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 2024  aprile 12 Venerdì calendario

LADY TRUFFA VA ALLA FORCA - TRUONG MY LAN, CONDANNATA A MORTE  IN VIETNAM PER LA PIÙ GRANDE FRODE NELLA STORIA DEL PAESE ASIATICO, IN 11 ANNI ERA RIUSCITA A OTTENERE 25 MILIARDI DI DOLLARI IN PRESTITI DALLA SAIGON COMMERCIAL BANK SENZA RESTITUIRE UN CENTESIMO, GRAZIE A UN SISTEMA DI PRESTANOMI E SCATOLE SOCIETARIE – A CAPO DI UN IMPERO IMMOBILIARE, LA MANAGER ERA DIVENTATA UN’ICONA DEL NUOVO VIETNAM CAPITALISTA – PER I GIUDICI “HA EROSO LA FIDUCIA DELLA GENTE NELLA LEADERSHIP DEL PARTITO COMUNISTA” -

In Vietnam è considerato il processo del secolo. Truong My Lan, 67 anni, una delle donne più ricche del Paese, è stata ieri condannata a morte per frode aggravata e continuata. A capo di un impero immobiliare, il Van Thinh Phat Holdings Group, Truong, diventata un’icona del nuovo Vietnam comunista ma dall’anima capitalista, è stata al centro di un procedimento che ha fatto tremare le fondamenta politiche su cui si basa il potere indiscusso del partito che sconfisse gli americani.

Con lei sono stati condannati il marito Eric Chu, originario di Hong Kong (9 anni di carcere), e una nipote (17 anni di prigione). […]

Truong, nell’arco di undici anni, è stata in grado di ottenere prestiti dalla Saigon Commercial Bank, per un ammontare di 25 miliardi di euro di fatto svuotandone le casse senza mai restituire una rata. Per capire l’entità della cifra: si avvicina al 3% del Pil nazionale vietnamita del 2022. Tanto che la giuria, pronunciando la sentenza, ha dichiarato che le azioni di Truong «hanno eroso la fiducia della gente nella leadership del Partito (comunista) e dello Stato».

Da tempo, il leader indiscusso del Paese, il segretario generale del Pcv Nguyen Phu Trong, ha avviato una campagna anti corruzione con l’intento di arginare gli eccessi (inevitabili) della corsa alla ricchezza in una realtà che fino a pochi decenni fa viveva (quasi) di sussistenza. Truong, come tanti nuovi ricchi, era partita dal nulla.

Negli anni Ottanta del secolo scorso, vendeva cosmetici in un baracchino al mercato centrale di Ho Chi Minh (l’ex Saigon), insieme alla madre. Piano piano era stata in grado di acquistare terre e proprietà. Alla fine degli anni Novanta era la padrona di hotel e ristoranti. Poi il salto di qualità.

Grazie a un sistema di prestanomi e scatole societarie, la donna di fatto era arrivata a controllare la Saigon Commercial Bank con oltre il 90% delle azioni, mentre le regole statali non consentono a un soggetto privato di possedere più del 5% di un istituto di credito. Dunque, era lei a nominare direttori e manager.

Quando qualcuno poneva un ostacolo, erano pronte le mazzette milionarie e le pratiche tornavano a correre. Alla fine di un periodo di impunità «inspiegabile» — tutti a Saigon sapevano della vita parallela della miliardaria — il gioco è stato scoperto e sono scattate le manette. Con la donna, altri 84 complici sono ancora sotto processo e almeno dieci sono quelli che rischierebbero una condanna a morte.

Incredibili i numeri. La messe di prove è stata raccolta in 104 scatoloni dal peso di 4 tonnellate, 2.770 persone sono state chiamate a testimoniare mentre le indagini sono state affidate a 10 pubblici ministeri e 200 avvocati.

[…] nessuno è mai arrivato (finora) a imitare la spudoratezza di Truong: negli anni aveva accumulato una fortuna in carta moneta nella sua cantina: centomila miliardi di dong (equivalenti a 4 miliardi di euro), ritirati e trasportati nel tempo dal suo autista personale.