il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2024
Il premio Arbasino tra Parioli, brodino e tristi casalinghe
Domani viene assegnata la prima edizione del premio Arbasino. In un cortocircuito tra Vip locali, nel senso di “Voghera important people”, la capitale dell’Oltrepò pavese si celebra come caput mundi, manco fosse la Rozzano di Mahmood e Fedez. La sindaca, Paola Garlaschelli, ha ideato l’evento insieme allo scrittore Giorgio Montefoschi, detto anche “il Proust dei Parioli”. Arbasino amava Proust ma non ha molto a che vedere con Montefoschi. Però la sindaca, che prima di entrare in politica faceva la commercialista e non la letterata, conosceva Montefoschi e si è affidata a lui. Per essere coerenti con uno scrittore che è stato anche cronista culturale, deputato e persino regista, il premio è destinato a personalità del giornalismo, del teatro, della letteratura, della lirica e persino della politica. Non è escluso venga dato a Renzi per il quale Montefoschi ha simpatia tanto da paragonarlo al protagonista de Il rosso e il nero. Anche il titolo del libro più famoso di Arbasino, Fratelli d’Italia, può indurre in tentazione. Di centrodestra sono tutte le giunte vogheresi dagli anni 90 a oggi con una ineluttabilità che si accompagna al declino della città in cui i negozi storici sono chiusi o diventati market cinesi, i prezzi delle case sono crollati e alle tre P locali (Puttane, Pazzi e Peperoni) si è aggiunta la quarta di Pistoleri (causa sparatorie in centro): “Spesso il male di vivere ho incontrato/ era a Voghera e non l’ho salutato” (Arbasino).
Oggi alle 18 ci sarà invece un incontro tra arbasinologi (Cortellessa, Manica, Masneri, Martignoni), a cura di un altro personaggio che con lo scrittore c’entra poco, l’ineffabile Massimiliano Finazzer Flory. Cosa potranno mai dire se la casalinga di Voghera alle 19 deve scappare a casa a buttare la pastina nel brodo?