la Repubblica, 12 aprile 2024
Troppe tasse ai ragazzi l’Università di Torino deve risarcire 39 milioni
TORINO – L’Università di Torino dovrà restituire ai suoi studenti 39 milioni di tasse non dovuto. A stabilirlo è una sentenza del Consiglio di Stato, che dà ragione all’Unione degli universitari. Secondo i giudici, che ribaltano la decisione presa in primo grado dal Tar, l’ateneo nel 2018 ha imposto una tassazione superiore ai limiti di legge. Ora l’università dovrà «rideterminare l’importo» del contributo dovuto in quell’anno da ciascun iscritto e «disporre i necessari conguagli».Il limite, fissato da un Dpr del 1997, è pari al 20% del Fondo di finanziamento ordinario. In altri termini: se un’università riceve cento dallo Stato, non può chiedere ai suoi studenti più di venti. Non è andata così a Torino nel 2018: quell’anno, nelle casse dell’ateneo entrarono 276 milioni di euro dal fondo statale, e 94 milioni di tasse degli studenti. Il peso di questa seconda voce superava il 34% della prima. «L’università avrebbe potuto chiedere agli iscritti non più di 55 milioni», fa i conti Pasquale Scordo, coordinatore dell’Udu Torino, che oggi festeggia «una vittoria importantissima».In una prima fase, il Tar aveva dato ragione all’ateneo, e preso atto dell’esistenza di una popolazione studentesca «del tutto frastagliata» che rendeva difficile fare una fotografia chiara delle presunte eccedenze. Ma il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione.I tecnici dell’università sono già al lavoro per valutare le implicazioni della sentenza e capire come procedere. Ma giustificano l’aumento dell’importo cpomplessivo delle tasse con la forte crescita del numero di iscritti (15mila in dieci anni), che però non è andata di pari passo con l’aumento dei finanziamenti ministeriali.«L’obiettivo principale del nostro ateneo – assicura il rettore, Stefano Geuna – è stato, e continua ad essere, assicurare il diritto allo studio a studentesse e studenti con una prospettiva sempre più aperta e inclusiva». Geuna spiega che le tasse negli ultimi anni sono scese «da una media di 1.180 euro pro capite nel 2017/2018 a 1.120 euro già nel 2018/2019, fino a 960 euro nel 2022/2023». E ricorda che il suo ateneo ha ampliato la no tax area per gli studenti meno abbienti fino a un Isee di 23 mila euro.Spiegazioni però che non bastano a capire da che parte cominciare per rimborsare gli studenti. C’è un precedente: già l’Università di Pavia in passato, dopo analoghe le segnalazioni dell’Udu, ha dovuto restituire i soldi. In quel caso «abbiamo ottenuto l’annullamento dei bilanci per quattro annualità. Con la Statale di Milano, invece, furaggiunto un accordo», spiega l’avvocato Francesco Giambelluca, che ha seguito la vicenda per l’Udu. Stavolta però la decisione del Consiglio di Stato potrebbe avere ripercussioni in tutta Italia. «L’università di Torino, purtroppo, non è un’eccezione», dice Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu. E punta il dito contro la pratica di molti atenei «di spremere di tasse gli studenti»: così, accusa, «hanno snaturato la loro funzione e posto un’illegittima barriera economica all’accesso al diritto allo studio garantito dalla Costituzione».Secondo le stime dell’Udu, basate sui bilanci preventivi del 2023, ben 18 atenei su 59 superano la sogliadel 20%. Nel 2015, quelli «fuorilegge» erano 33. La situazione sembra migliorata ma non lo è, secondo Simone Agutoli, dell’esecutivo nazionale dell’Udu: «Le tasse non sono diminuite, ma è aumentato l’importo del Fondo nazionale ed è stata estesa la no tax area fino a 22mila euro, con il risultato che si spalmano più tasse su meno studenti. Il tetto del 20% va rivisto».Secondo gli ultimi dati europei,nel 2022/2023 l’Italia, con una media di 1.592 euro a testa, è uno dei Paesi europei dove oggi si paga di più per accedere alla laurea triennale. Udu chiede di innalzare ancora la no tax area e intervenire nella legge di bilancio nazionale: «Siamo uno dei Paesi europei dove i finanziamenti all’università sono più bassi, ma la soluzione non può essere mettere le mani in tasca agli studenti».