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 2024  febbraio 21 Mercoledì calendario

Biografia di Michele Foresta

Michele Foresta, nato a Nicosia (Enna) il 22 febbraio 1961 (63 anni). Comico. Noto come Mago Forest. Da ultimo conduttore di GialappaShow (Tv8). «Ormai se fai una battuta su Hitler si offendono quelli che fanno acquerelli».
Vita «Se le dico granita di neve? “Mi viene in mente quella che faceva mia mamma quando nevicava a Nicosia, una volta all’anno. Era una festa. Raccoglieva la neve pulita, aggiungeva lo zucchero, girava e me la dava”. Un altro ricordo di allora? “Mia madre mi tagliava il pane a cubetti con sopra un pezzettino di acciuga: erano i soldatini; se li finivo tutti potevo mangiare il re, un pezzo di pane ancora più grosso con l’acciuga intera in testa. Erano i suoi trucchi...”. Perché? Era inappetente? “Ero mingherlino. Ha presente la regola delle 100 uova, che per far crescere un bambino bisogna fargli mangiare un uovo crudo al giorno per cento giorni di fila? Non potevo andare a giocare fuori finché non bevevo il mio ovetto”. Che famiglia era, la sua? “Modestissima, ma non ci mancava nulla. Soprattutto, non il senso dell’umorismo. Mio padre Filippo faceva il carpentiere. Mia madre Pina era casalinga”. Un bel regalo che è riuscito a fargli? “Con mia sorella Luisa, abbiamo regalato a nostro padre una Panda nuova. Ma lui l’altra mica l’ha buttata! So a memoria tutte le targhe delle sue auto. La prima, una 500: EN26328. La 127: EN34586”» (a Elvira Serra) • «Papà era carpentiere e tornava a casa sempre impolverato, quindi sognavano per me un lavoro al coperto. Ho scelto Ragioneria perché non c’era il latino. E di fronte a casa abitava un ragioniere: aveva una villetta con posto auto, le palme e due figlie carine» (a Chiara Maffioletti)«Dopo il diploma il preside mi fece lavorare nel suo albergo, ma poi un giorno mi disse “Vattene, che fai qui? Vattene via, va’ a Milano”. Avevo 20 anni. Così sono arrivato a Milano. Mi volevo iscrivere ai Filodrammatici, al Piccolo, ma non avevo le basi, quando facevo i provini non sapevo mai dove iniziare, volevano i classici che io non conoscevo. La mia cultura comica partiva dal quotidiano, io facevo lo scemo a scuola e con gli amici, e mi sembrava dovesse bastare. Poi ho frequentato corsi di teatro, dove magari incontravi anche persone che volevano fare il mimo o il clown, o i figli dei ricchi, della Milano-bene, che andavano lì per disinibirsi e risolvere problemi di timidezza. Nel frattempo lavoravo in un bar per mantenermi. Ho iniziato a lavorare nei piccoli cabaret, come La corte dei miracoli di Renato Converso, poi ho lavorato al Rick’s Cabaret, dove c’erano i travestiti e poi il cabarettista di turno. Prendevo cinquantamila lire a serata e se non c’era gente neanche ti pagavano. Piuttosto che lavorare andava bene anche quello. E poi ho iniziato a Zelig, prima che si chiamasse Zelig: era L’ultimo metrò, in viale Monza, dove ho fatto il primo spettacolo vero e proprio. E lì ho iniziato a lavorare davvero, a conoscere l’ambiente e a esibirmi in libertà, tutto questo inframmezzato dalle serate in pizzeria, dalle esibizioni alle convention per manager. Il debutto in tv? Nell’88 con Arbore a Indietro tutta. Facevo il maghetto scalcinato e imitavo McRooney. Renzo Arbore mi ha detto che sono uno dei suoi comici preferiti: mi ha fatto un piacere enorme, dopo una cosa del genere potrei anche ritirarmi!» (ad Ernesto Assante e Mariella Tanzarella) • «Il mago come nasce? “Da bambino, a Nicosia, c’era un mio amico appassionato di magia, Nino Bonelli. Io facevo il mago alla radio, un cialtrone, così ebbi l’idea di fare qualcosa insieme. Copiavo le gag di Mac Ronay, un mago francese famoso negli anni ’70, che diceva solo ep, ed era ospite da Mina e Walter Chiari. Poi però ho approfondito, perché per fare la parodia di qualcosa devi conoscerla bene”. Quindi è un bravo mago? “Diciamo che mi piace fare il non-mago ma, in realtà, conosco bene le tecniche dei prestigiatori. Anche da Fazio sembra che sbagli il numero, ma poi il gioco riesce, alla fine...”» (a Eleonora Barbieri) • «Lei è un battutista costruttore/improvvisatore come ce ne sono pochi: questo potrebbe bastarle, invece i