande soddisfazione, vuol dire che ho fatto qualcosa di speciale e che va oltre a essere un pilota. Ancora oggi la gente mi chiede quando tornerò a correre in moto e ci rimangono male se dico loro che ho quasi 50 anni, allora rispondo che lo farò il prossimo anno (ride). È un bell’impegno da gestire, ma ho capito che non cambierà mai, nemmeno quando smetterò di correre”» (a Mattia Aglio).
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Famiglia Un fratellastro, Luca Marini, figlio di secondo letto della madre e anch’egli pilota motociclistico, al momento alla Ducati, in MotoGp. Una sorellastra, Clara Rossi, figlia di secondo letto del padre e aspirante cantante • Legato alla modella Francesca Sofia Novello, hanno una figlia, Giulietta (2022) • «Giulietta è nata il giorno in cui dopo 26 anni iniziava il primo motomondiale senza di te. “Sì sì, è vero. È nata il venerdì mattina delle prime prove libere in Qatar. E mesi prima, quando Francesca mi ha detto di essere incinta, era proprio il periodo in cui stavo pensando di smettere. Così l’ho preso come un segno del destino. Non ho smesso per questo però, se fossi stato competitivo avrei continuato anche da papà”. E il primo Gp senza di te dove l’hai guardato? “In ospedale con Giulietta appena nata” e mostra la foto con la piccina sulla sua pancia. “È nata venerdì alle 4.00 di mattina. Quel giorno avevo anche le prove in pista con l’Audi a Imola per preparare il debutto. Ho fatto tutta la notte in ospedale, all’alba sono tornato a casa. Ho dormito un paio d’ore, Albi (l’amico di sempre e Ad della VR46) mi è venuto a prendere per andare ai test. Dalle 14 alle 17 sono stato in pista con l’Audi R8 Gt3 e al ritorno, sfinito, sono andato a casa a dormire. Sono tornato in ospedale il sabato mattina, e con Giulietta in braccio abbiamo guardato insieme le prove”» (a Benny Casadei Lucchi e Stefano Saragoni) • «Ha corso in moto, in auto e ora dietro a sua figlia Giulietta. In quale “disciplina” bisogna essere più veloci? “Mi aspettavo che fare il babbo sarebbe stato più difficile, ma è ancora piccola e so che quando crescerà diventerà più impegnativo. Correre in auto e in moto è più difficile, a volte la pressione e la tensione ti fanno stare male, invece con Giulietta è tutto bello”. Si parla tanto del calo delle nascite, perché secondo lei la gente non fa più figli? “Io ho aspettato di essere veramente molto grande. Hanno tutti molta paura, soprattutto da giovani. I nostri genitori facevano i figli a 25 anni o meno, io a quell’età sarei stato disperato, non avrei saputo cosa fare! Si è un po’ più egoisti, almeno io lo sono stato, pensi che avere un bambino sia un peso e gli amici non ti aiutano, ti ricordano che non potrai più svegliarti a mezzogiorno”» (a Mattia Aglio).