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 2024  aprile 13 Sabato calendario

“SESSO OCCASIONALE, NON MI FACCIO PROBLEMI, È COME FUMARSI UNA CANNA” - AMY WINEHOUSE ERA ORGOGLIOSA DELLA SUA PROMISCUITÀ E AMAVA AVERE UOMINI TRA LE GAMBE - BARBARA COSTA: “A 27 ANNI, SI E’ SPUPAZZATA UN TOY-BOY DI 18 ANNI, FIGLIO DEI VICINI DI CASA. INCONTRO’ IL PORNOSTAR RON JEREMY, GLI FISSO’ IL PACCO, E GLI CHIESE: ‘HAI LAVORATO, OGGI, RON?’. A BONO DEGLI U2, LANCIATO IN UNA DELLE SUE FILIPPICHE SU COME FARE I BRAVI, DISSE: ‘STAI ZITTO, NON ME NE FREGA UN CAZZO’” - LA BIOGRAFIA "BACK TO AMY" SCRITTA DA DARIA CADALT -

La donna non esiste, la donna se l’è inventata l’uomo. Esistono le FEMMINE, e ognuna a ′sto mondo se la cava come sa e può e però: se nasci proletaria e a neanche 25 anni sei milionaria per esclusivi meriti tuoi, e sei rarissima femmina “che si è fatta da sé”, e sta a dire che non ha aperto gambe o bocca o natiche per far godere a sbafo nessun pene in posizione di potere… ribadisco: se a 25 anni sei cantante, famosa, e solo grazie a te, e hai decine di persone – e relative famiglie – che dipendono, da te, e fai campare da f*ttuti milionari i tuoi genitori, hai diritto di vivertela come caz*o ti pare, sì o no?

E a parte che ognuno ha diritto di vivere come caz*o gli pare e può pure se spiantato e bravo in nulla, se sei una superstar non sei come gli altri, e chi pensa il contrario è un illuso. È uscita "Back To Amy", biografia della superstar Amy Winehouse, scritta da Daria Cadalt (Il Castello ed.), non male, ottime fonti, e ha un pregio sopra ogni altro: non smercia su Amy.

Uno smercio su cui da 13 anni banchettano amici, parenti, suocera inclusa, per non parlare degli uomini che hanno avuto il c*lo di essere stati amati da Amy. Tipini che, invece di ringraziare gli dei quantunque atei o di altre fedi, per la fortuna che gli è capitata, non hanno trovato di meglio che tirar soldi spifferando ai tabloid com’era a letto Amy Winehouse.

In questa bio ne trovate, di loro confessioni becere (“io e Amy abbiamo fatto l’amore un secondo prima che lei salisse sul palco”, “io per poco non mi strangolo, coi lunghi capelli di Amy, mentre ci rotolavano sul letto”) se non fosse che il brillio di Amy Winehouse li acceca! Li sderena col suo modo di intendere e fare sesso secoli avanti ogni femminismo. Che male c’è se ti piace e fai “sesso occasionale, io non mi faccio problemi, è come fumarsi una canna”, e a rivendicarlo? Che una persona nata femmina sia rispettabile se fissa in una monogamia prona a regole stabilite da religioni e morali peni-stiche, è fin troppo… sbagliato.

Amy Winehouse lo aveva capito e lo metteva in pratica, orgogliosa della sua promiscuità e gli uomini di goderseli tra le gambe subito: se il mondo fosse un po’ giusto, le vere tr*ie sarebbero quelle che se la tengono, che se la pesano, per tornaconto. Ditemi: a 27 anni, è presto per spupazzarsi un toy-boy? E se ha “18 anni ed è il figlio dei vicini di casa”? Non è una f*gata incontrare il pornostar Ron Jeremy, fissargli il pacco, e chiedergli: “Hai lavorato, oggi, Ron?”.

E dire a Bono degli U2, lanciato in una delle sue filippiche su come fare i bravi “stai zitto, non me ne frega un caz*o”? Ma quant’è f*ga una prima in classifica che dei cantanti nuovi, e dei talent, gliene importa niente, non segue niente, e lo dice, nelle interviste? “A me piacciono gli anni ′60, io avrei dovuto vivere in quell’epoca!”. 

E se un uomo ti piace… come, maledetto, maleducato, prepotente, egoista, difficile, “stronger than me”, dai retta al tuo clitoride, e te lo trovi. È quello sbagliato? Sbagliato lo dicono gli altri. Il-bravo-ragazzo-sc*patelo-tu: “Nobody stands between me and my man”. Intesi? Ma una come Amy, palpitante sesso, respirante sesso, che se ne fa di “Reg Traviss, passivo, bello da guardare”, e basta? Una come Amy non è femmina o è meno femmina se parla sboccato, e urla, impreca, beve, fuma, ti straccia a biliardo, veste come vuole, fa come vuole, è perlopiù “scogli*nata” e guadagna molto più di un pene? Amy avrebbe dovuto seguire Janis Joplin: quando sei una rockstar, e femmina, un uomo, più d’uno, fai prima a comprartelo.

"Back To Amy" pecca in una pagina, dove scrive che la Winehouse avrebbe potuto liberarsi dei demoni “se fosse diventata madre”. No. È l’autrice a sovrapporre la sua maternità a supposte similari gioie winehouse-iane. Autrice scaltra a sterzar la penna, perché, a sognar redenzioni, “si fa psicologia spicciola, e le cose sarebbero andate comunque a p*ttane”.

Ed è così. Cambi abitudini se lo vuoi tu, e non per grazie esterne. Non ti salva nessuno. Ti salvi tu. Va inghiottita, ′sta pillola di realtà: nessuno ha niente da insegnare a nessuno, e non c’è felicità a cui mirare, e nemmeno serenità, una presa in giro che significa che, per star sereni, devi rinunciare alle emozioni forti. Che farci se ci son femmine, come Amy Winehouse, che “detestano la mediocrità”, si “perdono nei piaceri più effimeri”, e “sanguinano vita”, né per compiacere, né per compiacersi…?

La vita “più la vivi più ti insegna a vivere”? Mah. C’è gente cretina che muore tale. Un giorno si dovrà scrivere sui genitori mantenuti dai figli celebri vivi e poi morti, ma si dovrà farlo cattivo, scriverlo, cattivo… e se cercate condanne alle droghe, perché siete arrivati fin qui, appresso a me, ma accendete la tv.