la Repubblica, 12 aprile 2024
Gli ultras della curva Lepanto
Sentire in televisione una europarlamentare leghista che, infastidita dalle celebrazioni del Ramadan in Italia, rivendica la battaglia di Lepanto come baluardo della cristianità, è certamente ridicolo. Ma è anche desolante, perché la religione come movente di guerra, in Occidente, è un ordigno ideologico che ha fatto strage per generazioni, ma per fortuna è remoto nel tempo; e vederlo maneggiare da una nostra contemporanea, anche se culturalmente non consapevole di quello che sta dicendo, come se fosse una cerbottana, un giochetto propagandistico tra ultras, mette tristezza.
A quella parte fanatica e minoritaria dell’Islam che chiama gli occidentali “crociati”, non parrà vero avere trovato una sponda politica delle nostre parti. I nostri neocrociati, per altro sprovvisti di investitura religiosa (questo Papa li prenderebbe volentieri a sberle, ma non può farlo per ragioni d’ufficio) non solo niente sanno della Costituzione, che recide alla base ogni possibile appiglio politico e giuridico a chi fa leva sulle differenze di fede; né del Cristianesimo, che è emancipato dal proprio integralismo e pratica il dialogo interreligioso come valore evangelico; ma nemmeno capiscono – e dal loro punto di vista è perfino più grave – che il solo vero vantaggio rispetto a buona parte dei Paesi islamici, in Europa, è la laicità dello Stato; è su quella che noi europei possiamo fare legittima leva come elemento di modernità e di libertà rispetto a ciò che ci appare arcaico (la religione come cemento istituzionale).
Quelli che strillano “Lepanto!” sperperano in una sola battuta il solo vero bonus guadagnato nei secoli dagli europei. Che il loro Dio li protegga da se stessi, ammesso che abbia tempo da perdere.