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 2024  aprile 13 Sabato calendario

Perché la Rai è un editore debole


L’idea che Amadeus abbia lasciato la Rai non per grandi questioni di principio, o fratture insanabili sulle scelte artistiche, ma per interferenze politiche di infimo livello (una per tutte: ma perché non inviti Povia a Sanremo?) è mortificante e ridicola, ma purtroppo anche verosimile. Se il tuo editore non solo non tutela la tua autonomia professionale, ma la espone al primo ficcanaso di passaggio, essendo quel ficcanaso un suo compare politico, vuol dire che non è capace di fare l’editore.
La Rai è sempre stata un colabrodo, di fronte alle interferenze politiche. Non ha mai saputo difendere i suoi artisti con il dovuto nerbo. Ma con il governo Meloni questo difetto strutturale (troppi dirigenti Rai devono il posto alla politica) è diventato devastante e indecoroso, mai visto prima in forme così sfrontate, con i palinsesti presi d’assalto da comprimari e frustrati di ogni risma che non vedevano l’ora di poter dire che la sinistra li emarginava, sennò sai che carriera avrebbero avuto. Li emarginava, in realtà, il poco talento (con pochissime eccezioni: Pino Insegno sarebbe anche un bravo attore e un ottimo doppiatore, non fosse diventato, per sua dabbenaggine, una specie di mascotte della destra frescona).
Alla fine, inevitabilmente, quelli bravi se ne vanno, perché un conduttore, un artista, un giornalista, non può sopportare a lungo un editore così debole. Non così prepotente: così debole. Poco protettivo e poco leale con la gente che lavora per lui da una vita. Se si è bravi, e si è lavorato molto, e con successo, non si ha voglia, francamente, di rispondere al telefono per dire che no, Povia a Sanremo non è previsto. Sono previsti quelli che al direttore artistico sembrano bravi. E se sbaglia, sa sbagliare da solo.