giochi di prestigio sono impeccabili. “Che devo dire, mi piace, studio, vado a vedere gli spettacoli in giro per il mondo: ormai diciamo che la gavetta l’ho superata. A Zelig poi confrontandomi con gente come Bisio, che è lì apposta per spezzarti il numero e metterti in difficoltà, o impari alla grande o sparisci”. Giusto, Zelig. E con battute tipo: “Piantatela di interrompermi, ho un appuntamento con una ragazza, ho già versato la caparra”. Sicuro di poter continuare con queste cose? “La sensibilità è cambiata, non discuto. Forse ci vado più piano, da un po’. Ma il limite chi lo stabilisce? Faccio un esempio: a Sanremo, dico Sanremo, vado con questa gag: l’altra sera abbiamo fatto un gioco con gli amici, abbiamo chiamato cinque trans e una donna vera, quello che perdeva si prendeva la donna”. Tecnicamente irriverente, non omofobica, forse il contrario. O no? “Mi hanno attaccato. Parecchio. E il problema era che avevo detto ‘donna vera’. A quanto pare non si può più. È ovvio che pian piano si passa ad altre battute”» (ad Antonio Dipollina) • «Il rapporto con Renzo Arbore? “Al provino doveva andare un amico, non poteva. Renzo tirò fuori il meglio di me, mi presentai come mago scalcinato, andai a cambiarmi in bagno. È nel mio cuore da quando papà mi portava in campagna per fare i lavoretti. Attaccavo la radiolina a un ramo per ascoltare Alto gradimento. Ogni volta che fai qualcosa credendo che sia una novità, Arbore l’ha già fatta. Pensi a L’altra domenica, è un archetipo. Faccio bella figura quando uso questa parola”. Ha ritrovato Nino Frassica a Che tempo che fa. “Lo ritengo un mio maestro, l’ho conosciuto a Indietro tutta e per anni abbiamo fatto le serate, ero il suo ragazzo di bottega. Gli sono grato. Ancora adesso riesce a sorprenderti. Ci siamo frequentati per un film con Diego Abatantuono. La cameriera a colazione fa: ‘Abbiamo anche i cornetti senza glutine’. Nino: ‘A me ne può aggiungere un po’?’”» (a Silvia Fumarola) • Scrive i suoi testi insieme a Fabrizio Testini e alla coppia Dimunno & Tamborrino • Già pezzo forte della Gialappa’s, a lungo conduttore dei loro programmi: Mai dire grande fratello, Mai dire domenica, Mai dire Iene, Mai dire martedì ecc. Dal 2022 conduce GialappaShow su Tv8: «“All’inizio non volevo neanche farlo, davvero. Quando mi hanno proposto la cosa Santin e Gherarducci ho risposto: voi siete pazzi, abbiamo già dato tutto. Volevo andare a Camogli a fare compagnia al signor Carlo (Taranto, terzo Gialappo, che non ha preso parte allo show, ndr). Mi hanno convinto e non ho ancora finito di ringraziare”. Che perplessità aveva? “Mai dire gol è stata la mia casa, pensavo di averci già fatto tutto. Non era così. Io colleziono oggetti e ho una passione per i mercatini dell’usato: sono convinto che per capire le novità devi cercare tra le cose vecchie. Ecco, noi siamo come un bell’oggetto vintage, magari con qualche ammaccatura ma da collezionare” […] Forest può dire tutto? “Il comico deve essere irriverente, quasi offendere certe persone: se non le offendi non ti accorgi che esistono”. A chi si riferisce? “Ai politici. Oggi ci si fa qualche scrupolo in più. In passato forse abbiamo trattato le ragazze con leggerezza, penso alle Letteronze con cui però eravamo amici... ma da fuori poteva sembrare un eccesso di confidenza”. La battuta vince sul politicamente corretto? “È una convinzione mia e della Gialappa’s. A Mediaset se veniva detto qualcosa di più spinto si fermava la registrazione. I tre ragazzacci dicevano che la battuta andava fatta, gli avvocati dell’editore no. Allora i Gialappi chiamavano i loro avvocati: hanno sempre difeso il principio del far ridere. E si sono presi delle denunce, pure da ministri”. Anche ora la politica torna spesso al GialappaShow. “Certe cose le diciamo. Tipo, ho messo due finti poveri fuori dal locale che c’è nel nostro studio. Grazie a Lollobrigida se la gente li vede in coda pensa: ‘Lì si mangia bene’”. C’è qualcosa che, guardando al passato, non rifarebbe? “Uno sketch con Sara Ventura in cui ci siamo messi d’accordo e ci siamo presi a botte davvero, schiaffi veri”» (a Chiara Maffioletti) • «Ancora con la Gialappa’s, cos’è, masochismo? “Ma no. Amicizia vera. Sono stato il testimone di nozze di Marco e ho celebrato quello di Giorgio, con tanto di fascia tricolore. O forse un trucco per essere sicuri di potere impugnare le nozze?”. Confessi: ha sperato di rifarsi una vita? “Con loro non si sa mail se è l’ultima volta o continueranno con te fino alla fine dei tuoi giorni. In realtà lavorare con loro è la cosa migliore che possa capitare a un comico”. Narra la leggenda, però, che tutto stesse per saltare. Vero? “Incomprensioni, fraintendimenti. Colpa della produzione... Insomma, mi convocarono per la generale e io dissi che non ci sarei stato: avevo una serata, un impegno preso da tempo. Era una questione di serietà professionale”. Vero che minacciarono di riprendere Claudio Lippi? “Con Lippi avevano già dato dopo la litigata furiosa con Teocoli. In realtà è con Gianluca Guidi che hanno sempre minacciato di sostituirmi”. Lavorare con loro com’è? Democratici o assolutisti? “Hanno uno speciale processo creativo che non ha mai fine: si parla a ruota libera, in riunione, a cena, in studio. La regola è: se fa ridere, si dice, anche se irriterà qualche permaloso o non sarà politicamente corretto. Un principio che mi vede assolutamente allineato”. Mai censurato, quindi? “Forse qualche battuta più estremista. Qualcuna che sarebbe andata bene a teatro per gli stand up, ma non in tv... Ne ricordo una, su tre ladri annegati: perché avevano rapinato una banca del seme. Ma forse poi l’ho detta...”. Battute serie? “Qualcuna. Ai tempi della guerra del Golfo e delle carte da gioco con i volti dei capi del governo iracheno. Ci abbiamo chiuso una puntata, dicendo che c’erano anche quelle dei bambini, ma valevano poco”» (ad Adriana Marmiroli) • Sempre in televisione, tra le altre cose, nell’estate 2006 ha presentato il Festivalbar con Cristina Chiabotto e Ilary Blasi, nella stagione 2012/13, insieme a Teresa Mannino, ha condotto Zelig Circus, dal 2018 al 2002 ha partecipato a Che tempo che fa • Nel 2022 è stato uno dei concorrenti di Lol 2 – Chi ride è fuori (Prime Video): «Tutti i comici presenti alla fine si preparano qualcosa prima, metti che arrivi l’attimo in cui non ti viene un’idea. Io mi sono portato la valigia con i trucchi, alla fine non li ho quasi mai usati: solo un paio di volte, per pararmi le spalle, diciamo così. Ne sono uscito con il suonatore di capezzolo. Oppure con il numero del ventriloquo che tenta di far stabilire al pupazzo il record di apnea, e poi muore» (ad Antonio Dipollina) • Visto anche al cinema, nel 2012 nel film di Fausto Brizzi Com’è bello far l’amore, nel 2022 in Improvvisamente Natale di Francesco Patierno e nel 2023 nel sequel Improvvisamente Natale mi sposo, sempre nel 2023 in Quando di Walter Veltroni • Al Festival di Sanremo 2008 ha duettato con Tricarico, mimando la canzone Vita tranquilla.
Amori «La magia più grande che le è riuscita? “direi aver fatto comparire una moglie durante uno spettacolo: la mia, Angela”. Racconti. “Nel 2004 ero stato chiamato dalla sua azienda a Treviso per uno show. Lì ci siamo conosciuti e poi c’è voluto moltissimo tempo per approfondire l’amicizia. Siamo sposati dal 2012”. Le mostra in anteprima i suoi giochi? “Sì, ma ormai non mi dà più tanta retta... Ma è molto obiettiva, mi fa stare con i piedi per terra. Abbiamo molte cose in comune: amiamo viaggiare, ha un grande senso dell’umorismo, le piace l’arte contemporanea, andare per mostre”» (a Elvira Serra) • «Rapporto con le donne? “Sembrano tutte bellissime grazie a me. Con l’ultima, Cristina Chiabotto, avevo lavorato al Festivalbar nel 2006, c’era Ilary Blasi. Vedevamo la tv e ci abbracciavamo quando segnavano Totti e Del Piero, bei tempi. Nella vita sono felicemente sposato con Angela, se fossi davvero quello che appaio sarei da rinchiudere”» (a Silvia Fumarola).
Religione “La battuta che non fu capita? “Quando dissi che ero credente all’8 per mille. Un prete di Nicosia non voleva più farmi cresimare mio nipote. Mediò don Silvio Mantelli, il salesiano mago che fu maestro di Brachetti. È stato lui a celebrare il mio matrimonio”» (a Elvira Serra).
Curiosità Colleziona vecchi giocattoli di metallo (ne ha talmente tanti che ha affittato un piccolo appartamento apposta per loro) e penne stravaganti (circa duecento).